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Meno regole nell’AI o si rischia di soffocare l’innovazione. Report Iai

Cosa dice il rapporto “Fostering AI Innovation and Competition” dello Iai sulla difficoltà di armonizzare regolamentazione e innovazione dell'intelligenza artificiale.

L’intelligenza artificiale (AI) e la concorrenza sono al centro dell’attenzione globale, complici i rapidi sviluppi tecnologici e l’esplosione di aziende come OpenAI e Anthropic. Il valore di queste aziende, unite alle dinamiche dei mercati cloud e i recenti annunci di investimenti in infrastrutture in Italia e non solo, hanno acceso il dibattito su come evitare che poche aziende acquisiscano un potere eccessivo, limitando la competizione e soffocando l’innovazione. In questo contesto, lo IAI (Istituto Affari Internazionali) è intervenuto nel dibattito con il rapporto “Fostering AI Innovation and Competition” che fornisce una dettagliata analisi delle sfide legate all’AI e delle possibili risposte da parte delle autorità regolatorie. Rapporto presentato oggi in un meeting a latere del G7 delle Autorità antitrust in corso a Roma.

INNOVAZIONE O CONCENTRAZIONE DEL POTERE?

Il rapporto parte dall’osservazione che l’AI sta trasformando profondamente il funzionamento di molti settori economici. Sanità, trasporti, educazione, finanza: nessun ambito è escluso dalla rivoluzione AI. Ma mentre l’innovazione promette miglioramenti tangibili per i consumatori e le aziende, il rischio di una crescente concentrazione di potere nelle mani di pochi attori dominanti è reale. Il controllo su risorse fondamentali come i dati, i semiconduttori avanzati e i servizi di cloud computing potrebbe consentire ad alcune grandi aziende di consolidare la loro leadership, rendendo difficile per i nuovi entranti affermarsi sul mercato.

In particolare, l’accesso ai dati è diventato una delle risorse più contese. La disponibilità di enormi quantità di dati, spesso esclusiva per alcune aziende, è alla base dello sviluppo delle tecnologie AI più avanzate. Il rischio, secondo il rapporto, è che le aziende leader neghino ai concorrenti l’accesso a questi input cruciali, limitando la concorrenza e riducendo la scelta per i consumatori.

IL RUOLO DELLE ACQUISIZIONI STRATEGICHE

Un altro aspetto critico discusso nel rapporto riguarda il crescente numero di acquisizioni strategiche da parte delle grandi aziende tecnologiche. Le partnership con startup e piccoli sviluppatori di AI sono viste come una strategia per accedere a competenze specializzate e innovazione. Tuttavia, tali accordi rischiano di consolidare posizioni dominanti. Sebbene queste collaborazioni possano essere pro-competitive nel breve termine, esiste il pericolo che consolidino posizioni di potere, soprattutto quando includono clausole di esclusività che limitano l’accesso ad alcune tecnologie e risorse.

Un esempio pratico riguarda le infrastrutture cloud, essenziali per il funzionamento dell’AI. È stato sottolineato durante la discussione che “non c’è AI senza cloud”, a conferma di quanto sia fondamentale il controllo di queste infrastrutture per lo sviluppo e la distribuzione di soluzioni AI. Una limitata disponibilità di accesso al cloud potrebbe quindi esacerbare la concentrazione di potere economico.

IL DIFFICILE EQUILIBRIO TRA REGLAMENTAZIONE E INNOVAZIONE

Un tema ricorrente nel rapporto è il delicato bilanciamento che le autorità di regolamentazione devono mantenere tra la protezione della concorrenza e la promozione dell’innovazione. Regolamentazioni troppo rigide, soprattutto in una fase ancora emergente come quella attuale per l’AI, potrebbero soffocare lo sviluppo di nuove tecnologie. In particolare, il rapporto mette in guardia contro interventi regolatori prematuri, che potrebbero bloccare investimenti e innovazione.

Tuttavia, l’assenza di regolamentazione non è un’opzione. Il rischio è che le grandi aziende tecnologiche possano sfruttare la loro posizione dominante per restringere l’accesso a risorse critiche, limitando le opportunità per i concorrenti più piccoli e le startup. L’obiettivo, secondo il rapporto, dovrebbe essere quello di trovare un modello di governance che bilanci l’azione antitrust senza frenare il progresso tecnologico.

