Con la fine dell’estate riparte il battage pubblicitario di Meta sull’utilità, al momento solo virtuale e presunta, del Metaverso, la creatura sulla quale Mark Zuckerberg ha scommesso tutto, come si evince dal rebranding del gruppo. Una scommessa che, come raccontato su queste pagine, finora può dirsi persa.
LA PUBBLICITÀ DI META SUL METAVERSO
Nelle ultime settimane su tv, radio, stampa, digital e OOH è possibile assistere alla nuova campagna Meta, creata da Meta CreativeX e Radical Media, gestita da Spark Foundry (Publicis Groupe), già partner per il media planning di Meta.
Lanciata in Europa lo scorso anno, la campagna è stata rilanciata anche nel nostro Paese lo scorso marzo con nuovi esempi di applicazione possibili del metaverso. Quest’ultima versione, per esempio, si focalizza sugli utilizzi in ambito medico: “Immaginate se i medici potessero fare pratica in chirurgia in modo realistico e senza rischi: con la realtà virtuale questo è possibile e avviene già oggi”, dicono da Meta lanciando il nuovo spot.
LA STAMPA ESALTA ANCORA IL METAVERSO
La pubblicità in questione è apparsa, a tutta pagina, anche sui principali quotidiani del nostro Paese. Più o meno contemporaneamente, alcuni di questi sono tornati a esaltare le virtù di questo non luogo. “Ho visto le classi del futuro: saranno nel metaverso” è il titolo a caratteri cubitali sparato da Repubblica, che qualche settimana fa ha intervistato Nick Clegg, Presidente degli Affari Globali di Meta. Un presidente ed ex politico dalle doti divinatorie, capace, non si sa bene se con o senza visore, di prevedere il futuro.
Inutile dire che nel pezzo a Clegg non viene fatta una sola domanda sulla voragine aperta dal metaverso nelle finanze del Gruppo che controlla Facebook, Instagram e WhatsApp. Non lo diciamo noi, ma Il Sole 24 Ore, che nel presentare l’ultima trimestrale di Meta fin dal titolo annota: “Meta (Facebook) fa il pieno di ricavi: trimestre sopra le attese. Ma ha perso 21 miliardi sul metaverso”.
“Meta – dettagliava il quotidiano di Confindustria in piena estate – ha anche comunicato che la sua divisione Reality Labs, che sviluppa tecnologie di realtà virtuale e realtà aumentata necessarie per alimentare il metaverso, ha registrato una perdita operativa di 3,7 miliardi di dollari. Il trend è costantemente negativo. L’anno scorso, l’unità Reality Labs di Meta ha perso un totale di 13,7 miliardi di dollari, generando 2,16 miliardi di entrate, che sono guidate in parte dalle vendite dell’azienda di visori VR a marchio Quest. Reality Labs ha perso 3,99 miliardi di dollari durante il primo trimestre. Ciò porta le sue perdite totali a circa 21,3 miliardi di dollari dall’inizio dello scorso anno.”
Di fronte a numeri simili (che il quotidiano romano puntualmente riporta nel cappello del pezzo ma non ne fa oggetto di dialogo con l’ex vicepremier britannico dal 2010 al 2015 al fianco di David Cameron), riesce difficile credere che non venga in mente mezza domanda sulla necessità di un rilancio, su ciò che è andato storto finora e ciò che la società intende fare per lasciarsi il periodaccio nero avuto fin qui una volta per tutte alle spalle. Ci si sofferma invece su importanti questioni del calibro: “Qual è l’insegnante che le ha cambiato la vita?” e “Lei come andava a scuola?”.
Del resto, sul metaverso la testata fondata da Eugenio Scalfari pare avere le idee confuse. Se il 26 aprile titolava “Metaverso, in Italia lo frequenta solo l’8% di chi è online“, il 22 giugno informava “Metaverso: più di 22 milioni di italiani lo conoscono e più di 2 milioni l’hanno provato“. In entrambi i casi tutto nasceva da ricerche del PoliMi. Nel primo però abbiamo una titolazione negativa (o realista?), nel secondo una narrazione più ottimistica. Difficile capirci qualcosa.
NON SOLO PUBBLICITÀ, TUTTE LE MOSSE DI META
Nel tam tam mediatico di Meta per rilanciare il proprio metaverso probabilmente confluisce il report che promette ricchezze per coloro che crederanno nel progetto. Secondo lo studio realizzato in casa di Mark The Metaverse and the Opportunity for the EU, in Italia il metaverso potrebbe generare un impatto economico tra i 28 e i 52 miliardi di euro entro il 2035, mentre nell’intera Unione Europea questa cifra ammonterebbe a una somma compresa tra i 259 e i 489 miliardi di euro l’anno, pari all’1,3%-2,4% del Pil mondiale. Come abbiamo detto, si tratta di un rapporto realizzato da Meta con Deloitte. Cifre astronomiche che, proprio per questa ragione, sembrano rientrare nella campagna marketing avviata dal Gruppo.
PODCAST E SPOT
E visto che i podcast continuano a macinare cifre mostruose, ecco che il rilancio del metaverso di Meta quest’anno è passato pure da lì, con l’acquisto di uno spazio chiamato “Conversazioni sul metaverso”, realizzato con Chora Media (Be Content) di Mario Calabresi, disponibile da martedì 16 maggio, sulle principali piattaforme audio (Spotify, Apple Podcast, Spreaker e Google Podcast).
Nel podcast, si legge nel comunicato stampa “dedicato alla scoperta del presente e del futuro del metaverso, l’esperto di tecnologia Matteo Flora e la libraia Cristina Di Canio dialogheranno con tre esperti di Meta, che approfondiranno le diverse prospettive e implicazioni di questa nuova evoluzione di Internet”.
E naturalmente non manca il padrone di casa: “Ospite della puntata d’apertura Luca Colombo, Country Director di Meta in Italia, che partendo dalle basi di quello che è il metaverso approfondirà l’impatto che il metaverso avrà sul nostro futuro, soprattutto a livello economico e lavorativo”.
Il dubbio, insomma, è che allo stato attuale per vedere le potenzialità promesse da Meta sul metaverso occorra calarsi sul naso gli occhiali per la realtà aumentata, perché di concreto abbiamo visto ben poco, a parte le pubblicità.