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Ecco come fa acqua la transizione energetica in Germania

La Dunkelflaute, ossia la mancanza di sole e vento, sta portando quasi a zero la produzione di energia da rinnovabili in Germania e costringendo il paese a comprare energia dall'estero, con rincaro dei prezzi. Fatti, numeri e approfondimenti

Il nuovo spettro della transizione energetica tedesca è un neologismo di dodici lettere, neanche tante tenuto conto della media dei paroloni di questa lingua: Dunkelflaute. Sono i periodi, prevalentemente autunnali e invernali, di nebbia e poco vento nei quali la produzione energetica da fonti rinnovabili quali l’eolico e il solare si riduce notevolmente fino a raggiungere lo zero.

In meteorologia il fenomeno è noto con il nome di oscurità anticiclonica o buio anticiclonico e chiunque viva in Germania (o nelle nazioni di questa fascia nord-centro europea) sa bene che da ottobre e fino a febbraio le probabilità di vedere un raggio di sole si contano in percentuali a una cifra. Resta il vento, ma quest’anno non spira neppure quello.

LO SPETTRO DELLA DUNKELFLAUTE

Agli annali della storia energetica tedesca rimarrà la data del 6 novembre 2024, giorno in cui i prezzi dell’elettricità hanno toccato punte superiori agli 800 euro per megawattora, un livello straordinariamente elevato, dieci volte la media dei mesi precedenti. Questo incremento improvviso ha colpito duramente sia le aziende sia le famiglie che utilizzano tariffe dinamiche, rendendo evidente una profonda fragilità del sistema elettrico tedesco. La situazione si è ripetuta ancora in questi ultimi giorni.

La causa principale è stata appunto una prolungata fase di Dunkelflaute che ha prodotto una carenza acuta di energia, obbligando il paese a ricorrere a importazioni soprattutto dalla Francia, dove le centrali nucleari hanno giocato un ruolo essenziale per colmare il gap. La Germania è uscita definitivamente dal nucleare poco più di un anno fa.

Secondo Klaus Müller, presidente della Bundesnetzagentur, l’Agenzia federale per le reti, questa dinamica riflette il buon funzionamento del mercato elettrico europeo, capace di bilanciare la domanda e l’offerta tra i vari Stati membri. Tuttavia, nel settore energetico molti interpretano questa situazione come un campanello d’allarme che evidenzia i limiti strutturali del sistema tedesco.

SEMPRE PIÙ DIPENDENTI DALLE RINNOVABILI

I periodi di Dunkelflaute possono durare diversi giorni e sono diventati un problema crescente in un sistema energetico sempre più dipendente dalle rinnovabili. L’ultimo dato al riguardo è di pochi giorni fa: l’Ufficio federale di statistica ha reso noto che nel terzo trimestre di quest’anno la quota delle energie rinnovabili nella produzione di elettricità è salita al 63,4%. Tra luglio e settembre sono stati generati e immessi in rete 96,3 miliardi di chilowattora di elettricità, un aumento del 2,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Gli ambientalisti sono entusiasti, ma è un cambiamento che ha ridotto la disponibilità di centrali tradizionali capaci di fornire energia in modo costante.

In parallelo, infatti, la cosiddetta “capacità garantita” è in diminuzione: le centrali a carbone vengono progressivamente dismesse per rispettare gli obiettivi climatici, mentre le ultime centrali nucleari tedesche hanno chiuso i battenti come detto poco più di un anno fa, nell’aprile 2023. Se un tempo i periodi di Dunkelflaute erano gestibili grazie all’affidabilità delle centrali fossili, oggi il sistema energetico è più fragile.

Markus Krebber, ceo di Rwe, ha dichiarato qualche giorno fa in un’intervista allarmata che il sistema ha raggiunto i suoi limiti e che, senza interventi strutturali, simili criticità potrebbero diventare più frequenti: “Il sistema energetico non può funzionare al limite delle sue capacità”, ha avvertito.

UNA RETE SOTTO PRESSIONE

I gestori delle reti elettriche, che hanno il compito di mantenere stabile il sistema, confermano la gravità della situazione. Interpellato dall’Handelsblatt, Christoph Müller, amministratore delegato del gestore Amprion, ha sottolineato che i recenti eventi rappresentano “un chiaro segnale d’allarme”. Sebbene finora i sistemi di gestione abbiano garantito la stabilità della rete, il crescente affidamento sulle rinnovabili e la diminuzione delle centrali tradizionali rendono il sistema più vulnerabile. Secondo Müller, è essenziale accelerare sia l’espansione delle infrastrutture di rete, per migliorare il trasferimento di elettricità tra le regioni, sia la costruzione di nuove centrali di supporto.

Tuttavia, la realizzazione di nuove centrali, pensate per fornire energia di riserva nei momenti critici, procede a rilento. Il piano governativo prevedeva impianti inizialmente alimentati a gas naturale e, in seguito, convertiti all’uso di idrogeno a basse emissioni. Tuttavia, la legge sulla sicurezza delle centrali elettriche, destinata a incentivare questi progetti, è stata bloccata a causa di divisioni politiche all’interno di quella che fu la coalizione di governo. E anche l’opposizione, guidata da Cdu e Csu, ha espresso il suo rifiuto, complicando ulteriormente la situazione.

IL FRAGILE EQUILIBRIO DELLA RETE EUROPEA

Di fronte a queste difficoltà, la Germania dovrà dunque fare sempre più affidamento sulle importazioni di energia elettrica da altri paesi europei. Christoph Müller ha osservato che, in linea di principio, il mercato europeo garantisce la sicurezza dell’approvvigionamento grazie a un’infrastruttura integrata, a condizione che ogni paese continui a fare la propria parte. Tuttavia, questo equilibrio è minacciato dagli stessi obiettivi climatici che la Germania condivide con altri paesi dell’Ue.

L’espansione delle rinnovabili e la chiusura progressiva delle centrali fossili stanno riducendo la capacità garantita in tutta Europa, aumentando il rischio di carenze diffuse.

In Germania, l’Agenzia Federale per le Reti dispone di strumenti per fronteggiare momenti critici, come l’uso delle cosiddette riserve di rete, centrali che producono energia solo su ordine dei gestori. Tuttavia, queste misure sono soluzioni temporanee. Secondo il direttore della Bundesnetzagentur, è urgente avviare una pianificazione a lungo termine che combini l’espansione delle rinnovabili con la creazione di infrastrutture di supporto, incluse nuove centrali e un ampliamento delle reti di trasmissione.

IL FUTURO DEL SISTEMA ENERGETICO

Nonostante queste difficoltà, il governo tedesco intende rispettare l’obiettivo di abbandonare completamente il carbone entro il 2030. Secondo Müller, questa transizione sarà comunque guidata dal mercato: l’aumento dei costi dei certificati per le emissioni di CO2 renderà economicamente svantaggioso il mantenimento delle centrali a carbone, portando gli operatori a chiuderle spontaneamente.

Tuttavia, senza un piano chiaro per la costruzione di centrali di riserva e senza un’accelerazione dei progetti infrastrutturali, la Germania rischia di trovarsi sempre più dipendente dalle importazioni, con una rete elettrica vulnerabile a fluttuazioni esterne. Christoph Müller ha avvertito che, per garantire un approvvigionamento stabile e sostenibile, il paese “dovrà affrontare con decisione le sfide strutturali che oggi limitano il suo sistema energetico”.

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