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Ready at Dawn

Meta non giochicchia più con Ready at Dawn?

Fondato 21 anni fa, lo studio guidato Andrea Pessino è finito vittima della drastica riduzione dei costi che prevede di ridurre il budget della divisione principale dedicata a visori e metaverso, Reality Labs, del 20% entro il 2026, anno in cui sono previsti i lanci dei nuovi visori VR Meta Quest 4 e Quest 4s. Game over per Ready at Dawn

Che le vendite dell’Oculus Quest, il bizzarro accrocchio plasticoso da calarsi sul naso per accedere al metaverso, non soddisfino Meta è ormai chiaro a tutti, sebbene da Menlo Park ostentino soddisfazione. I conti della Big Tech statunitense sono stellari: la compagnia guidata da Mark Zuckerberg ha chiuso il secondo trimestre del 2024 con ricavi in rialzo del 22% a 39,07 miliardi di dollari e un utile netto balzato del 73% a 13,46 miliardi, ma in quei numeri si legge soprattutto l’irrilevanza della divisione hardware e di quella dedicata al metaverso, dal momento che il bilancio del periodo aprile-giugno è stato ancora una volta trainato dalla pubblicità digitale, che rappresenta il 98% delle entrate, proprio come avveniva agli albori del social per antonomasia. L’Oculus Quest insomma non va come programmato, ma in pochi si aspettavano la chiusura dello studio di sviluppo Ready at Dawn.

READY AT DAWN AL TRAMONTO

Ready at Dawn, che prima dell’acquisizione da parte di Menlo Park si era occupata di alcune esclusive per i giapponesi di Sony PlayStation del calibro di The Order: 1886, God of War: Chains of Olympus e Ghost of Sparta e Daxter, era entrata a far parte di Oculus Studio in piena pandemia, nel giugno 2020, accompagnata dal lancio di Echo VR su Oculus Quest. Precedentemente erano stati acquisiti altri due team: Beat Games e Asgard’s Wrath.

UN’AVVENTURA DURATA APPENA QUATTRO ANNI

L’anno successivo, mentre Meta continuava a far spese nel campo della Realtà Virtuale acquistando Supernatural, lo studio aveva pubblicato Lone Echo 2, le cui buone valutazioni da parte della stampa specializzata non la avevano però risparmiata dall'”anno dell’efficienza” voluto da Mark Zuckerberg (ovvero oltre 15mila posti di lavoro eliminati in dodici mesi): ad aprile del 2023 Menlo Park aveva già messo alla porta circa un terzo degli sviluppatori dello studio e ora è arrivato il “colpo di grazia”. Nello stesso anno, Meta aveva chiuso il gioco gratuito “Echo VR” per il fatto che non ci stesse giocando nessuno.

LA DIETA FERREA DI REALITY LABS

Fondato 21 anni fa da veterani dell’industria videoludica provenienti da etichette di peso come Naughty Dog (per un amaro scherzo del destino, anch’essa finita vittima della spending review del proprio editore, Sony) e Blizzard Entertainment (che deve a sua volta vedersela coi tagli voluti da Microsoft), lo studio guidato Andrea Pessino è così finito vittima della drastica riduzione dei costi che prevede di ridurre il budget della divisione principale dedicata a visori e metaverso, Reality Labs, del 20% entro il 2026, anno in cui sono previsti i lanci dei nuovi visori VR Meta Quest 4 e Quest 4s. Del resto, come Start Magazine aveva riportato, il team sta insistendo sui conti del gruppo con ben 8,3 miliardi di dollari di perdite.

META RISTRUTTURA IL METAVERSO

A seguito della ristrutturazione in atto in Reality Labs secondo la stampa specializzata statunitense si creeranno due unità: la prima si occuperà esclusivamente di soluzioni collegate al metaverso e includerà i team che si sono occupati finora di Horizon Worlds e dei visori Oculus Quest.

La seconda invece dovrà sviluppare progetti in realtà aumentata – AR – e presumibilmente si dedicherà alle tecnologie indossabili tra cui spiccano soprattutto gli occhiali altamente tecnologici Ray-ban realizzati insieme a EssilorLuxottica.

In vista della riorganizzazione, come scrive The Verge, Meta avrebbe però messo in atto alcuni licenziamenti di cui non si conosce l’esatta entità. La ristrutturazione affida ruoli di leadership ad Alex Himel – che dirige il settore dei dispostivi indossabili – e a Vishal Shah, che ora supervisiona sia Horizon che la linea Quest. Quello che appare sempre più evidente è che la riorganizzazione aziendale comporterà nuovi dimagrimenti dell’organico e forse altre chiusure.

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