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La nuova frontiera del contenuto pubblicitario: spacciarsi per cronaca nera (e i giornali abboccano)

La newsletter del Post rivela che un tentativo di stupro sarebbe in realtà frutto del comunicato stampa di una startup. Sono tanti i giornali che hanno pubblicato la notizia senza controlli. La lettera di Francis Walsingham

Caro direttore,

so che sei stanco di sentire la tua categoria continuamente bistrattata dal sottoscritto, ma ancora una volta ho sentito bisogno di prendere carta e penna per avere delucidazioni da te, che di certo non sei nuovo in questo mondo, sul modo in cui tanti tuoi colleghi lavorano oggigiorno. Dato che mi hai dato spesso asilo su Start ho anche pensato di chiedere altra ospitalità per aiutare un minimo tutte quelle redazioni che, evidentemente oberate di lavoro e sotto organico, non riescono a fare il lavoro con tutti i crismi.

Leggendo la newsletter Charlie del Post, scopro che “diverse testate giornalistiche italiane hanno pubblicato tra martedì e mercoledì la notizia di una ragazza di 17 anni che sarebbe stata aggredita su un treno tra Milano e Brescia e che sarebbe riuscita a fuggire grazie a un braccialetto dotato di un segnale d’allarme acustico (AdnkronosGiorno, e Corriere della Sera, tra le altre)”.

La notizia è drammatica, perché non si contano gli episodi analoghi, quindi lungi da me volerla prendere sotto gamba o mancare di rispetto alla vittima. Tuttavia, se hai già capito dove voglio andare a parare, te la ghignerai con me. “Gli articoli – scrivono sempre sulla newsletter – erano formulati con toni molto poco giornalistici, che concentravano le attenzioni sul braccialetto, sull’azienda che lo produce, e sulla promozione della sua efficacia; e incorniciavano la notizia tra dettagli narrativi di cui non era riportata la fonte (la stessa protagonista era descritta solo col suo nome di battesimo, e nessuna autorità pubblica era indicata).”

Recupero lo stralcio pubblicato su Adnkronos: “Il provvidenziale ingresso di un’altra persona distrae per un attimo la gang, permettendo a Valentina di agire. La ragazza ha infatti a disposizione un importante alleato, piccolo ma efficace: si tratta di WinLet, un dispositivo elettronico che si aziona con facilità, premendo tre volte un pulsante centrale, e che accorre subito in aiuto di chi lo possiede attivando tempestivamente una sirena che emette un suono superiore ai 110 decibel, il cui obiettivo è mettere in fuga gli aggressori.”

Direttore, so che ti occupi di finanza e non di cronaca, ma hai mai visto raccontare un caso in questo modo? Io, da lettore, mai. Pare una televendita di Mastrota: “importante alleato”, “piccolo ma efficace”, “si aziona con facilità”, “che accorre subito in aiuto di chi lo possiede attivando tempestivamente una sirena”…

Non contenta l’Adnkronos riporta interi stralci della nota della startup, rivelando che si tratta non di un’agenzia ma di un comunicato stampa: “Il dispositivo si rivela un alleato ideale anche nell’ambito della violenza domestica – riferisce la nota – infatti permette di attivare anche un allarme silenzioso. WinLet, che si è aggiudicato il premio Amazon Launchpad Innovation Awards come miglior prodotto in Italia, incontra anche le esigenze di comodità, infatti può essere indossato in qualunque occasione, come un ciondolo o un bracciale (assomiglia a un elegante smart-watch), oppure applicandolo alla borsa o al portachiavi. Nel caso di Valentina, la conferma che la tecnologia può salvare le persone, donne e uomini senza distinzione. Non a caso – conclude la nota – il dispositivo è apprezzato anche dal 15% degli acquirenti uomini”.

Questo infine il Corriere della Sera, anche qui con abbondanza di grassetti: “Il provvidenziale ingresso nel vagone di un’altra persona  ha distratto per un attimo la gang e la 17enne è riuscita ad attivare il braccialetto anti stupro. Un dispositivo elettronico che si aziona con facilità, premendo tre volte unpulsante centrale che attiva una sirena che emette un suono superiore ai 110 decibel, il cui obiettivo è mettere in fuga gli aggressori. Una volta azionato, il dispositivo ha inviato una serie di messaggi d’aiuto a dei contatti precedentemente selezionati e, infine, avvisa una centrale operativa attiva 24 ore su 24. A questo punto il gruppo di malintenzionati, preso alla sprovvista, ha perso di vista Valentina che è riuscita a fuggire dal vagone ed è scesa alla prima fermata disponibile.”.

