Wikipedia, la grande enciclopedia globale, libera e collaborativa nata nel 2001 dalla mente di Jimmy Wales e Larry Sanger è alla continua ricerca di donazioni. Domenica scorsa ne ha ricevuta una all’apparenza molto golosa. Il miliardario Elon Musk ha infatti offerto un miliardo di dollari. Tuttavia, in cambio di qualcosa di difficilmente accettabile…
LA PROPOSTA INDECENTE DI MUSK A WIKIPEDIA
“Darò loro un miliardo di dollari se cambieranno il loro nome in Dickipedia”, ha scritto domenica scorsa sul suo X (ex Twitter) l’istrionico imprenditore facendo provocatoriamente riferimento alla richiesta di donazioni da parte di Wikipedia. “Sarebbe nell’interesse della precisione”, ha sottolineato Musk, il quale in precedenza aveva postato uno screenshot di Wales in cui si affermava che il sito web “non è in vendita”.
MA PERCHÉ WIKIPEDIA CHIEDE CONTINUAMENTE SOLDI?
Musk, che non è la prima volta che critica Wikipedia, o meglio la Wikimedia Foundation (organizzazione creata ad hoc per far fruttare Wikipedia, che in realtà è una no profit e non retribuisce i volontari), domenica scorsa ha aveva pubblicato diversi post in cui si scagliava contro di essa.
“Vi siete mai chiesti perché la Wikimedia Foundation vuole così tanti soldi?”, ha scritto, aggiungendo che il denaro sicuramente non è necessario per gestire Wikipedia. “Si può letteralmente inserire una copia dell’intero testo nel proprio telefono! Quindi, a cosa servono i soldi? Le menti curiose vogliono saperlo…”.
Già un’inchiesta di Report a inizio anno aveva sollevato dubbi e scoperto zone d’ombra sulla questione.
IL CONFRONTO CON COMMUNITY NOTES DI X
A questo interrogativo, Musk ha risposto allegando una spiegazione fornita da Community Notes, la risposta del miliardario a Wikipedia.
Community Notes, almeno secondo Musk, è un programma di fact-checking in crowdsourcing lanciato un anno fa per affrontare la disinformazione su X (che, effettivamente, non eccelle in ambito di attendibilità e accuratezza). Tuttavia, per un ex dipendente della piattaforma social, si tratta di “un sostituto imperfetto del personale di Trust and Safety”, il reparto responsabile della moderazione dei contenuti smantellato all’arrivo di Musk. “Non si può esternalizzare il lavoro alla comunità”, ha aggiunto.
COME FUNZIONA COMMUNITY NOTES
Le Community Notes, ovvero “note della collettività”, attualmente visibili pubblicamente negli Stati Uniti, “mirano a creare un mondo più informato, consentendo agli utenti su X di collaborare aggiungendo informazioni contestuali a post potenzialmente fuorvianti”, si legge sul blog di X. “I collaboratori possono lasciare note su qualsiasi post. Se un numero sufficiente di collaboratori, con diversi punti di vista, valuta utile una nota, questa verrà mostrata pubblicamente su un post”. Idealmente democratico ma non necessariamente attendibile…
“Questo è un processo aperto e trasparente – prosegue -, ecco perché abbiamo reso l’algoritmo delle note della collettività open source e disponibile pubblicamente su GitHub, insieme ai dati che lo alimentano, in modo che chiunque possa controllare, analizzare o suggerire miglioramenti”.
Ecco perché, secondo Musk, se “Wikipedia è intrinsecamente gerarchica e quindi soggetta ai pregiudizi dei redattori di grado superiore, indipendentemente dai loro meriti”, Community Notes aggrega “persone con punti di vista storicamente diversi”, la cui opinione non rappresenta la visione di X in quanto nemmeno lui, in quanto azionista di controllo della società, può cambiare l’esito di una nota.
“Si tratta di una differenza estremamente fondamentale”, conclude Musk.
MA COMBATTE DAVVERO LA DISINFORMAZIONE?
Stando però ai collaboratori stessi della community, recentemente intervistati da Wired, Community Notes “non è all’altezza del compito di controllare la piattaforma per quanto riguarda la disinformazione, e nessuno di loro crede che il programma migliorerà nei prossimi mesi se rimarrà nella sua forma attuale”.
“È molto più difficile gestire la disinformazione quando non c’è la moderazione dall’alto verso il basso che Twitter aveva in passato, perché gli account che diffondono intenzionalmente disinformazione sarebbero stati sospesi prima ancora di provocare danni”, ha dichiarato l’ex dipendente, aggiungendo che “affidarsi alle Community Notes non è una buona cosa” e “non sostituisce una corretta moderazione dei contenuti”.
Alex Mahadevan, direttore del programma dell’iniziativa MediaWise del Poytner Institute che promuove l’alfabetizzazione digitale, ha invece osservato che il difetto dell’algoritmo consiste nel fatto che, per essere pubblicati, i post devono ottenere un consenso trasversale alle divisioni ideologiche. “Forse avrebbe funzionato quattro anni fa”, ha dichiarato, ma “oggi non funziona più, perché 100 persone a sinistra e 100 persone a destra non saranno d’accordo sull’efficacia dei vaccini”. Ciò che è necessario, ha spiegato, è un “accordo inter-ideologico sulla verità”, e in un ambiente sempre più di parte, raggiungere questo consenso è quasi impossibile.
L’ALGORITMO DIETRO COMMUNITY NOTES
Come scrive Japan Times, “sebbene la complessa formula matematica dell’algoritmo abbia lo scopo di scoraggiare le manipolazioni, non è infallibile e necessita di un gran numero di valutatori”. Julien Pain, conduttore del programma “True or Fake” su Franceinfo, ha infatti affermato che in Francia ci sono gruppi che sfruttano l’algoritmo per promuovere le loro idee.
“Una nota è interessante quando aggiunge un po’ di contesto fattuale per sfumare una dichiarazione – ha detto Pain -. Ma queste si limitano a dichiarare che è falsa e a cercare di screditare la persona”.