Antony Chavez, vicepresidente del progetto Privacy Sandbox di Google, ha avuto l’arduo compito di spiegare perché Mountain View alla fine abbia ingranato la retromarcia sui cookie di terze parti, destinati a permanere su Chrome nonostante l’azienda stessa, diversi mesi fa, avesse annunciato ai quattro venti la rimozione dal suo browser delle tecnologie nate per tracciare le attività degli utenti durante la navigazione (un titolo su tutti, del novembre 2023, su SkyTg24: Google dice addio ai “cookies”: tra un anno la rivoluzione della privacy online).
PERCHE’ GOOGLE NON RIDUCE I COOKIE
“Dal nostro confronto con l’ecosistema, inclusi editori, sviluppatori, autorità di regolamentazione e il settore pubblicitario, emerge chiaramente che esistono prospettive divergenti sull’introduzione di modifiche che potrebbero influire sulla disponibilità dei cookie di terze parti”, ha spiegato Chavez sul blog aziendale, sottolineando come “molto” sia “cambiato da quando abbiamo annunciato l’iniziativa Privacy Sandbox nel 2019 e abbiamo avviato un impegno formale con la Cma e l’Ico nel 2022. Ad esempio, l’adozione di tecnologie per la tutela della privacy ha subito un’accelerazione, sono emerse nuove opportunità per salvaguardare e proteggere l’esperienza di navigazione degli utenti con l’intelligenza artificiale e il panorama normativo a livello mondiale si è evoluto considerevolmente”.
NIENTE PROMPT AUTONOMO PER I COOKIE DI TERZE PARTI
Per questo, chiosa Chavez, “considerando tutti questi fattori, abbiamo deciso di mantenere il nostro attuale approccio, offrendo agli utenti la possibilità di scegliere i cookie di terze parti in Chrome e non implementeremo un nuovo prompt autonomo per i cookie di terze parti. Gli utenti possono continuare a scegliere l’opzione migliore per sé nelle Impostazioni Privacy e Sicurezza di Chrome”.
CHI BRINDA ALLA DECISIONE DI MOUNTAIN VIEW
La scorpacciata di cookie manterrà elevato il numero di briciole che ciascun utente di Google Chrome lascia dietro di sé mentre naviga per il Web: questo in termini concreti si traduce che, rebus sic stantibus, non vedremo per il momento alcun rafforzamento della privacy. Una scelta che non farà felici gli utenti, le varie autorità che tutelano i diritti dei consumatori, ma che farà piacere invece a chi lavora nel mondo della pubblicità e manterrà ancora la possibilità di predisporre campagne marketing quanto più vicine possibile ai gusti degli internauti sulla base delle tracce che questi lasciano dietro di sé nel Web. Una scelta non scontata, considerato che segue di pochi giorni la recente condanna di una corte federale americana a Mountain View per la violazione delle leggi antitrust proprio nell’ambito della pubblicità online.