La AdnKronos tiene a informare che il dispositivo super eroe è “Nato da un’idea di Pier Carlo Montali, Ceo e creatore della startup milanese Security Watch: WinLet, riferisce una nota, si conferma una risposta alla crescente preoccupazione sulla sicurezza individuale, soprattutto nelle grandi città come Milano.”

E qui arriva il mio modesto aiuto ai giornalisti, perché per me non hanno parlato con la dovuta enfasi della startup (o start up? Mah…) e nemmeno di Pier Carlo Montali, che per esempio ho scoperto essere stato appena audito dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio.

 

Ho recuperato i verbali, ecco cosa ha detto: “Partiamo da cos’è WinLet. Da vari anni sono nel mondo delle start up digitali e tecnologiche, nel 2019 ho aperto la società Security Watch Srl insieme ad altri fondatori, tra cui il gruppo CIVIS SpA, Nicola Iberati e Antonino Foti. Il motivo per cui l’ho aperta è perché una sera, mentre andavo a correre a Milano, mi è capitato di ritrovarmi per caso in una zona buia in un momento in cui non c’era nessuno. In quell’attimo ho pensato di non sentire una particolare paura, ma subito mi sono chiesto: una donna potrebbe fare esattamente quello che stavo facendo io senza avere nessun timore? La risposta è stata lapalissiana e da quel momento ho iniziato a eseguire delle ricerche di mercato nel settore, smart personal security devices, cioè strumenti tecnologici per la sicurezza della persona. Ho visto che in Italia il mercato era assolutamente arretrato, ma anche in Europa e negli Stati Uniti non c’era un unico prodotto che raccogliesse tutte quante le nuove tecnologie sviluppate. Così nasce l’idea di WinLet. Un prodotto che abbiamo registrato e brevettato in tutta Europa e che prevediamo nel 2025 di commercializzare nel mondo. Il dispositivo è questo che vi faccio vedere, non so se vi vede, però è uno smart device molto piccolo, meno di tre centimetri di lunghezza e di larghezza, ed è alto solo un centimetro e mezzo. È leggerissimo in quanto pesa meno di 100 grammi, il design è moderno, ma volutamente non appariscente. Può essere usato come bracciale, come ciondolo o come portachiavi. Come vedrete ha un cupolino di protezione che lo preserva dai colpi ed è composto da un unico panic button.”

Taglio perché so che se no intervieni sulle mie letterine con la mannaia, ma l’imprenditore illuminato ha anche detto: “Un’altra funzionalità particolarmente apprezzata dai nostri utenti è l’allarme silenzioso. Viene utilizzata in particolar modo nei casi di violenza domestica ed è pensata per tutte quelle situazioni in cui non è utile attivare una sirena o ricevere telefonate perché potrebbe peggiorare la situazione. Allora premendo per tre secondi il panic button verranno inviate le notifiche SOS specificando che si tratta di un allarme silenzioso e, ovviamente, fornendo in tempo reale la posizione dell’utente. Infine, le ultime due funzionalità. La prima molto utile, che abbiamo visto essere una delle caratteristiche più apprezzate dai nostri utenti, è che il WinLet non va mai ricaricato. Questa, che può sembrare una banalità, è molto importante perché oggi tutti noi siamo circondati da smart device che necessitano continuamente di ricarica. Un dispositivo del genere, che, di fatto, si spera di non dover mai utilizzare, dopo qualche tempo verrebbe dimenticato e quindi risulterebbe inutile. Invece la nostra batteria di lunga durata, che garantisce tre anni di attività, permette al dispositivo di essere sempre carico e pronto all’utilizzo. Questo è possibile perché WinLet è sempre spento e si attiva solo in caso di emergenza. Questo anche a tutela della privacy dell’utente che quindi non ha neanche la sensazione di essere continuamente monitorato fosse solo che da un software. Inoltre, stiamo sviluppando l’ultima grande funzionalità, cioè la registrazione tramite smartphone. Salveremmo su un cloud protetto tutto quello che viene registrato dall’audio e dalla telecamera del cellulare, così che in caso di denuncia l’utente possa portare delle prove di quello che è effettivamente successo”.

