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Microsoft, l’Italia può diventare un polo regionale dei data center?

L'investimento di Microsoft in Italia tra dubbi e occasioni geopolitiche. I fatti e l'analisi di Alessandro Aresu.

Domenica Il Sole 24 Ore ha pubblicato un’intervista di Barbara Carfagna al presidente di Microsoft, Brad Smith, nella quale si è discusso del ruolo delle nuove tecnologie in guerra ma soprattutto dell’investimento della società statunitense in Italia: 4,3 miliardi di dollari per espandere i centri dati e le infrastrutture dedicate all’intelligenza artificiale e al cloud computing.

I DUBBI SULL’INVESTIMENTO DI MICROSOFT…

L’investimento, che comprende anche un programma di formazione sulle competenze digitali, dovrebbe rendere la cosiddetta cloud region ItalyNorth una delle principali in Europa. Nei giorni successivi all’annuncio sono però emersi diversi dubbi sul coinvolgimento della filiera industriale italiana al progetto di Microsoft, sulla domanda di servizi di intelligenza artificiale da parte delle nostre imprese e sugli alti costi dell’energia: i centri dati richiedono una fornitura costante e abbondante di elettricità, di cui però l’Italia è una delle maggiori importatrici al mondo.

… E LE RISPOSTE DI BRAD SMITH: FILIERA, ENERGIA E NON SOLO

A questi dubbi Smith ha risposto, senza però entrare nel dettaglio. Ha detto ad esempio che il progetto di Microsoft “impegnerà l’intera catena di approvvigionamenti in Italia, la siderurgia, i chip, i server”. Che l’intelligenza artificiale è “fondamentale per aumentare la produttività, garantire la crescita economica e la competitività”. E quando gli è stato chiesto perché la società abbia scelto di investire proprio nel nostro paese, ha spiegato che “l’Italia è importante anche per la sua vicinanza e per le relazioni con l’Africa settentrionale e orientale. In più c’è molto talento”.

Relativamente al problema energetico, Smith ha detto che Microsoft vuole installare e connettere nuova capacità alla rete, oltre che investire nelle fonti a zero emissioni come eolico, solare e idroelettrico; il tutto “senza che ci siano aumenti dei prezzi per gli italiani”.

– Leggi anche: Microsoft, Amazon e le altre Big Tech inizieranno a vendere energia?

Il presidente di Microsoft pensa inoltre che si debba “guardare con occhi diversi all’energia nucleare”, che garantisce elettricità pulita con un output stabile, prendendo in considerazione sia le tecnologie esistenti che le nuove (reattori modulari, quarta generazione e fusione). Il Pniec redatto dal governo di Giorgia Meloni prevede degli scenari con una quota di generazione energetica da fonte nucleare.

L’ITALIA PUÒ ESSERE UN POLO TECNOLOGICO PER IL MEDITERRANEO?

Il piano della Big Tech, dunque, è investire in Italia per garantirsi una proiezione sul Mediterraneo e sul Nordafrica.

Le parole di Smith aprono la porta a scenari ipotetici. Ci si potrebbe chiedere, per esempio, se l’Italia possa ambire a diventare un polo regionale del data storage e degli altri servizi basati su Internet, replicando grossomodo quanto fatto dalla Francia per essere oggi il principale punto di ingresso dei cavi sottomarini per l’Europa continentale. Ma, al di là della posizione geografica, il nostro paese possiede i presupposti per un raggiungere un obiettivo tanto grandioso?

Tecnologia, geografia e geopolitica si intrecciano nell’investimento di Microsoft. “Penso che le affermazioni di Smith vadano considerate soprattutto in riferimento a uno dei più importanti investimenti politici sull’intelligenza artificiale degli ultimi mesi: il controverso ingresso di Microsoft in G42, la società emiratina sull’intelligenza artificiale nel crinale dello scontro tecnologico tra Washington e Pechino”, ha detto a Startmag Alessandro Aresu, analista geopolitico, collaboratore di Limes e autore di Geopolitica dell’intelligenza artificiale, in uscita per Feltrinelli il 22 ottobre.

L’investimento di Microsoft – prosegue Aresu – “ha anche lo scopo di presidiare l’operato della monarchia del Golfo in alcuni mercati importanti del Medio Oriente e dell’Africa, che vedranno una crescita considerevole dei data center, seppur lontana dalle geografie più importanti degli Stati Uniti e del Sud-est asiatico. Questo avviene anche in ottica anti-cinese, nel momento in cui Microsoft si muove in modo coordinato con la politica di Washington. Perciò nella filiera complessiva dei data center, in cui la capacità di infrastrutture energetiche ha un ruolo fondamentale, potranno esserci alcune collaborazioni con l’Italia, anche sotto il cappello del Piano Mattei. Poi bisognerà valutarne la concretezza, l’impatto e la possibilità delle varie controparti italiane di estrarre valore, perché magari si mangia tutto – o quasi – il gigante Microsoft”.

“Più in generale, come ricordo anche nel mio libro Geopolitica dell’intelligenza artificiale“, conclude l’esperto, “i data center sono già una asset class molto significativa per alcuni dei fondi più importanti al mondo, a partire da Blackstone che investe su questo segmento da tempo. Quindi nella prospettiva italiana ciò che conta è capire come organizzare la filiera per prendere una fetta degli investimenti che sono già in corso”.

– Leggi anche: Intelligenza artificiale, cosa faranno BlackRock, Microsoft e Nvidia con il nuovo fondo di investimento

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