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Chip, ecco il maxi-investimento del Giappone per mantenere il monopolio sui fotoresist

Il fondo d'investimento del governo del Giappone acquisterà Jsr, un'azienda poco nota al grande pubblico ma cruciale per la produzione di semiconduttori. Tokyo vuole mettere al sicuro le tecnologie avanzate e tornare a essere una potenza dei chip

 

Japan Investment Corporation (JIC), un fondo d’investimento sostenuto dal governo del Giappone, acquisterà l’azienda di semiconduttori JSR per circa 909,3 miliardi di yen, l’equivalente di 6,4 miliardi di dollari. Il fondo in questione fa capo al ministero dell’Economia, del commercio e dell’industria, che storicamente ha avuto un peso rilevante nella pianificazione industriale del Giappone e che in questo momento si sta concentrando sulla ripresa della manifattura domestica di microchip.

IL RUOLO DEL GIAPPONE NELLA CORSA AL MICROCHIP

L’acquisizione, dunque, va interpretata come un tentativo di Tokyo di mettere al sicuro quelle capacità produttive di chip maggiormente avanzate. Come riportato da Bloomberg, l’analista di SMBC Nikko Go Miyamoto ha spiegato che “il settore dei materiali semiconduttori sta diventando una questione di politica nazionale sempre più importante”.

La mossa del JIC si inserisce inoltre in un contesto internazionale ben preciso, quello della grande competizione sui semiconduttori – componenti fondamentali per il progresso industriale, digitale ed economico – tra gli Stati Uniti e la Cina: Washington vuole impedire a Pechino di accedere alle nuove tecnologie per i chip in modo da arrestare lo sviluppo della rivale. Parallelamente a questo, i governi – sia in America che in Europa che in Asia – stanno cercando di accrescere la produzione interna di questi dispositivi per ridurre la dipendenza dall’estero e le vulnerabilità connesse.

Il Giappone ha messo a punto una strategia industriale, fatta anche di incentivi alle imprese (si pensi a Micron, a TSMC, a Samsung Electronics), per tornare a essere una nazione molto influente nell’industria dei chip come negli anni Ottanta. E sta partecipando (assieme ai Paesi Bassi) alle restrizioni statunitensi alle esportazioni in Cina di macchinari per la manifattura di semiconduttori.

L’IMPORTANZA DI JSR

JSR è un’azienda rilevantissima nella filiera globale dei microchip perché produce fotoresist, delle sostanze chimiche che si utilizzano per effettuare incisioni sui wafer. I wafer sono delle “fette” di materiale semiconduttore a loro volta necessarie alla produzione di microchip. Come ha spiegato a Reuters Kazuhiro Sugiyama, analista della società di consulenza Omdia, “il Giappone possiede un monopolio” sui fotoresist, mentre “la Cina e altri paesi devono ancora sviluppare questa tecnologia”.

JSR non è peraltro estranea all’influenza statale: anzi, venne istituita nel 1957 e sostenuta dal governo perché producesse gomma sintetica.

JSR concentra nelle sue mani il 30 per cento circa del mercato dei fotoresist, ed è una delle tre aziende giapponesi – le altre sono Shin-Etsu e Tokyo Ohka Kogyo – che di fatto controllano la produzione di poliimmide fluorurato e fluoruro di idrogeno utilizzati nei semiconduttori.

Tra i clienti di JSR ci sono Samsung Electronics, TSMC e Micron, tutte società che di recente hanno annunciato investimenti in Giappone.

L’OBIETTIVO DELL’OPERAZIONE

Secondo Miyamoto, il governo giapponese ha investito in JSR per agevolarne gli investimenti in fotoresist e in altri materiali per semiconduttori, in modo da migliorarne “la sua competitività tecnica e di costo”.

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