Quindi ha edotto la Commissione del fatto che: “Noi siamo sul mercato da fine 2021 e nel 2022 Amazon ci ha premiato come migliore start up in Italia e come Top 20 in Europa, consegnandoci l’Amazon Launchpad Innovation Awards. L’aspetto di cui andiamo più fieri è che negli ultimi diciotto mesi WinLet è intervenuto in più di trecento casi per aiutare o salvare persone da situazioni di pericolo. L’episodio che ha avuto maggiore riscontro sui media probabilmente è il caso delle due ragazze che a Milano, nella zona dei Navigli, sono state circondate da otto persone e grazie al dispositivo WinLet sono riuscite a liberarsi e a chiamare aiuto.”

Il buon Pier Carlo ha anche idee rivoluzionarie per combattere questo odiosissimo fenomeno che impedisce alle donne di essere sicure la sera, idee che naturalmente non hanno nulla a che vedere col suo business: “Se lo Stato avesse un dispositivo simile al WinLet, ovviamente non il WinLet, con sirena, con notifiche SOS e una centrale di Polizia sempre collegata, prevedendo un minimo di produzione, anche di solo diecimila apparati, il costo del singolo dispositivo sarebbe inferiore ai 10 euro, invece per una centrale operativa moderna l’investimento annuale sarebbe dagli 1 ai 2 milioni di euro. Io personalmente partirei donando il dispositivo statale a tutte le persone che hanno il coraggio di denunciare una violenza. Dopo di che si potrebbero allargare le donazioni a tutte le persone che in passato hanno subìto una violenza e successivamente a chi è impiegato in lavori a rischio, come gli operatori sanitari, gli insegnanti, gli autisti e tanti altri.”

E, ancora: “Infine, permettetemi, se vogliamo pensare in grande si potrebbe produrre addirittura un milione di dispositivi da donare a tutte le donne che ne fanno richiesta, chiedendo però in cambio un abbonamento minimo di 1 euro al mese, così da dimostrare il loro effettivo interesse per il dispositivo. Dai calcoli che abbiamo fatto con la produzione di un milione di dispositivi il costo del singolo apparecchio scenderebbe sotto i 5 euro. E con una centrale operativa, con un costo massimo annuale di 2 milioni di euro come dicevamo prima, il costo per lo Stato per questa operazione sarebbe di circa 7 milioni di euro, che però verrebbe ampiamente ripagato dai ricavi degli abbonamenti che raggiungerebbero circa 12 milioni. Risulterebbe, quindi, un’operazione in profitto, oltre che socialmente utile. ”

Vogliamo nascondere ai lettori una informazione del genere? Anche perché ormai il fondatore e Ceo di questa realtà che sforna dispositivi di allerta è considerato come punto di riferimento quando si parla di startup (o start up) e ha differenti attività in ballo…  “Montali: «In Italia tante start-up di qualità che vanno aiutate»”, il titolo di un articolo della Gazzetta di Parma. Si scopre così che “Montali è esperto in Sales Management. «Come consulente – sottolinea – ho fatto crescere velocemente il fatturato di multinazionali, Pmi e Start up. Lavorando prima in Olanda, Gran Bretagna e negli ultimi anni in Italia».” L’articolo si conclude così: “Per chi volesse saperne di più sulla realtà di Itasa può visitare il sito www.itasa.agency.”

Perché, ti chiedo, i giornali elencati da Charlie hanno omesso tutte queste informazioni a mio avviso cruciali? Spero di aiutarli io completando la loro sommaria descrizione che solo in parte riesce a fare arrivare il messaggio sull’indispensabilità del prodotto.

Per fortuna un altro articolo, questa volta del Giornale, riequilibra la situazione: “Boom di vendite del bracciale anti-violenza: ecco come funziona”, il titolo dell’articolo. Segue il catenaccio: “WinLet è un dispositivo salvavita che consente di inviare una richiesta di aiuto inoltrando la propria posizione in tempo reale, inoltre l’accessorio emette istantaneamente una sirena d’allarme”.

Come giustamente sottolinea la redazione che fu un tempo nella centralissima Cordusio, in via Negri (e che oggi, essendo finita un po’ più in periferia, allo Scalo Farini, in zona di treni, probabilmente avverte più di altri il tema insicurezza), la startup combatte il crimine meglio di quanto non faccia Beppe Sala: “Milano è percepita da da moltissimi cittadini come una città insicura. Ecco che per far fronte al problema è nato “WinLet”: si tratta di un bracciale elettronico che ha la funzione di fare da dispositivo salvavita. E che in questi giorni sta registrando un boom di vendite, sia da parte di donne che di uomini.”

