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brevetti intelligenza artificiale

Dimmi dove vengono depositati più brevetti e ti dirò chi ha in mano l’IA

I brevetti sull’intelligenza artificiale generativa sono in costante crescita. La Cina predomina - anche sugli Stati Uniti - ma l'aspetto più rilevante è che la maggior parte di questi è depositata da aziende private e non dalle università che dovrebbero detenere il sapere scientifico. L'intervento di Laura Turini tratto dalla newsletter Appunti

 

Avere consapevolezza dei brevetti che vengono depositati ogni anno, da chi e in quali settori è come avere una cartina di tornasole di dove si sta orientando il mondo.

Anche se parte della tecnologia viene mantenuta dalle aziende in stato di segreto, il brevetto è lo strumento utilizzato per ottenere un’esclusiva, ventennale, sugli sviluppi più avanzati o sui progetti più avveniristici che si vogliano immettere sul mercato.

Si deposita un brevetto per proteggere una propria tecnologia matura, ma anche per tentare di ostacolare i concorrenti, bloccando le loro ricerche in settori ancora da sviluppare di cui però si percepisca una qualche potenzialità.

Per depositare un brevetto è necessario predisporre un’accurata documentazione tecnica che dimostri una soluzione pratica ad un problema tecnico, non si possono proteggere le mere idee, ma non viene richiesto un prototipo e neppure prove scientifiche del suo funzionamento.

Questo consente di potere ottenere l’esclusiva anche su progetti ancora embrionali, purché sufficientemente individuati.

Dietro ogni brevetto c’è una grande ricerca, a volte conclusa, più spesso in itinere.

Ne consegue che analizzare i brevetti che vengono depositati significa avere sotto gli occhi gli indirizzi industriali e commerciali dei prossimi anni e quello che ci mostrano è sostanzialmente una direzione verso cui guardare.

La WIPO, World Intellectual Property Organization, presso la quale vengono depositati i brevetti internazionali noti con la sigla PCT da Patent Cooperation Treaty, pubblica molti interessanti rapporti relativi ai depositi di brevetti in tutto il mondo.

L’ultimo, pubblicato a giugno 2024, ha ad oggetto i brevetti sull’intelligenza artificiale generativa e ci offre uno scenario, per certi aspetti noto, ma molto più consolidato di quanto pensassimo.

Il rapporto tiene in considerazione sia i brevetti, che le pubblicazioni scientifiche e in entrambi i campi il predominio assoluto è della Cina, seguita dagli Stati Uniti, Repubblica di Corea, Giappone, India, Regno Unito, Germania e poi Canada, Israele, Francia e dal resto del mondo.

La Cina non ha solo la maggior parte dei brevetti, ma il numero dei depositi aumenta del 50 per cento ogni anno, mentre in India si registra un aumento addirittura del 56 per cento, anche se la sua incidenza complessiva è inferiore.

I brevetti sull’intelligenza artificiale di tipo generativo, ovvero quella che crea qualcosa di nuovo come Chat GPT o Midjourney, sono solo il 6 per cento di tutti i brevetti sull’intelligenza artificiale ma sono in costante crescita.

Come dicevamo, la Cina predomina, ma è anche interessante osservare che la maggior parte dei brevetti sono depositati da aziende private, piuttosto che dalle Università e dagli istituti pubblici di ricerca.

Il seguente schema è illuminante:

È curioso che OpenAI, la società che ha creato ChatGPT, non figuri tra i maggiori depositanti, ma secondo la WIPO questa assenza è giustificata dal fatto che inizialmente OpenAI operava come ente non-profit, che metteva a disposizione la propria tecnologia, per poi passare a mantenerla in regime di segreto e solo recentemente si è aperta ai brevetti, cambiando la propria pelle e diventando molto più orientata al business.

I valori sono invece invertiti per quanto riguarda le pubblicazioni scientifiche, dove c’è un predominio assoluto delle università, rispetto alle imprese. Alphabet è l’unica che risulta in graduatoria.

Questo non vuol certo dire che le imprese non facciano ricerca, ma semplicemente che non condividono i risultati dei loro studi, con grave perdita per la comunità scientifica.

Per quanto riguarda i trend di mercato, il maggiore numero di brevetti sull’intelligenza artificiale generativa riguarda il settore delle immagini e video, quello dell’elaborazione di testi, suoni e musica, i sistemi per la generazione di modelli di immagini 3D, molecole chimiche, geni, proteine e codice software.

Si prevede che l’intelligenza artificiale generativa avrà un enorme impatto in molti settori industriali, essendo destinata a diventare una sorta di abilitatore tecnologico per la creazione di contenuti e il miglioramento della produttività.

Secondo uno studio della società di consulenza McKinsey del 2023 si stima che l’intelligenza artificiale generativa potrebbe aumentare per un valore tra i 2,6 e i 4,4 trilioni di dollari all’anno in molti settori industriali tra cui, in particolare, quello bancario, dell’high-tech e delle scienze della vita potrebbero subire un maggiore impatto.

Dal lato suo, la WIPO, in base ai brevetti depositati identifica ventuno aree di applicazione prevalenti che sono quelle identificate nella seguente tabella e che in parte corrispondono a quanto previsto da McKinsey:

Il rapporto della WIPO, consultabile liberamente, contiene altri altri dati interessanti, ad esempio sul luogo di provenienza degli inventori, che non è molto diverso da quello in cui hanno sede le aziende che maggiormente depositano, e sui modelli di AI utilizzati per sviluppare nuovi applicativi.

A livello macroscopico mi sembra che siano tre i dati fondamentali da tenere in considerazione.

Primo, i brevetti sull’intelligenza artificiale generativa sono in aumento e rappresentano solo la punta dell’iceberg dello sviluppo tecnologico ad essi sotteso.

Secondo, la Cina predomina, seguita dagli Stati Uniti, ma ci sono paesi in grande crescita come l’India. Terzo, la tecnologia è nelle mani delle imprese, soprattutto cinesi e ben poco in quelle delle università che dovrebbero detenere il sapere scientifico.

Tutto questo deve farci molto riflettere su cosa ci attende nei prossimi anni e su come pensiamo sia opportuno intervenire per provare a indicare una rotta.

(Estratto dalla newsletter Appunti di Stefano Feltri: ci si iscrive qui)

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