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Apple Shutterstock

Anche Apple ha fallito (almeno 12 volte)

Viaggio nel tempo tra i prodotti di Apple che non ce l'hanno fatta. Storie, aneddoti e curiosità

 

Apple, fondata nel 1976 dai visionari Steve Jobs, Steve Wozniak e Ronald Wayne nella Silicon Valley, è da sempre sinonimo di avanguardia, affidabilità e successo dei suoi prodotti ma nel corso degli anni anche i migliori ogni tanto prendono un abbaglio. Quartz ne ricorda i fallimenti che avrebbero potuto segnare la sua fine.

APPLE NEWTON (1993-1998)

Prima dell’iPhone ci sarebbe potuto essere Apple Newton, un computer portatile che entrava in tasca, con uno schermo tattile con cui si poteva interagire utilizzando una pillola penna in plastica. Presentato nel 1992, fu messo in vendita l’anno seguente e, infine, eliminato nel 1998. A quanto pare, con grande gioia di Jobs.

Ma l’aspetto più curioso, osserva Quartz, è stato il suo sviluppo, per il quale era necessario un chip che non richiedesse molta energia e non producesse troppo calore. Apple lo trovò in un’azienda britannica chiamata Acorn, in cui investì 3 milioni di dollari. Oggi, l’evoluzione di quei primi chip alimenta oltre 160 miliardi di dispositivi, compresi gli ultimi Mac di Apple.

Apple Newton

APPLE USB MOUSE (1998-2000)

Il primo mouse USB di Apple fu un disastro. Sicuramente di design ma non pratico. Invece di due pulsanti ne aveva uno solo e orientare il cursore era molto difficile. È scomparso dalla circolazione dopo due anni.

APPLE PIPPIN (1996-1998)

Attratta dalla prima piattaforma hardware aperta basata sul sistema operativo Macintosh, che Apple intendeva concedere in licenza a società che avrebbero potuto modificarla, Bandai – azienda leader nella produzione di giocattoli e nello sviluppo di giochi – si è fatta avanti, trasformando il prototipo “Pippin Power Player” di Apple nella console di gioco Pippin Atmark in Giappone e Pippin @World negli Stati Uniti.

Tuttavia, la console fallì principalmente per tre ragioni: il prezzo di lancio era di 600 dollari (più di 1.000 dollari di oggi), c’erano pochi giochi interessanti (soprattutto negli Stati Uniti) e Sony, Sega e Nintendo avevano già una posizione dominante sul mercato.

iTUNES PING (2010-2012)

Jobs descrisse la piattaforma come “una sorta di Facebook e Twitter che incontrano iTunes”. Ping, infatti, inserito in iTunes 10, aveva un feed di notizie, follower e contenuti multimediali, ma nulla di diverso dagli altri social network, a parte l’attenzione per la musica.

Nelle prime 48 ore dal rilascio Apple dichiarò 1 milione di utenti ma dopo due anni dovette ammetterne il fallimento.

MACINTOSH PER I SUOI 20 ANNI (1997-1998)

Il Twentieth Anniversary Macintosh, meglio noto come TAM, più che un computer era un oggetto di lusso per celebrare il 20° anniversario di Apple Computer. Offriva un computer, una tv e una radio, con tanto di enorme subwoofer Bose.

La ragione del fallimento fu abbastanza banale: il prezzo. Stimato inizialmente a un costo di vendita di circa 9.000 dollari, fu brevemente messo in commercio alla modica cifra di 7.499 dollari, ma lo sconto non bastò a fargli guadagnare successo. Prima di interrompere la produzione dopo un solo anno il prezzo scese ulteriormente a 1.995 dollari. Sono stati venduti così pochi esemplari che oggi, sottolinea Quartz, sono diventati oggetti da collezione, quotati fino a 20.000 dollari.

BUTTERFLY KEYBOARD (2015-2020)

La butterfly keybord, “tastiera a farfalla” in italiano, è comparsa nel 2015 con il MacBook da 12 pollici per ridurre al minimo le dimensioni del sottilissimo notebook che però ha fin da subito riscosso critiche per la rigidità e, al contempo, estrema delicatezza dei suoi tasti. Nonostante questo, Apple ha continuato a proporla sul MacBook Air e sul MacBook Pro fino a quando solo poco più di tre anni fa l’ha gradualmente abbandonata con l’uscita del nuovo MacBook Pro 16.

MACINTOSH TV (1993-1994)

La fusione di un computer con una televisione. Questa era l’ambizione della Macintosh TV, che avrebbe dovuto far risparmiare spazio e denaro (il costo era di 2.099 dollari). Ovviamente si poteva usare solo una delle due funzioni alla volta. Alla fine però risultò più lento e più costoso delle altre opzioni presenti sul mercato e mancava di funzioni fondamentali, il che portò Apple a venderne solamente 10.000 unità prima di interromperne la produzione quattro mesi dopo il suo lancio.

APPLE III (1980-1984)

Dopo il grande successo dell’Apple II, il modello successivo fu costruito principalmente per le aziende (il pc di IBM arriverà un anno dopo) ma presentò gravi problemi: le schede madri, per esempio, si surriscaldavano a causa della mancanza di una ventola di raffreddamento che, rivela Quartz, Jobs avrebbe rimosso per motivi estetici.

AIRPOWER (2017-2019)

Nel 2017 Apple ha presentato un caricabatterie wireless in grado di alimentare contemporaneamente tre dispositivi. Un sogno per i consumatori che sembrava realtà e, invece, non è mai arrivato sul mercato perché la ricarica di un dispositivo in modalità wireless genera un notevole calore e AirPower non era a prova d’incendio.

iPOD HI-FI (2006-2007)

Facilmente dimenticato, l’iPod Hi-Fi era un dispositivo di fascia alta con una qualità audio potente, un telecomando a sei pulsanti e comandi semplici, ritirato perché non poteva battere la concorrenza.

COPLAND (1994-1996)

Il sistema operativo Copland di Apple è un momento cruciale della competizione con lo storico rivale Microsoft. System 7 infatti non era al passo con Windows 95 ma la sua versione successiva, che sarebbe uscita con il nome di System 8, si rivelò “uno dei peggiori disastri informatici della storia” perché troppo ambizioso, scrive Quartz.

Dopo aver iniziato a progettarlo nel iniziato 1994, due anni più tardi fu abbandonato fino a quando non tornò alla fine del 1996 Jobs ed Apple annunciò l’acquisto di NeXT, da cui ottenne il sistema operativo NeXTSTEP, che sarebbe diventato la base di Mac OS X.

POWER MAC G4 CUBE (2000-2001)

Infine, lui. L’oggetto di design non capito. Paragonato a un tritacarte, il Power Mac G4 Cube, progettato dal designer Jonathan Ive, era un desktop in miniatura avvolto da una copertura in acrilico. Non aveva ventole e utilizzava un raffreddamento passivo attraverso un’ampia presa d’aria sulla parte superiore.

Come spiega Quartz, la sua bellezza però non è bastata perché non offriva la potenza o le funzioni che ci si aspettava per 1.799 dollari – prezzo al momento del lancio, ridotto poi a 1.499 dollari.

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