Nelle prossime settimane in Albania non sarà più disponibile TikTok. A deciderne lo stop per un anno è stato il 21 dicembre scorso il primo ministro Edi Rama dopo che a novembre un ragazzo di 14 anni è stato pugnalato a morte da un compagno di scuola. Secondo i media locali, il fatto è accaduto in seguito a uno scontro online.
Alcuni gruppi per i diritti e imprenditori affermano però che la decisione minaccia il commercio e la libertà di parola in vista delle elezioni di maggio.
CONTRARI A TIKTOK
La decisione dell’Albania non è un caso isolato. Divieti totali o parziali all’app di video brevi della cinese Bytedance esistono già in almeno 20 Paesi a causa di preoccupazioni per video impropri o per problemi di sicurezza visti i suoi legami con Pechino.
Negli Stati Uniti non si sa che fine farà, l’Australia ha vietato tutti i social media ai minori di 16 anni e recentemente in Romania ha annullato le elezioni presidenziali per presunte interferenze. Paesi vicini all’Albania, come il Kosovo, la Macedonia del Nord e la Serbia, hanno recentemente denunciato un impatto negativo che imputano alla piattaforma, soprattutto sui giovani.
Diversi Paesi europei, tra cui Francia, Germania e Belgio, hanno imposto restrizioni al suo uso da parte dei minori. E la prossima presidenza polacca del Consiglio dell’Ue ha posto tra le sue priorità la salute mentale di bambini e adolescenti nel contesto dei social media.
IL PUGNO DI FERRO DI RAMA
Il primo ministro albanese ha dichiarato che la decisione è stata presa dopo aver discusso con genitori e insegnanti per proteggere i giovani. “All’interno di TikTok in Cina non si vedono teppismo, perversione, violenza, bullismo, criminalità – ha detto -. Mentre in TikTok fuori dalla Cina solo feccia e mascalzoni. Perché abbiamo bisogno di questo?”.
UNO STRUMENTO DI PROTESTA
Tuttavia, i suoi oppositori temono che sia parte del giro di vite per rispondere alle critiche dopo un anno di disordini popolari. Come ricorda Reuters, nel 2024 si sono verificate regolarmente violente proteste contro l’incarcerazione degli oppositori politici. I dimostranti hanno lanciato bombe molotov contro gli edifici governativi e la polizia ha risposto con gas lacrimogeni e cannoni ad acqua.
I leader dei due maggiori partiti di opposizione, Sali Berisha del Partito Democratico e Ilir Meta del Partito della Libertà, sono accusati di reati di corruzione, che loro però dichiarano non essere politicamente motivate. “La decisione dittatoriale di chiudere la piattaforma di social media TikTok è un grave atto contro la libertà di parola e la democrazia – ha detto Ina Zhupa, legislatrice del Partito Democratico -. È un puro atto elettorale e un abuso di potere per reprimere le libertà”.
Anche Arlind Qori, leader del partito politico Bashke (Insieme) nato nel 2022, ha affermato che il divieto di TikTok “limita un potente strumento di comunicazione dell’opposizione” e che il governo vuole chiudere loro la bocca.
LA DIFESA DI TIKTOK
TikTok si difende dichiarando di aver chiesto al governo albanese di chiarire “urgentemente” perché, a suo dire, non è stata trovata “alcuna prova che l’autore o la vittima avessero un account TikTok, e diverse segnalazioni hanno infatti confermato che i video che hanno portato a questo incidente sono stati pubblicati su un’altra piattaforma”.