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5G, ecco come la Germania traccheggia su Huawei e Zte

La Germania starebbe cercando un modo per aggirare le restrizioni europee a Huawei e Zte nelle reti 5G. Berlino non vuole rompere con la Cina: c'entra il commercio ma non solo.

 

Stando all’editorialista Wolfgang Munchau, direttore del giornale online Eurointelligence, la Germania avrebbe elaborato un “compromesso” per aggirare di fatto le restrizioni europee all’utilizzo di componentistica prodotta da Huawei e ZTE, due società cinesi di telecomunicazioni, nelle reti 5G.

A giugno, infatti, la Commissione europea aveva dichiarato che Huawei e ZTE pongono “rischi materialmente più elevati rispetto ad altri fornitori per il 5G”. Gli Stati Uniti, gli alleati di riferimento dell’Europa, pensano che le due aziende possano trasferire informazioni sensibili alle forze armate di Pechino.

LA GERMANIA DI SCHOLZ È MORBIDA CON LA CINA?

La Germania è uno dei paesi europei meno propensi a imporre limitazioni a Huawei perché non vuole rischiare di danneggiare gli importanti rapporti commerciali con la Cina: è la sua maggiore partner commerciale, con un interscambio che nel 2022 è valso quasi 300 miliardi di euro, ovvero l’8 per cento circa dell’economia tedesca.

Secondo Munchau, il compromesso tedesco “manterrebbe gran parte dell’attrezzatura di Huawei al suo posto” nelle infrastrutture per la quinta generazione della telefonia mobile. In Germania, peraltro – più precisamente a Düsseldorf – ha sede il quartier generale europeo di Huawei.

Il governo di Olaf Scholz non ha escluso la Cina nemmeno da altri comparti sensibili: ad esempio, ha autorizzato la vendita di una parte del porto di Amburgo – il più grande della Germania e uno dei più importanti d’Europa – alla compagnia di trasporto marittimo COSCO, controllata dal governo cinese.

L’INDECISIONE POLITICA

A giugno Euractiv ha scritto che le autorità tedesche avrebbero completato “entro l’estate 2023” una seconda revisione dei livelli di sicurezza dei componenti per il 5G, che devono far riferimento a un design standardizzato.

Ma il ministero per gli Affari digitali e i trasporti, guidato da Volker Wissing del partito liberale FDP, è indeciso sul da fare con la componentistica cinese. L’FDP pensa che le aziende sotto l’influenza di regimi autoritari (è il caso di Huawei e della Cina) debbano venire escluse dalle reti per il 5G, in modo da tutelare la sicurezza informatica. Ma il ministro Wissing, in un’intervista dello scorso aprile al quotidiano Handelsblatt, dichiarò che era preferibile optare per un “approccio neutro sulla tecnologia e sul produttore”, dunque contrario a divieti a priori.

IL VETO SULLA SICUREZZA IT (MAI UTILIZZATO)

Nel 2021 la Germania aveva approvato una legge – l’IT Security Act 2.0 – per migliorare le difese contro lo spionaggio informatico straniero che consentiva al governo federale di imporre un veto contro l’utilizzo di apparecchiature 5G di fornitori non affidabili. Ad oggi, però, questo potere di veto non è mai stato utilizzato.

La reticenza tedesca nei confronti di Huawei e ZTE non si spiega soltanto con la dipendenza commerciale dalla Cina, ma anche con la maggiore economicità dei prodotti delle due aziende società rispetto alle alternative europee di Ericsson (svedese) e di Nokia (finlandese).

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