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spazio italia capitale umano

Ecco come l’Italia potrà contare nello Spazio

Chi c'era e cosa si è detto all'evento dal titolo "Space Economy: la competitività delle aziende italiane e del sistema Italia in un settore strategico" tenutosi il 28 settembre presso la Luiss Business School di Roma

 

Non solo risorse, ma anche e soprattutto competenze e capacità per l’Italia nel comparto spazio messe a sistema da istituzioni, enti di ricerca e aziende.

È quanto emerso dall’evento “Space Economy: la competitività delle aziende italiane e del sistema Italia in un settore strategico” tenutosi il 28 settembre presso la Luiss Business School di Roma in occasione del lancio del master “Space economy”, il primo del genere in Italia inaugurato ieri dalla Luiss Business School. L’obiettivo del master è quello di creare profili manageriali con un’ampia e approfondita conoscenza dei contesti internazionali ad alto impatto tecnologico.

Ormai la rilevanza dello spazio è attestata anche dalla Nato che ha inserito quello spaziale tra i domini operativi, alla stregua di mare, terra, aria e cyber. Infatti “lo spazio è intrinsicamente duale, serve tanto agli interessi civili quanto alla difesa”, ha sottolineato il professor Ezio Bussoletti, membro del comitato di coordinamento del master “Space Economy”.

Senza dimenticare che il comparto spazio vanta numeri importanti nel nostro paese: 8mila addetti per un fatturato di 2,6 miliardi di euro.

In Italia, il coordinamento politico dello spazio è gestito dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, come ricordato dal consigliere militare del presidente del Consiglio e segretario del Comitato Interministeriale per le politiche relative allo spazio e all’aerospazio (Comint), generale Franco Federici, intervenuto all’evento alla Luiss. Nel 2019 il Comint ha approvato il documento strategico per lo Spazio e ora “siamo in fase di revisione del documento” ha precisato il generale Federici aggiungendo che nel nuovo documento sarà esplicitato “quanto sia importante la formazione”.

Tutti i dettagli.

L’IMPORTANZA DELLA FORMAZIONE PER TUTTI GLI ATTORI (CIVILI E MILITARI) DEL COMPARTO

“Come per il dominio cyber, oggi anche quello spaziale non può essere ricondotto a un’unica forza armata dal momento che richiede operazioni multidominio” ha sottolineato il generale Salvatore Cuoci, comandante Dipe, intervento all’evento “Space Economy: la competitività delle aziende italiane e del sistema Italia in un settore strategico”.

“La new space economy comporta opportunità ma anche sfide e l’aspetto sicurezza ci riguarda da vicino come militari” ha evidenziato il generale Cuoci specificando che “La formazione è ineluttabile per sviscerare problemi e trovare soluzioni”.

COME SISTEMA-PAESE ITALIA DOBBIAMO AMBIRE A POSIZIONI IMPORTANTI NEL COMPARTO SPAZIO

Ma attori preparati occorrono anche, e soprattutto, ai tavoli decisionali internazionali se vogliamo avere l’opportunità di contare come paese nel setto spaziale.

“Possiamo ambire a posizioni importanti nelle organizzazioni internazionali del comparto spaziale come l’Agenzia spaziale europea (Esa), ma solo se abbiamo investito nella formazione” ha puntualizzato infatti il generale Federici.

“Dobbiamo individuare le persone che vanno a ricoprire i ruoli di rilievo. Francesi, tedeschi e non solo ultimamente occupano ruoli in Europa in cui possono però rincorrere anche interessi nazionali” ha messo in luce Antonio Blandini, presidente del Cira. Ancora una volta quindi “la formazione è fondamentale”.

E senza giri di parole, il professor Bussoletti ha ricordato come nel 2020 l’Italia “abbia perso un’occasione d’oro” con la debacle della nomina del nuovo Direttore generale dell’Esa. Ricordiamo infatti che l’incarico è andato all’austriaco Josef Aschbacher. Si è trattato di un duro colpo per il nostro paese. In base all’accordo storico non scritto per il quale la carica di DG era di diritto solo dei maggiori paesi contributori, l’Italia, con un contribuzione più alta di sempre al budget Esa dell’ordine di due miliardi e duecento milioni, era dietro soltanto alla Germania e alla Francia come contributore dell’agenzia.

Quindi “dobbiamo sperare bene per la tornata del 2024” ha auspicato Bussoletti.

COOPERAZIONE SIGNIFICA SIA OPPORTUNITÀ SIA SFIDE

Inoltre, “nello spazio c’è un problema di sistema. Dobbiamo capire come ci collochiamo con le nostre capacità prima a livello europeo e poi internazionale”, ha evidenziato Carlo Festucci, segretario generale dell’Aiad, la Federazione delle aziende italiane per l’aerospazio, la difesa e la sicurezza di Confindustria. “Dall’ultima ministeriale Esa sono state allocate tante risorse ma chi ha l’onere di gestire queste risorse? Come paese dobbiamo ragionare su cosa vogliamo fare”, ha puntualizzato Festucci ricordando che “un altro settore che va esplorato è quello underwater che ha anche molte similitudini con lo spazio e di cui potremmo essere primi se arriviamo per primi”.

“La new space economy,  si sta trasformando, ai tempi di Broglio potevamo fare da soli. Oggi no, la cooperazione è anche competizione. Dobbiamo perseguire un modello di cooperazione dell’industria che preservi la sovranità nazionale”, ha messo in luce il generale Giandomenico Taricco, comandante Comaer.

PENSARE ALLE NUOVE COMPETENZE

Tuttavia, “lo spazio non è sempre stato oggetto di attenzione”, ha ricordato Massimo Comparini, Deputy Ceo ESVP Thales Alenia Space: “Negli ultimi 10 anni abbiamo assistito a un’evoluzione nel settore spazio che si deve arricchire con nuove competenze”.

Per esempio a Torino Thales Alenia Space sta realizzando i moduli della stazione lunare cislunare, è a lavoro sul progetto Space Rider, veicolo spaziale riutilizzabile, senza pilota, capace di trasportare in orbita bassa terrestre (500 Km circa) esperimenti scientifici e tecnologici.

Per tutti questi progetti innovativi “occorre immaginare nuovi modelli di business, comprensione tecnica ed economica insieme”, ha sottolineato Comparini. “Bisogna progettare le competenze che ci serviranno altrimenti non saremo competitivi”. “La Luna non sarà solo un cammino tecnologico, abbiamo bisogno di un nuovo umanesimo” che punti a una formazione multidisciplinare e trasversale”.

QUALCOSA NON HA FUNZIONATO IN EUROPA

Infine, l’accesso allo spazio è parte inerente dello spazio, ma “qualcosa non ha funzionato in Europa” ha ammesso Comparini. Basti pensare che nel 2022 la società aerospaziale privata americana SpaceX di Elon Musk ha completato 61 missioni, quasi il doppio rispetto ai lanci del 2021. L’obiettivo dichiarato per il 2023 è il raggiungimento di 100 missioni, 150 per il 2024.

E l’Europa? Al momento i paesi del Vecchio Continente hanno bisogno di SpaceX per accedere allo spazio. Senza Ariane 6, e con il ritiro di Ariane 5, il Falcon 9 della statunitense SpaceX è l’unica alternativa praticabile per l’Esa per trasportare in orbita satelliti compreso il lancio di 4 satelliti Galileo.

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