Valerio Battista, amministratore delegato di Prysmian, azienda italiana che produce cavi per le telecomunicazioni, ha attaccato la fibra ottica di fattura cinese perché “di qualità insufficiente”.
RISCHI PER LA SICUREZZA?
In un articolo sul Corriere della Sera che ne riporta le dichiarazioni, Battista afferma che la fibra cinese è “troppo sensibile alla piegatura” e il segnale trasportato potrebbe pertanto “tracimare” o essere “captato da un recettore”.
QUESTIONI DI CONCORRENZA
Oltre alla fattura, Battista contesta il prezzo della stesura da parte degli operatori cinesi: meno di quattro dollari a chilometro, all’ingrosso. È un prezzo inferiore al costo di produzione dei cavi di Prysmian.
Battista dice che “non è un mistero” che le aziende cinesi che producono cavi in fibra ottica “siano sussidiate dal governo di Pechino”.
I DAZI DELL’UNIONE EUROPEA
La questione delle pratiche commerciali cinesi è stata dibattuta anche nelle istituzioni dell’Unione europea, che recentemente ha imposto dazi fino al 44 per cento sulla fibra ottica proveniente dalla Cina per pratiche commerciali scorrette (dumping). La mossa è giunta dopo un reclamo di EuropaCable, l’associazione che rappresenta i produttori europei di cavi per le telecomunicazioni e di cui Prysmian fa parte (Battista è vicepresidente dell’associazione).
La Cina vale circa il 15 per cento del mercato europeo della fibra ottica.
LA QUESTIONE DEI BANDI
Come ricorda il Corriere, l’Italia ha destinato 3,6 miliardi di euro al 2026 per lo sviluppo della banda ultra-larga. Dei bandi di gara si occuperà Infratel (Infrastrutture e Telecomunicazioni per l’Italia), la società del ministero dello Sviluppo economico, parte del gruppo Invitalia, descritta come il “soggetto attuatore” dei piani del governo sulla banda larga e ultra-larga.
Il piano “Italia a 1 Giga” sulla banda ultra-larga prevedrà la stesura di milioni di chilometri di fibra.
Battista sostiene che il nostro paese corra il rischio “di appaltare per intero l’infrastruttura ai cinesi” e di compromettere lo stabilimento di Prysmian a Battipaglia, che conta cinquecento addetti e in perdita di 10 milioni di euro all’anno. Il Corriere ricorda anche come il sito destini al mercato italiano solo 500mila chilometri di fibra sugli 8 milioni venduti.
FARE COME I FRANCESI
L’amministratore delegato di Prysmian invita le autorità italiane a “copiare il modello francese”. In Francia, infatti, l’ente che si occupa di telecomunicazioni ha stabilito dei requisiti precisi sulla fibra ottica da utilizzare nella rete nazionale: nello specifico, ha scelto la qualità A2, che non si piega ed è quindi più sicura dai tentativi di incursione.
La A2 è il tipo di fibra prodotta anche da Prysmian.
Già una decina di giorni fa Battista aveva dichiarato – quella volta al Sole 24 Ore – che l’Italia e l’Europa devono capire “che non si può lasciare il pallino della tecnologia nelle mani dei soggetti stranieri”.
IL MESSAGGIO AL GOVERNO DRAGHI
Al Sole 24 Ore Battista spiegò che Prysmian aveva programmato degli investimenti in Francia, ma non aveva invece fatto lo stesso in Italia, per via del diverso quadro regolatorio. Al Corriere della Sera ha ribadito il messaggio, dicendo che “non ci sentiamo di investire sul Paese senza avere la sicurezza che si tratta di risorse che non producono ulteriori perdite”.
Il suo invito a replicare l’approccio francese sulla fibra di qualità A2 è in particolare al ministero dello Sviluppo economico di Giancarlo Giorgetti (sensibile al tema della presenza cinese in settori strategici) e a quello per l’Innovazione tecnologica di Vittorio Colao.
Battista precisa che il suo ragionamento non è volto a dare preferenza ai prodotti italiani, ma all'”assicurare condizioni per poter competere ad un’intera filiera industriale”.