LE RISPOSTE INTERNAZIONALI: GLI STATI UNITI, L’UNIONE EUROPEA E IL G7

A livello internazionale, i governi e le organizzazioni stanno già muovendo i primi passi per affrontare queste sfide. Negli Stati Uniti, l’ordine esecutivo emanato dal presidente Joe Biden nell’ottobre 2023 ha messo in evidenza l’urgenza di affrontare i rischi di concentrazione di potere nel settore dell’AI. Il documento presidenziale punta a prevenire accordi di collusione tra le grandi aziende e a proteggere i diritti dei piccoli sviluppatori e delle startup, promuovendo un ecosistema di concorrenza aperta.

Anche l’Unione Europea ha intensificato gli sforzi per regolamentare i mercati dell’AI. Il Digital Markets Act, introdotto nel 2023, fornisce un quadro normativo che include anche le piattaforme AI tra i servizi digitali da regolare. La Commissaria europea alla concorrenza, Margrethe Vestager, ha ribadito l’intenzione dell’UE di applicare le norme antitrust anche agli attori dominanti dell’AI, soprattutto in settori come i motori di ricerca, i social network e i sistemi operativi.

Un altro esempio viene dal Regno Unito, dove l’autorità per la concorrenza (CMA) ha recentemente cambiato approccio. In un documento pubblicato nell’aprile 2024, la CMA ha dichiarato di voler adottare misure più incisive per prevenire l’ascesa di monopoli nel settore AI, abbandonando l’idea iniziale di affidarsi a principi regolatori flessibili.

Infine, il G7 ha assunto un ruolo guida nel promuovere la cooperazione internazionale su questi temi. Nel 2023 è stato istituito un gruppo di contatto tra le autorità antitrust dei Paesi membri per facilitare lo scambio di informazioni e definire politiche comuni sui mercati digitali. Il “G7 Apulia Leaders’ Communiqué” del giugno 2024 ha invitato i governi a monitorare attentamente lo sviluppo dell’AI e a prevenire la concentrazione del potere economico fin dalle prime fasi di sviluppo dei mercati.

VERSO UNA GOVERNANCE GLOBALE PER L’AI

Uno dei principali risultati del rapporto è l’esortazione a una governance globale più coordinata per l’AI. Il mercato dell’AI è in rapida evoluzione e il suo futuro è altamente incerto. La collaborazione tra governi, imprese e organizzazioni internazionali è considerata essenziale per affrontare le sfide della regolamentazione e garantire che l’innovazione continui a prosperare senza compromettere la concorrenza.

Il ruolo delle organizzazioni internazionali come l’OCSE è cruciale. L’OCSE sta fornendo supporto tecnico e analitico ai governi, contribuendo a sviluppare modelli di governance che possano essere applicati ai mercati AI a livello globale. Anche il G7 è stato attivo nella promozione di codici di condotta volontari per le aziende che sviluppano sistemi AI avanzati, con l’obiettivo di costruire fiducia e garantire una gestione responsabile delle nuove tecnologie.

LA PRESENTAZIONE DEL RAPPORTO

Il rapporto “Fostering AI Innovation and Competition” è stato presentato oggi durante un evento organizzato dall’Istituto Affari Internazionali (IAI). La discussione, moderata dal presidente dell’IAI Ferdinando Nelli Feroci, ha visto la partecipazione di esperti e rappresentanti istituzionali, tra cui Saverio Valentino, membro del consiglio dell’Autorità Antitrust Italiana, Alberto Gusmeroli, presidente della Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati, e Antonio Capobianco dell’OCSE. Tra il pubblico, erano presenti anche rappresentanti delle ambasciate dei Paesi del G7, segno del grande interesse internazionale per le implicazioni dell’AI sui mercati globali.

L’incontro ha offerto una piattaforma per discutere non solo delle sfide concorrenziali, ma anche delle opportunità offerte dall’AI, fornendo un quadro completo delle questioni che i regolatori dovranno affrontare nei prossimi anni per garantire che la rivoluzione tecnologica dell’AI avvenga in un contesto di mercato aperto e competitivo. Le regole Chatham House hanno purtroppo impedito di riportare chi abbia affermato cosa – rendendo però la discussione più aperta – con in generale interventi allineati a quelli del rapporto presentato e importati ad una maggior apertura all’innovazione rispetto a quanto visto in Italia e in Europa negli ultimi mesi.

Il rapporto integrale

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