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Chi sfruculia Sogin in Parlamento

Due interrogazioni parlamentari (Gruppo misto e Pd) chiedono il commissariamento di Sogin per le grosse spese e i pochi risultati raggiunti. Il M5S chiede chiarezza sulle attività in Russia. Tutti i dettagli.

 

Due interrogazioni parlamentari del Gruppo misto e del Partito democratico chiedono il commissariamento di Sogin, la società pubblica che si occupa della dismissione degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi.

LA PERQUISIZIONE DI NUCLECO

Nelle due interrogazioni – come riporta La Verità – si fa menzione della recente perquisizione della Guardia di finanza negli uffici di Nucleco, società controllata da Sogin focalizzata sulla gestione dei rifiuti radioattivi a media e bassa attività. L’operazione aveva lo scopo di acquisire documenti relativi al progetto Cemex (l’impianto di condizionamento dei rifiuti liquidi che verrà realizzato a Saluggia) e ai contratti con la società slovacca Javys (per la spedizione di rifiuti radioattivi all’estero).

I RITARDI DI SOGIN

La Verità scrive che Sogin avrebbe dovuto completare nel 2014 la messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi prodotti in Italia entro il 1987, anno del referendum sul nucleare. E, inoltre, ultimare entro il 2019-2020 lo smantellamento di tutte le strutture nucleare. Così però non è stato e, si legge sul quotidiano, “dal 2010 a oggi Sogin ci è costata 4 miliardi di euro”.

Recentemente Sogin ha consegnato al ministero della Transizione ecologica la mappa aggiornata dei luoghi idonei a ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, dove concentrare le scorie che al momento sono sparse in una ventina di siti in vari luoghi d’Italia.

COMPLETATI SOLO IL 30% DEI LAVORI

I parlamentari che hanno presentato le interrogazioni hanno detto a La Verità che Sogin ha completato “solo il 30% dei lavori previsti”, non ha messo in sicurezza i rifiuti maggiormente problematici e non ha cominciato lo smantellamento delle parti nucleari degli impianti.

I COSTI

Le stime iniziali per il decommissioning (ovvero lo smantellamento degli impianti) parlavano di un costo di 3,6 miliardi di euro, che è tuttavia salito a circa 8 nell’ultima revisione, datata giugno 2020.

LE CRITICITÀ

Lo stato di avanzamento del processo di dismissione sarebbe al 35,5 per cento, stando agli ultimi dati di fine dicembre 2021.

Al complesso Cemex di Saluggia, poi, sono stoccati “270.000 litri di rifiuti radioattivi acidi” all’interno di serbatoi in acciaio costruiti negli anni Sessanta, che potrebbero costituire un rischio ambientale.

LE RICHIESTE DELLE INTERROGAZIONI

Nell’interrogazione viene espressa la “necessità di fare chiarezza sulla correttezza delle rendicontazioni ad Arera [l’autorità di regolazione per l’energia, le reti e l’ambiente, ndr] circa i contratti per il deposito nazionale, sulle quali sono in corso indagini della Guardia di finanza”.

Viene inoltre sottolineata “l’incapacità” di Sogin, “dopo un investimento di 4,2 miliardi in 23 anni, di completare quasi il 70% dello smantellamento delle centrali nucleari, con un miliardo di euro speso di soli stipendi per dirigenti e personale”.

IL PIANO INDUSTRIALE DI SOGIN

Il piano industriale di Sogin del 2017 ha rimandato il brownfield (si chiamano così le aree contaminate ma riconvertibili) al 2036. Ma la società ha completato meno della metà dei lavori previsti nel periodo 2018-2020, e il 40 per cento di quelli per il biennio 2020-2021.

IL RUOLO DI CINGOLANI

Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha già fatto avanzare una istruttoria su Sogin. La società è guidata da Luigi Perri (presidente) e da Emanuele Fontani (amministratore delegato), nominato il 12 dicembre 2019.

COSA FA SOGIN IN RUSSIA?

Il Movimento 5 Stelle – come scrive MF-Milano Finanza – è invece tornato a chiedere chiarimenti sulle operazioni di Sogin in Russia, dove possiede un accordo per lo smaltimento dei rifiuti dei sottomarini nucleari sovietici. L’intesa venne sottoscritta nel 2002 e da allora è stata rinnovata tre volte: l’ultima proroga è del 2021, che estende il contratto fino al 2023.

Con una prima interrogazione (inevasa), il Movimento 5 Stelle aveva sottolineato il costo dell’attività di Sogin in Russia, pari a 360 milioni di euro, chiedendo controlli da parte del governo e dell’Arera.

Lo stanziamento di 360 milioni di fondi pubblici, ai quali va sommato un importo ulteriore pari al 25 per cento dei costi, avrebbe dovuto esaurirsi per legge entro il 2013: così non è stato. Inoltre, stando a quanto riportato da MF, nel 2019 i costi per la sede a Mosca di Sogin ammontavano a 800mila euro all’anno; nell’elenco dei collaboratori della società al 2018 figurano tre tecnici russi, per una spesa di circa 100mila euro.

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