La dipendenza dalle importazioni e i volumi sembrano destinati a crescere in Cina nei prossimi sei anni. La domanda interna del paese ha ormai superato di gran lunga la produzione locale e se l’import ha raggiunto il 43% lo scorso anno rispetto ad appena il 5% del decennio precedente – con il Gnl a soddisfare la metà dei fabbisogni – le scarse opzioni sul mercato nel breve termine per ottenere combustibile liquefatto potrebbero accentuare la dipendenza di Pechino dalla Russia. È quanto emerge da un report del senior research fellow dell’Oxford Institute for Energy Studies Stephen O’Sullivan che esamina la crescente domanda cinese e i modi i cui Pechino potrebbe soddisfare il suo appetito.
RUSSIA CANDIDATA A PRIMO FORNITORE GRAZIE AL POWER OF SIBERIA
L’assunto da cui parte O’Sullivan è molto semplice: è improbabile che i fornitori di gas attraverso le pipeline esistenti siano in grado di aumentare le esportazioni in misura sufficiente ad evitare la necessità di cercare nuove fonti di approvvigionamento. Per questo la Russia è candidata ad essere il venditore “numero uno” per i cinesi grazie al costruendo gasdotto Power of Siberia, con avrà un volume previsto di 38 miliardi di metri cubi. Ma potenzialmente in grado di fornire ulteriori 30 miliardi di metri cubi (tramite Power of Siberia 2), malgrado la data del 2025 per la sua messa in funzione potrebbe essere ottimistica dato che i colloqui su questo percorso sono sporadici e non hanno ancora prodotto alcun accordo concreto.
CINESI PRONTI A RILEVARE Il 20% DI ARTIC LNG DI NOVATEK
Allo stesso tempo, l’annuncio di fine aprile secondo cui i cinesi acquisiranno una quota del 20% del progetto di Novatek per il progetto Artic LNG da 27 miliardi di metri cubi, è parzialmente volto a inviare un messaggio agli Stati Uniti per dire che la Cina ha opzioni di approvvigionamento alternative, così come altre opzioni di investimento. Novatek non ha rivelato il valore dell’intesa firmata a margine del Belt and Road Forum di Pechino, ma farà della China National Oil & Gas Exploration and Development Company (CNODC) e di CNOOC il secondo e terzo maggiore azionista straniero di Arctic LNG 2 dopo Total.
PECHINO DOVRA’ INTEGRARE CON IL GNL LE SUE FORNITURE
Malgrado questi volumi supplementari, tuttavia, entro il 2025 la Cina potrebbe aver bisogno di 49 miliardi di metri cubi supplementari di Gnl per soddisfare la sua domanda, oppure di altri 79 nel caso di ritardi su Power of Siberia, evidenzia la ricerca. In questo caso l’interrogativo è un altro: ci sarà capacità sufficiente dei terminal di importazione di Gnl per ricevere tutto il gas liquefatto richiesto dalla Cina? Il volume delle importazioni di Gnl nel 2018, pari a 73 miliardi di metri cubi, dovrebbe salire a 95 entro il 2020, ma la capacità di importazione necessaria entro il 2025 che emerge dall’analisi sarà di 119 miliardi di metri cubi (da considerare però che il CNPC, il Comitato di programmazione cinese, ha recentemente suggerito che a quella data saranno necessari 110 miliardi di metri cubi di import Gnl).
LA CAPACITA’ DEI TERMINAL SARA’ SUFFICIENTE?
Secondo le stime, la capacità attuale di gas liquefatto della Cina è di circa 97 miliardi di metri cubi e altri 30 miliardi di metri cubi dovrebbero entrare in funzione tra il 2020-2021. Se questi progetti saranno realizzati entro i termini previsti, insomma, ci dovrebbe essere una capacità sufficiente per far fronte alla crescente domanda cinese.
QATAR, AUSTRALIA, FORSE MOZAMBICO. MA ANCHE PAESI DELL’ASIA CENTRALE PRONTI A DIVENTARE FORNITORI DEI CINESI
Ma se dipendenza della Cina dalle importazioni rimarrà senza dubbio una sfida continua e crescente per il paese negli anni a venire, osserva O’Sullivan, ciò avrà implicazioni anche sui fornitori globali di gas liquefatto: “Se gli Stati Uniti non saranno un fornitore significativo di Gnl per la Cina, altri paesi avranno l’opportunità di intervenire per colmare il divario come Qatar, Australia, forse Mozambico. Allo stesso modo, la Cina potrebbe guardare più favorevolmente ad ulteriori accordi nel settore gasdotti con la Russia o l’Asia centrale. La Cina, da parte sua, vorrà mantenere la diversità sia nei fornitori sia delle rotte di approvvigionamento per garantire la massima flessibilità operativa e commerciale alle sue forniture di gas”.