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Ecco come Musk trasformerà X in un’app finanziaria anti WeChat

Una delle prime startup di Musk fu X, una banca digitale che regalò all'imprenditore parte dell'attuale fortuna. E adesso ci sarà un ritorno alle origini? Fatti e scenari

 

Non è dato sapere quale forma assumerà X, la super app che ha in mente Elon Musk anche per scrollare da dosso al suo Twitter l’ingombrante figura di Threads di Meta, ma quel che è certo è che sulla piattaforma gireranno tantissimi soldi.

IL MODELLO? WECHAT

L’imprenditore sudafricano ha come obiettivo quello di replicare la formula di WeChat, app totalizzante alla base delle fortune di Tencent che in Cina è nata come emulo di WhatsApp ma si è presto arricchita di funzionalità, arrivando a comprendere soprattutto quella dei pagamenti.

Oggi è un digital wallet vero e proprio: la si collega a una carta di credito per poi scansionare i QR code di negozianti e professionisti per effettuare la transizione, senza nemmeno la necessità di avere con sé la carta fisica. Il governo ha di fatto imposto a ogni settore economico di aderire a WeChat, quindi è usata persino tra i privati, per esempio per pagare gli affitti.

I detrattori occidentali sostengono che l’interesse di Pechino per questa super app sia un altro: controllare la popolazione. Non dimentichiamo che nel Paese sono inaccessibili i social e le informazioni circolano appunto su quest’unica, immensa, piazza digitale, sia sotto forma di chat, sia di notizie vere e proprie, sia come pagine aziendali per restare in contatto con i gestori di servizi.

Per le autorità sarebbe insomma più facile controllare un unico posto anziché setacciare mille rivoli virtuali. Anche perché con ogni probabilità hanno in mano il codice sorgente e grazie ad appositi algoritmi la censura è immediata.

I RISCHI DELLE SUPER APP

Naturalmente, le super app si trascinano dietro anche in democrazie compiute come quelle occidentali i rischi dovuti dalla concentrazione di tanti servizi nelle mani di un unico operatore, quindi X di Musk dovrà prima ottenere i nulla osta dalle autorità antitrust di mezzo mondo. E quelle a tutela della Privacy già scalpitano.

Considerato poi che le direttive comunitarie in materia di tutela degli utenti sono assai più severe di quelle Usa (tanto da aver costretto Meta a rinviare il lancio di Threads), si comprendono anche i recenti giri dell’imprenditore nelle varie cancellerie del Vecchio continente.

X DI MUSK E LE CRIPTOVALUTE

Quel che è certo è che X o X.com di Elon Musk porta può contare sui servizi di trading di azioni e criptovalute a seguito della recente alleanza con eToro, rete globale di social investing, per lanciare $Cashtag, una funzionalità del social network attraverso la quale gli utenti di Twitter possono vedere in tempo reale i prezzi di azioni, criptovalute e altri asset finanziari. L’accordo include i $Cashtag relativi alla gamma di asset già disponibili sulla piattaforma eToro, dalle azioni e gli Etf, alle criptovalute e alle materie prime.

SOLDI ONLINE E X: RITORNO ALLE ORIGINI PER MUSK

Non dimentichiamo del resto che X.com è stata una delle prime attività di Elon Musk, nonché una delle prime banche online. Finì in Confinity, che la usò per dare ossatura a una startup all’epoca ancora poco conosciuta, PayPal, acquisita nel 2002 per un miliardo e mezzo di dollari, con un guadagno per Musk di 180 milioni di dollari. Le X insomma portano bene a Musk. Tant’è che ha riacquistato il dominio x.com da PayPal nel 2017, affermando che aveva un «valore sentimentale».

La realtà è che la pandemia ha dimostrato che chi gestisce il flusso dei soldi digitali, divise nazionali o crypto, ne fa tantissimi altri. Se poi si riuniscono milioni di persone in un unico luogo su cui sono presenti una pluralità di servizi, dalla prenotazione di cibi a domicilio allo sharing dei mezzi, fino ad arrivare a quelli finanziari e trading, si spiega perché l’istrionico patron di Twitter voglia a tutti i costi tornare alle origini.

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