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Chi scommette sull’intelligenza (artificiale) di Musk

Adesso xAI, la startup di intelligenza artificiale voluta da Musk per presidiare un campo finora nelle mani di Google, Microsoft, Anthropic, OpenAI e poche altre, potrà fare sul serio. I sei miliardi appena incamerati dovranno servire per recuperare il terreno. Al lavoro un super team di 11 esperti che hanno convinto alcuni dei più grandi investitori del pianeta a scommettere sulla startup. Nonostante i risultati deludenti di Grok

Se servivano i soldi per competere degnamente con ChatGpt, Gemini, Copilot e Claude (ma la lista sarebbe davvero lunga), adesso sono arrivati. I sei miliardi raccolti da Elon Musk come uno startupper qualunque, bussando cappello in mano ai più importanti Venture capital del mondo, sono la benzina necessaria per fare davvero sul serio, dopo la falsa partenza di Grok, che sembrava aver debuttato più per mettere una bandierina che non per rompere le regole, come piace al suo babbo, l’istrionico magnate già a capo di Tesla, Neuralink, Starlink, SpaceX, ecc…

SEI MILIARDI PER RECUPERARE IL TERRENO PERDUTO

Le intelligenze artificiali saranno anche virtuali, ma sono veri e propri pozzi senza fondo: ingurgitano dati – una mole spaventosa di dati – e soldi. Tantissimi soldi. Ecco perché i sei miliardi raccolti nelle ultime ore rischiano di essere solo l’antipasto e finiranno presto nella fornace così da permettere a xAI, la startup messa in piedi in fretta e furia da Musk, di diminuire le distanze rispetto alle intelligenze artificiali di Google, Microsoft e ovviamente di OpenAI (finanziata sempre da Microsoft, per 11 miliardi).

LA QUERELLE CON OPENAI

Da questo punto di vista, conoscendo l’ego di Musk, è senz’altro ChatGpt l’avversario da battere. Non bisogna infatti dimenticare che il patron di Tesla aveva partecipato fin dall’inizio al progetto, salvo poi abbandonarlo poco prima che esplodesse il mercato.

Segno che perfino Musk non ha sempre fiuto per gli affari. Anche se l’imprenditore sudafricano successivamente ha fornito tutt’altra lettura dei fatti: avrebbe lasciato in polemica, soprattutto con l’attuale founder e Ceo di OpenAI, Sam Altman, reo di aver trasformato la software house da no profit a impresa a tutto tondo, col lucro come principale finalità.

Una accusa difficile da credere, specie perché mossa da Musk che non è diventato l’uomo più ricco del mondo grazie alle no profit, ma che si incardina alla perfezione con le tribolazioni vissute nell’ultimo periodo da OpenAI, che ha lasciato per strada diverse menti brillanti, tutte in disaccordo con la strategia elaborata da Altman.

CHI FINANZIA L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE DI MUSK

Anche se Grok al momento annaspa e incespica, la presenza di Musk quale garante d’ultima istanza ha permesso a xAI di raccogliere soldi da alcuni dei principali investitori del mondo degli affari.

Il nuovo round di finanziamento è stato sostenuto, tra gli altri, da Valor Equity Partners, Vy Capital, Andreessen Horowitz, Sequoia Capital e Fidelity Management & Research Company. La valutazione pre-money dell’azienda era di 18 miliardi di dollari, ha dichiarato Musk in un post su X, mentre ora sarebbe sui 24 miliardi. Numeri che lasciano il tempo che trovano, più virtuali e impalpabili dell’intelligenza artificiale su cui è al lavoro il team voluto da Musk.

CHI SCOMMETTE SULL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE DI MUSK

Perché se i Venture capital mettono i soldi, ci sono anche coloro che hanno deciso di scommettervi molto di più, ovvero la propria carriera. Sono gli undici super esperti che l’imprenditore ha radunato attorno al suo progetto nel tentativo di primeggiare anche in quel campo.

Sono stati con ogni probabilità pagati a peso d’oro e provengono da realtà attualmente più affermate del calibro di OpenAI, Google Research, Microsoft Research e DeepMind. Si va da Igor Babuschkin, a Manuel Kroiss, passando per Yuhuai (Tony) Wu, Christian Szegedy, Jimmy Ba, Toby Pohlen, Ross Nordeen, Kyle Kosic, Greg Yang, Guodong Zhang e Zihang Dai. Uno dei supervisori di xAI sarà Dan Hendrycks, direttore del Center for AI Safety, un’organizzazione no-profit con sede a San Francisco che ha come obiettivo tutelare il mondo dai rischi connessi all’intelligenza artificiale.

Una stilettata non troppo velata indirizzata a Sam Altman, che ha appena smantellato il Superalignment di OpenAI, un comitato interno alla software house presa sotto l’ala da Microsoft pensato per porsi questioni morali contestualmente allo sviluppo di una tecnologia ignota e potenzialmente pericolosa, non solo per ciò che concerne l’elaborazione di deep fake particolarmente raffinati, ma anche per il suo impatto sul mondo del lavoro.

 

Lo stesso Musk è convinto che con l’intelligenza artificiale non ci sarà più lavoro per nessuno. Lo ripete ormai da mesi (la notizia sta rimbalzando in questi ultimi giorni, ma in realtà i medesimi concetti erano stati espressi in questo botta e risposta col Primo ministro britannico Rishi Sunak datato 2 novembre 2023: allegato al tweet poco sopra potrete trovare l’intervento integrale) e si dice sicuro che servirà un reddito universale per non fare la fame. Una visione che certo non rende la sua intelligenza meno pericolosa di quelle artificiali attualmente in sviluppo nelle software house di mezzo mondo.

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