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OPENAI X

Guerriglia continua tra Altman e Musk: OpenAi sfiderà X?

Anche OpenAi potrebbe presto integrare i propri algoritmi smart in una piattaforma social sulla falsariga di X di Elon Musk (o di Facebook e Instagram con MetaAi, anche se al momento inseguono). Ma perché chi ha in mano il guinzaglio delle principali Intelligenze artificiali è così attento ai social network?

Non è un mistero che Sam Altman ed Elon Musk non si possano vedere. La società del primo, OpenAi, startup finanziata a suon di miliardi di dollari (l’ultimo round, da 40 miliardi, è stato chiuso a fine marzo e vede nuovamente tra gli investitori Microsoft e Softbank) per i suoi algoritmi di Intelligenza artificiale, ha appena dato mandato ai propri avvocati di ottenere un’ingiunzione che impedisca all’uomo più ricco del mondo di intraprendere altre azioni legali volte al disturbo della “quiete aziendale”. La lotta tra i due potrebbe però intensificarsi, dato che OpenAi sembrerebbe destinata a scendere nell’agone dei social, ponendosi dunque in contrasto diretto con X, finora la sola piattaforma (Facebook e Instagram con Meta Ai inseguono) a presentare una Ai integrata: Grok.

OPENAI COME X?

Secondo lo scoop realizzato dalla rivista tech statunitense The Verge, OpenAi starebbe lavorando allo sviluppo di un proprio social network destinato a essere integrato all’interno del suo popolare strumento di generazione di immagini, ChatGpt. La fonte parla di un prototipo interno che include un feed social all’interno dell’interfaccia dedicata alla creazione di immagini che ha appena guadagnato una propria libreria.

Attualmente, anche grazie a mosse un po’ corsare sul diritto d’autore come l’ultima trovata di trasformare le fotografie in opere dello studio Ghibli del maestro dell’animazione nipponica Hayao Miyazaki, OpenAi ha sfondato la soglia del mezzo miliardo di user. Naturalmente non tutti gli utenti tornano quotidianamente e non tutti saranno interessati alle nuove feature sociali, ma intanto questi numeri rafforzano ulteriormente la contrapposizione con X, che nel 2023 sosteneva di avere circa 540 milioni di iscritti attivi mensilmente, di cui 237 milioni twittatori quotidiani.

PERCHE’ TUTTO QUESTO INTERESSE PER I SOCIAL?

Molti esperti sostengono da anni che i social, presto o tardi, spariranno. I titoli di giornali che davano Facebook per morta si sprecano. E in effetti l’antesignano di tutte le piattaforme sociali oggigiorno ha difficoltà nel rinnovare la propria platea, sempre più anziana. Ma allora perché tutto questo interesse per un settore che potrebbe presto o tardi declinare?

Anzitutto, perché il modello resta solido e vincente. Meta principalmente grazie all’Adv nel quarto trimestre 2024 ha segnalato un utile netto di 20,84 miliardi di dollari, pari a un utile netto per azione di 8,02 dollari. Per avere un utile secondo termine di paragone, la stima media di 17 analisti intervistati da Zacks Investment Research era di 6,68 dollari per cedola. La società di Menlo Park ha registrato un fatturato di 48,39 miliardi di dollari nel periodo, sopra le previsioni di Wall Street (che erano di 46,97 miliardi).

LE AI HANNO BISOGNO DI ESSERE FORAGGIATE. COI POST DEGLI UTENTI

Insomma, anche se la competizione è furibonda, si fattura ancora. In secondo luogo, una simile mossa sarebbe volta a fidelizzare l’utente, cui sarà possibile vendere altri servizi forniti sempre dalla medesima software house. Ma soprattutto c’è un interesse specifico che riguarda le Intelligenze artificiali: sono perennemente affamate di dati e con le varie legislazioni che iniziano a chiudere loro le porte dello scibile umano che si può trovare stoccato sul Web, gli allevatori di algoritmi hanno bisogno di altro mangime, possibilmente a km 0, prodotto in casa. I post degli iscritti, insomma. Meta ha appena finalizzato tale modello anche in Europa, sebbene sia dovuta scendere a patti col legislatore comunitario e prevedere ai propri utenti delle scappatoie, dalla portata tutta da verificare.

Bisognerà naturalmente capire cosa significhi allevare Ai con quintali di post, video e foto provenienti dai social, che non sono esattamente le piazze nelle quali l’umanità dà il meglio di sé. Siamo ciò che mangiamo, ammoniva il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach e un conto è nutrire gli algoritmi con gli articoli di giornale, le pagine delle enciclopedie, i grandi classici della letteratura e i paper scientifici, un altro rischia di esserlo dando loro in pasto ciò che quotidianamente milioni di utenti frustrati e di leoni da tastiera vomitano sul Web.

INTANTO LA FAMIGLIA DI OPENAI “CRESCE” ANCORA

Sempre nelle ultime ore, proprio mentre The Verge diffondeva questo interessante rumor che potrebbe essere alla base dei piani strategici della società di Sam Altman a medio e lungo termine, OpenAI lanciava il suo nuovo modello di intelligenza artificiale, capace di “pensare con le immagini”, ovvero capire e analizzare i diagrammi e i disegni dell’utente. Non bisogna essere artisti e nemmeno analisti dato che la software house statunitense promette un livello di comprensione così alto da esser valido anche per i disegni di qualità inferiore. L’algoritmo si chiama o3. Contemporaneamente ha debuttato un modello ‘mini’, chiamato o4-mini. Lo scorso settembre era stato presentato il primo modello, o1, capace di risolvere problemi complessi con un processo graduale, in modo logico. Insomma, le Ai proliferano e hanno sempre più fame.

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