Anche l’Italia vuole correre sull’IA e lo farà finanziando le startup che si occupano di intelligenza artificiale. Per questo metterà sul piatto 150 milioni di euro gestiti da Cassa depositi e prestiti.
COSA SAPPIAMO SUL FONDO NAZIONALE PER L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Chiariamo subito che al momento siamo ancora alla fase degli annunci: l’importo esatto e le tempistiche sono ancora tutte da definire da definire. Quello che è certo è che il nostro Paese sembra già parecchio indietro nella corsa alle IA più performanti, giocata principalmente tra gli Usa e la Cina. Comunque, trapela una certa soddisfazione dal mondo degli imprenditori italiani, come ha sottolineato nei giorni scorsi Repubblica.
CHI È FAVOREVOLE…
Il più soddisfatto senz’altro è Marco Gay, numero 1 di Anitec-Assinform e Presidente esecutivo Digital Magics: “È un ottimo segnale per il sistema dell’innovazione”, il commento a caldo. Quindi ha aggiunto”: “Anche se la dotazione del fondo è relativamente bassa, puntare sull’AI che è il settore che registra la crescita maggiore di startup (+12,1% dati Anitec-Assinform Infocamere) può aiutarci a far crescere il mercato ICT sia in termini di valore che di dimensione. È però importante che il Fondo preveda un investimento in partnership di soggetti privati per aumentare la leva e assicurare alle startup prospettive credibili di crescita”.
Esattamente un anno fa, ben prima che scoppiasse il fenomeno di ChatGpt e soci, Gay avvertiva: “L’Intelligenza Artificiale è sempre più una risorsa strategica per le aziende, un abilitatore di trasformazione digitale per aumentare la produttività sfruttando i dati. Siamo chiamati a mettere le basi per costruire un’economia technology-enabled che renda l’Italia un paese competitivo sulla scena globale. Il PNRR costituisce una straordinaria opportunità per modernizzare il Paese puntando sulle nuove tecnologie, come l’Intelligenza Artificiale, grazie al contributo di esperienza e conoscenza del settore ICT”.
Pure il numero 1 di Innovup, l’associazione di settore, Angelo Coletta, è fiducioso: “Crediamo che il futuro fondo di investimento sia un’opportunità di crescita per le nostre realtà innovative che si potrà riflettere in una maggiore competitività e indipendenza a livello internazionale. Una strategia ancor più importante in un settore dove la collaborazione tra pubblico e privato è fondamentale sia per i significativi capitali necessari per competere a livello internazionale sia per la necessità di garantire uno sviluppo ordinato in un settore dove una linea sottile separa il rispetto dei diritti umani e l’evoluzione tecnologica”.
Sempre Repubblica riporta il commento di Enzo Barba, partner di BCG, “l’idea di investimento destinato alle startup più innovative in ambito IA è di per sé interessante, in quanto potrebbe rappresentare un ponte fra il sistema universitario che sempre più fornisce strumenti di formazione dedicata (con il Programma Strategico per l’Intelligenza Artificiale già sta rispondendo con Corsi di laurea o dottorati in questo ambito) e il mondo delle aziende più strutturate e proattive rispetto al da farsi”.
…E CHI È DUBBIOSO
Per trovare qualche critica bisogna ascoltare Stefano da Empoli, presidente dell’Istituto per la Competitività (I-Com) che sottolinea come: “150 milioni di euro da soli sono certo ben poca cosa rispetto ai 47 miliardi di dollari investiti complessivamente da fondi e aziende statunitensi nel 2022 o alla dote iniziale di oltre un miliardo di dollari con la quale è nata alla fine del 2015 OpenAI, ex startup statunitense alla quale si devono solo nell’ultimo anno prodotti rivoluzionari come Chat GPT, GPT-4 e Dall-E.”
Quindi prosegue: “Oltre ad augurarci che la cifra in dotazione al Dipartimento per la trasformazione digitale rappresenti solo un primo stanziamento, occorre lavorare per attivare un importante effetto leva su fondi privati addizionali che moltiplichi gli investimenti totali di un multiplo importante.”