Quindi parte l’agiografia del fondatore: “Come anticipato, Milano risulta la città più pericolosa di tutto il Belpaese. A questo proposito Pier Paolo Montali, fondatore di WinLet, ha affermato: “Milano è la città che vede il maggior numero di acquisti di WinLet”. Il founder ha 38 anni, è originario di Parma e dopo aver studiato alla Bocconi, è andato a lavorare a Londra e in Olanda per poi è tornare nel capoluogo lombardo. Dopo una lunga ricerca senza risultati in merito a possibili dispositivi per far fronte al problema è nata l’idea del bracciale tecnologico con una durata della batteria che arriva fino a tre anni e la possibilità di indossarlo con facilità e immediatezza. Il prodotto è pensato anche per la violenza domestica, infatti il bracciale ha anche la funzione di inviare un allarme silenzioso.”

Certo, questo articolo non è stato letto dalla onorevole che ha posto in audizione questa domanda al fondatore: “Daniela Morfino: Sebbene il dispositivo abbia veramente delle ottime caratteristiche e potrebbe rivelarsi utile in molti casi di stalking, la mia domanda è la seguente: come può questo strumento tutelare la donna quando, nonostante le reiterate denunce o le misure in atto, un soggetto intenzionato a commettere il delitto di femminicidio riesce comunque ad entrare in contatto con la vittima? Perché è questo il punto cruciale”.

Fortuna che la risposta è quanto mai chiara e circostanziata: “Pier Carlo Montali: Ovviamente il WinLet non nasce per tutelare queste forme di violenza. Nel senso che è ovvia la difficoltà di fermare uno stalker con il nostro dispositivo. Il nostro dispositivo è pensato soprattutto per tutte quelle violenze che possono avvenire tra le mura di casa oppure casualmente per strada. Quindi si parla di aggressioni e quant’altro. Però la domanda, secondo me, è molto pertinente, perché con alcune semplici modifiche si potrebbe gestire anche il pericolo degli stalker. Ovviamente è necessaria una collaborazione con lo Stato, affinché sia la vittima, sia lo stalker abbiano un’applicazione che li geolocalizzati. In quel caso, secondo me, si potrebbe, in maniera molto semplice, immediata e anche poco costosa, mantenere sempre la distanza tra due persone. Dopo di che con un dispositivo simile al WinLet, in caso di avvicinamento si fa partire tutto quello che abbiamo detto, quindi la sirena, la chiamata ai carabinieri e quant’altro”.

Avrei voluto leggere tutto ciò negli articoli pubblicati su AdnkronosGiorno, e Corriere della Sera. E naturalmente non concordo con le conclusioni bacchettone di Charlie (“A una breve indagine di Charlie, la fonte di quegli articoli è stata la società stessa che produce il braccialetto, con un suo comunicato stampa – la Polfer non ha avuto nessuna notizia della tentata aggressione .: dall’azienda stessa confermano che nessun giornale li ha chiamati prima di pubblicare per avere maggiori verifiche o informazioni (e sostengono che la notizia sia vera “ma non possiamo dare maggiori dettagli, né i contatti della ragazza, per ragioni di privacy”).

Il mio intervento, insomma, una volta tanto non era sottolineare che i giornalisti sempre più spesso non verificano la fonte (“Al di là del caso in sé e dell’eventuale fondatezza del fatto – riporto sempre da Charlie, è un’ulteriore conferma che spesso le redazioni delle maggiori testate non fanno nessuna verifica sulle informazioni ricevute, con interesse promozionale, dagli uffici stampa, e le pubblicano come vere”), ma aiutare tutte quelle realtà probabilmente sotto organico che, a causa delle troppe consegne non riescono a dipingere a tutto tondo l’importanza di talune realtà per l’economia del Paese, come pure per la società e perfino per la sicurezza di tutti.

Spero di aver dato un contributo: non ci fossi riuscito io, ce la farà senza dubbio la Barbarona nazionale: la d’Urso, infatti, nella sua seconda vita dopo Mediaset è testimonial della startup.

Per una volta, direttore, ti lascio davvero in buone mani. Anche se tu di certo avresti preferito il soccorso dell’Ordine dei giornalisti: ah, se solo esistesse un braccialetto che lo pigi e arriva in aiuto di queste redazioni così sotto organico da non fare i dovuti accertamenti…

Tuo,

Francis Walsingham

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