Niente “Balene Blu”, ovvero i droni subacquei da 250 milioni derivanti dall’israeliano Blue Whale, per la Marina militare.
Lo scorso 12 marzo il governo aveva trasmesso – ai sensi dell’articolo 536, comma 3, lettera b), del decreto legislativo 15 marzo 2010, n.66 (Codice dell’ordinamento militare) – la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto ministeriale di approvazione del programma pluriennale di A/R n. SMD 17/2023, denominato «Capacità ISR e ASW lanciabile da piattaforma navale a mezzo sistema subacqueo autonomo» (A.G. 139), corredato delle schede tecnica e illustrativa.
Il programma riguardava l’acquisizione di tre veicoli subacquei senza equipaggio, precisamente UUV (Unmanned Underwater Vehicles) con capacità antisoimmergibile (ASW) e di Intelligence-Sorveglianza-Ricognizione (ISR) di grandi dimensioni (Large Displacement Autonomous Underwater Vehicles-LDAUV).
Ma ora l’esecutivo ha deciso di ritirare il decreto, come rivelato per primo ieri da Rid-Rivista italiana Difesa diretta da Pietro Batacchi. “Il programma prevedeva l’acquisizione di 3 droni e un’estesa collaborazione tra industria israeliana e italiana”, sottolinea Rid.
Inoltre, la scheda tecnica a corredo del decreto giunto in commissione precisava “che in ambito nazionale non esistono soluzioni concrete in grado di rispondere all’esigenza operativa rappresentata dalla Marina Militare”. Allora perché il governo italiano ha deciso di ritirare il programma?
C’entra forse per caso la situazione geopolitica con la guerra in corso di Israele nella Striscia di Gaza? Sì, secondo un esperto italiano.
Tutti i dettagli.
COSA PREVEDEVA IL PROGRAMMA
Il programma pluriennale (A.G. 139) ritirato dal governo italiano riguardava l’acquisizione della capacità ISR e ASW lanciabile da piattaforma navale a mezzo sistema subacqueo autonomo.
Come spiega la relazione illustrativa, il programma era (l’imperfetto ormai è d’obbligo) “finalizzato a potenziare le capacità antisommergibile e quelle di presenza, sorveglianza e data collection delle aree di diretto interesse strategico nazionale, oltre che il controllo delle piattaforme off-shore e delle infrastrutture subacquee che convogliano flussi energetici e dati, ricorrendo anche alla robotica ed ai sistemi autonomi (unmanned) che, nel dominio marittimo e nella dimensione subacquea in particolare (Unmanned Underwater Vehicles – UUV), oltre a caratterizzarsi per uno spiccato connotato duale, trovano sempre maggiore applicazione in ambito militare”.
3 VEICOLI PER LA MARINA MILITARE
Nello specifico, la Marina Militare aveva proposto “l’acquisizione di nr. 3 Large Displacement Autonomous Underwater Vehicles (LDAUV), impiegabili da piattaforma navale e sottomarini, con spinte caratteristiche in termini di modularità, autonomia e flessibilità di impiego”.
Oltre all’acquisizione di 3 veicoli, il programma prevedeva “supporto logistico, stazione d comando controllo remoto e sistemazioni di rilascio e recupero da navi e sottomarini”.
LA DURATA DEL PIANO
Per quanto attiene alla durata, il programma era concepito secondo un piano di sviluppo pluriennale con previsto avvio nel 2023 (con data di presumibile inizio nel 2024) e durata complessiva di tredici anni (2023-2035).
IL COSTO
Il programma prevedeva “un onere complessivo stimato in circa 254,3 milioni di euro (a condizioni economiche 2023), di cui risulta finanziata una prima fase per un ammontare di 6 milioni di euro a valere sugli stanziamenti derivanti dai capitolo del settore investimento del Ministero della Difesa nell’ambito delle risorse disponibili a legislazione vigente. Tale prima fase, implementata in autonomia e indipendenza dalle altre in ottica di conferirle certa autoconsistenza, è finalizzata allo svolgimento delle attività di sviluppo degli innovativi sistemi di integrazione dei veicoli autonomi con i sottomarini nazionali”.