E soprattutto “Oltre ai soldi, serve però una strategia che possa costruire tutte le premesse per impiegarli al meglio (e magari attrarne degli altri). Altrimenti, si rischierebbe come per tante altre esperienze del passato anche recente (il pensiero va ad esempio all’incredibile vicenda di ENEA Tech, oggi ENEA Tech e Biomedical) di rimanere solo all’effetto annuncio, nella migliore delle ipotesi, o di generare uno spreco di risorse pubbliche, nella peggiore. Dunque, bene farebbe il Governo a promuovere un aggiornamento delle bozze di strategia che erano state pensate qualche anno fa e che per tanti versi sono ancora attuali.Butti ha annunciato anche questo, l’intento di aggiornare la strategia nazionale, con un nuovo (il terzo di tre Governi) gruppo di lavoro: vedremo.”
IL FONDO DI DRAGHI
Non è la prima volta che il nostro Paese guarda al tema. Sul finire del 2021 l’Italia aveva adottato il Programma Strategico per l’Intelligenza Artificiale (IA) 2022-2024, frutto del lavoro congiunto del Ministero dell’Università e della Ricerca, del Ministero dello Sviluppo Economico e del Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale e grazie al supporto del gruppo di lavoro sulla Strategia Nazionale per l’Intelligenza Artificiale.
In linea con la Strategia Europea, il Programma delineava ventiquattro politiche da implementare nei prossimi tre anni per potenziare il sistema IA in Italia, attraverso creazione e potenziamento di competenze, ricerca, programmi di sviluppo e applicazioni dell’IA. Queste politiche hanno l’obiettivo di rendere l’Italia un centro sull’intelligenza artificiale competitivo a livello globale, rafforzando la ricerca e incentivando il trasferimento tecnologico. Per rispondere a queste sfide sono state individuate le fonti di investimento, europee e nazionali per sostenere ciascuna politica.
All’interno delle iniziative dedicate a talenti e competenze sono previsti interventi per aumentare il numero di dottorati e attrarre in Italia i migliori ricercatori, sia in ambito di ricerca fondamentale sia applicata. Al contempo, il programma include politiche per promuovere corsi e carriere nelle materie STEM e per rafforzare le competenze digitali e in Intelligenza Artificiale.
Il programma strategico, inoltre, racchiude le politiche necessarie a rafforzare la struttura dell’ecosistema di ricerca italiano nell’IA, favorendo le collaborazioni tra il mondo accademico e della ricerca, l’industria, gli enti pubblici e la società. Si punta, tra l’altro, alla creazione di nuove cattedre di ricerca sull’IA, a promuovere progetti per incentivare il rientro in Italia di professionisti del settore, a finanziare piattaforme per la condivisione di dati e software a livello nazionale.
Infine, l’ultima area riguarda le politiche volte ad ampliare l’applicazione dell’IA nelle industrie e nella PA. Le misure a favore delle imprese hanno lo scopo di supportare la Transizione 4.0, favorire la nascita e la crescita di imprese innovative dell’IA e supportarle nella sperimentazione e certificazione dei prodotti di IA.
Gli interventi per la Pubblica Amministrazione sono volti alla creazione di infrastrutture dati per sfruttare in sicurezza il potenziale dei big data che genera la PA, alla semplificazione e personalizzazione dell’offerta dei servizi pubblici e all’innovazione delle amministrazioni, tramite il rafforzamento dell’ecosistema GovTech in Italia. Quest’ultima misura, per esempio, prevede l’introduzione di bandi periodici per identificare e supportare le start-up che offrono soluzioni basate sull’IA che possono risolvere problemi critici del settore pubblico.
Per garantire un’efficace governance, per monitorare lo stato di attuazione della strategia, e per coordinare tutte le iniziative di governo sul tema, nasce anche il gruppo di lavoro permanente sull’IA in seno al Comitato Interministeriale per la Transizione Digitale.