Secondo la narrazione di Meta ormai, a 2024 inoltrato, saremmo dovuti essere tutti nel suo universo virtuale con un visore ben calcato sugli occhi: i medici avrebbero dovuto compiere operazioni da remoto, gli studenti universitari studiare in aule virtuali e tante altre applicazioni futuristiche e futuribili.
“Un giorno, in una casa in fiamme, i vigili del fuoco potranno guadagnare tempo per salvare più vite” si spingeva persino a ipotizzare il Gruppo guidato da Mark Zuckerberg nel pressante battage pubblicitario arrivato anche in Italia. Come questo sarebbe stato possibile, naturalmente, non veniva spiegato. E non c’è neppure stato il tempo, perché nel giro di pochi mesi le rosee previsioni fantascientifiche di Menlo Park sono state sostituite da quelle, assai più fosche, degli analisti.
IL METAVERSO? UN POZZO SENZA FONDO
Secondo alcune stime, peraltro ferme al 2023 e dunque con ogni probabilità da rivedere per eccesso, la passione di Mark Zuckerberg per il metaverso sarebbe già costato all’azienda oltre 36 miliardi.
Meta (Facebook) FY 2024 Q2:
Reality Labs (AR/VR) segment generated $353M in quarterly revenue, up from $276M.
Its operating loss widened to $4.5B.
Over the last six months, revenue reached $793M.
The business lost $8.3B over that time span, compared to $7.7B a year ago. pic.twitter.com/AcXVbq5QTl
— Dom (@DomsPlaying) July 31, 2024
Quel che è certo, perché proviene proprio dai conti di Meta, è che Reality Labs, ovvero la divisione dedicata alla realtà virtuale e alla realtà aumentata, sta insistendo sui conti del gruppo con ben 8,3 miliardi di dollari di perdite.
Che un reparto dedicato alla Ricerca & Sviluppo sia in rosso non deve essere necessariamente un segnale negativo, ma è pur vero che i visori per la realtà aumentata, porta di ingresso per il metaverso, sono ormai commercializzati da tempo, dunque quella cifra più che termometro per le spese sostenute in R&D sembra il metro per valutare il successo commerciale di quelle periferiche.
META RISTRUTTURA IL METAVERSO
La Big Tech americana continua a dirsi soddisfatta delle vendite della sua periferica da indossare sul naso, ma sono di tutt’altro avviso alcune delle software house che avevano deciso di scommetterci, come per esempio Ubisoft, non troppo soddisfatta delle vendite del suo Assassin’s Creed in prima persona.
La stessa divisione del resto sembrerebbe essere stata vittima dei pesanti licenziamenti avvenuti di recente in Menlo Park. A seguito della ristrutturazione in atto in Reality Labs secondo la stampa specializzata statunitense si creeranno due unità: la prima si occuperà esclusivamente di soluzioni collegate al metaverso e includerà i team che si sono occupati finora di Horizon Worlds e dei visori Oculus Quest.
La seconda invece dovrà sviluppare progetti in realtà aumentata – AR – e presumibilmente si dedicherà alle tecnologie indossabili tra cui spiccano soprattutto gli occhiali altamente tecnologici Ray-ban realizzati insieme a EssilorLuxottica.
In vista della riorganizzazione, come scrive The Verge, Meta avrebbe però messo in atto alcuni licenziamenti di cui non si conosce l’esatta entità. La ristrutturazione affida ruoli di leadership ad Alex Himel – che dirige il settore dei dispostivi indossabili – e a Vishal Shah, che ora supervisiona sia Horizon che la linea Quest.
I CONTI DI META VOLANO
Quel che è certo, è che i bilanci di Meta permettono a Zuckerberg di scommettere ancora su questo puledro che non vuole proprio sapere di mettersi a correre. Menlo Park, anche a seguito delle maxi tornate di licenziamenti che hanno inciso profondamente sull’organico della Big Tech statunitense ha chiuso il secondo trimestre del 2024 con ricavi in rialzo del 22% a 39,07 miliardi di dollari e un utile netto balzato del 73% a 13,46 miliardi.
Il bilancio del periodo aprile-giugno è stato ancora una volta trainato dalla pubblicità digitale, che rappresenta il 98% delle entrate, segno che quel bizzarro aut-aut imposto agli utenti europei chiamati a scegliere tra la versione “gratuita” dei propri social e la sottoscrizione di un abbonamento per non cedere i propri dati agli inserzionisti (aut – aut che non sta affatto bene alla Commissione europea per i termini in cui è stato presentato all’utenza, come Start Magazine aveva riportato qui) è solo di facciata e il business del Gruppo continua a basarsi sull’Adv anziché sugli abbonamenti.
META AI SOFFIA RISORSE AL METAVERSO?
Proprio per questo, la sola insidia al Metaverso attualmente più che il mugugno degli azionisti potrebbe essere rappresentata da Meta Ai, la neonata divisione sull’Intelligenza artificiale che dovrà mettere a punto algoritmi sempre più sofisticati per la profilazione dell’utenza.
Menlo Park confidava, al pari di X, di poter usare i dati “a km zero” raccolti dai propri utenti per istruire la sua Intelligenza artificiale, ma lo stop arrivato dalle autorità di diversi Paesi rischia di rendere l’operazione molto più costosa. E lo sviluppo delle Intelligenze artificiali, si sa, è già tremendamente costoso ma anche necessario per avere pubblicità sartoriali cucite sui gusti del singolo utente. Per questo il vero avversario di Reality Labs potrebbe essere Meta Ai, pronta a chiedere più soldi.