Una dozzina di paesi europei si è impegnata formalmente contro i detriti spaziali.
Le attività umane lasciano troppi satelliti morti e frammenti di macchinari scartati nell’orbita terrestre. La spazzatura spaziale ingombra le orbite e rappresenta una minaccia urgente per il tempo, la sicurezza, le comunicazioni e altri satelliti (Per saperne di più la puntata del podcast Spaziale!: La spazzatura spaziale rischia di intasare l’orbita terrestre).
In occasione del vertice dell’Ue con l’Agenzia spaziale europea (Esa) Austria, Belgio, Cipro, Estonia, Germania, Lituania, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Svezia e Regno Unito hanno firmato la Carta Zero Debris dell’Esa.
La Carta Zero Debris è un impegno a livello mondiale per neutralizzare i detriti nello spazio entro il 2030, presentato al vertice spaziale dell’Esa tenutosi a Siviglia nel novembre 2023.
Più di 100 organizzazioni hanno promesso che si iscriveranno anche all’iniziativa guidata dalla comunità spaziale nei prossimi mesi.
E l’Italia?
Tutti i dettagli.
LA CARTA ZERO DETRITI DELL’ESA
“È la prima volta che i Paesi aderiscono a livello nazionale, rafforzando l’Europa come leader nello spazio pulito e dimostrando al contempo l’accettazione internazionale della Carta”, ha affermato l’Esa in una nota.
Come spiega l’Agenzia, alla Conferenza Ministeriale del 2022, l’Esa è stata incoraggiata dai suoi Stati membri ad attuare “un approccio Zero Debris per le sue missioni; e incoraggiare i partner e altri attori a perseguire percorsi simili, ponendo così collettivamente l’Europa in prima linea nella sostenibilità sulla Terra e nello spazio, preservando al contempo la competitività della sua industria”.
Con “Approccio Zero Detriti” si intende l’impegno di ridurre drasticamente la propria impronta di detriti spaziali. L’approccio Zero Debris dell’Esa rappresenta la revisione su larga scala dell’agenzia dei suoi requisiti di mitigazione dei detriti spaziali interni per diventare neutrali rispetto ai detriti entro il 2030.
La Carta Zero Debris è un’iniziativa più ampia guidata dalla comunità e di costruzione della comunità per la comunità spaziale globale. Il trattato contiene infatti sia principi guida di alto livello che obiettivi ambiziosi e definiti congiuntamente per consentire alla comunità spaziale di raggiungere l’obiettivo di Zero Debris.
LA QUESTIONE URGENTE DELLA SPAZZATURA SPAZIALE
L’Esa stima che attualmente ci siano più di un milione di detriti spaziali più grandi di un centimetro nell’orbita terrestre. Ciascuno di questi oggetti è in grado di causare danni catastrofici alle risorse spaziali. Se non verrà intrapresa un’azione rapida e decisiva per migliorare la sostenibilità delle attività spaziali, la crescita esponenziale di questa popolazione di detriti rappresenterà un pericolo sempre maggiore per i satelliti e gli astronauti e potrebbe rendere alcune orbite completamente inutilizzabili.
E L’ITALIA?
Infine, il nostro paese, così come la Francia (rispettivamente terzo e secondo contributore ai programmi spaziali dell’Esa) non figurano tra i firmati della Carta Zero Debris al momento.
Eppure l’Italia si è detta da tempo impegnata anche sul fronte della riduzione dei detriti spaziali.
Come aveva preannunciato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso in occasione dell’incontro trilaterale con gli omologhi francese e tedesco al vertice Esa di Siviglia dello scorso novembre. Con Francia e Germania, aveva dichiarato Urso, “abbiamo stabilito un dialogo continuo per affrontare al meglio ed insieme tutte le sfide poste dalla Space Economy. Dopo il futuro dei lanciatori europei, ci dedicheremo ad altri settori, come il controllo dei detriti spaziali fino al ritorno umano sulla Luna.”
Inoltre, c’è attesa in Italia per la legge spaziale. Il ministero delle Imprese e del Made in Italy sta preparando “la prima legge nazionale sullo spazio”, perché “pur essendo noi un grande paese e un grande attore sullo spazio, non abbiamo ancora una legge nazionale sullo spazio come hanno invece da tempo tanti altri paesi europei” ha spiegato di recente sempre il ministro Urso. Secondo il ministro “la prima cosa che dobbiamo fare è regolamentare l’attività sullo spazio e l’attività dei privati sullo spazio”. Di conseguenza anche l’impronta di queste attività.