In merito agli aspetti finanziari, la scheda illustrativa precisava che l’israeliana Elta, ha fornito una stima ROM (Rough Order of Magnitude, importo soggetto a negoziazione tra le parti) pari a circa 250 milioni di euro (di cui 111 milioni di euro a beneficio di aziende italiane) per l’acquisizione di 3 veicoli, supporto logistico, stazione di comando controllo e sistemazioni di rilascio e recupero.
LA COOPERAZIONE TRA ITALIA E ISRAELE SUL PROGRAMMA BLUE WHALE
Inoltre, la scheda illustrativa precisava “che lo Stato Maggiore della Marina ha seguito e supportato il processo di cooperazione internazionale tra Italia ed Israele per il cd. Italian -Israelian Blue Whale (IIBW), un LDAUV in corso di sviluppo sulla base della piattaforma israeliana Blue Whale (BW) della ditta israeliana ELTA Systems con l’integrazione di payload e sistemi di produzione nazionale. Il citato processo di cooperazione internazionale è regolato da un Framework Arrangement e da un Memorandum of Understanding (MoU), firmato a livello dei rispettivi Segretariati della Difesa nel dicembre 2021, inerente la cooperazione nel campo dei LDAUV”.
LE RICADUTE INDUSTRIALI
Per quanto attiene la politica industriale, secondo la relazione, il progetto avrebbe consentito “all’industria nazionale di acquisire competenze tecnologiche sovrane nello specifico settore e, in chiave prospettica, permetterà al Paese di agire come “ponte” tra questa tecnologia dal contenuto altamente innovativo e i Paesi della Nato, eventualmente interessati all’iniziativa”.
LA COLLABORAZIONE TRA L’ISRAELIANA ELTA E LE ITALIANE ELETTRONICA, CABI CATTANEO, FAAM, BATS ITALIA E ICS
A livello industriale, il processo di cooperazione internazionale tra Italia ed Israele era sancito in un Memorandum of Collaboration (MoC), “che definisce il perimetro della cooperazione industriale ed il workshare tra le aziende coinvolte, sottoscritto a febbraio 2022 dall’azienda israeliana Elta e dalle aziende nazionali Elettronica, Cabi Cattaneo, Faam, Bats Italia e Ics Technologies”.
Gli accordi erano finalizzati a condurre attività di ricerca e sviluppo congiunta, con l’obiettivo di sviluppare il veicolo IIBW con un contributo industriale paritario tra aziende israeliane e nazionali.
LA NECESSITÀ DELLA NOSTRA FORZA ARMATA
Infine, la scheda tecnica precisava “che in ambito nazionale non esistono soluzioni concrete in grado di rispondere all’esigenza operativa rappresentata dalla Marina Militare. Analogamente, in ambito europeo non
esistono prodotti maturi in grado esprimere le capacità operative che caratterizzeranno il veicolo IIBW. Attraverso la presente cooperazione internazionale, quindi, si apriranno rilevanti opportunità di export per le aziende nazionali coinvolte in un’impresa, attualmente, unica nel suo genere per la portata delle capacità operative conseguibili”.
FOCUS SUBACQUEO
Sempre la scheda aggiungeva: “Anche in ambito esclusivamente nazionale, è prevedibile che l’acquisizione della capacità in esame funga da catalizzatore delle competenze nel campo della subacquea unmanned, soprattutto alla luce del processo in atto per la costituzione del Polo Nazionale della Subacquea.” Proprio “l’attenzione sull’underwater è mantenuta con determinazione” dalla Marina militare, evidenziava il rapporto annuale della forza armata pubblicato la scorsa settimana.
E allora perché a nemmeno un mese dalla trasmissione del decreto alle commissioni parlamentari il governo ha deciso di interrompere questo programma considerato strategico dalla Marina?
IL COMMENTO DI GERMANO DOTTORI
Secondo Germano Dottori, analista geopolitico e consigliere scientifico di Limes, il governo ha ritirato il programma per i Blue Whales italo-israeliano “probabilmente a causa del conflitto in corso” tra Israele e Hamas.
Probabilmente a causa del conflitto in corso, il Governo ritira il programma per i Blue Whales Italo-Israeliani https://t.co/EJ3bPt0zal
— Germano Dottori (@GermanoDottori) April 8, 2024