Intervistato dal Corriere della Sera, il direttore dell’area Grids and Innovability di Enel, Gianni Vittorio Armani, ha parlato della necessità di investire nel potenziamento della rete elettrica per migliorarne la resistenza di fronte agli eventi meteorologici estremi, per permetterle di accogliere i tanti piccoli consumatori-produttori da impianti fotovoltaici e più in generale per garantire la certezza delle forniture in una fase di espansione del vettore elettrico. Nei prossimi decenni, cioè, visto il processo di elettrificazione dei consumi e della mobilità, l’elettricità rappresenterà una quota molto maggiore dei consumi energetici finali dell’Unione europea (oggi è intorno al 20 per cento).
LA RETE ELETTRICA “VA DIGITALIZZATA E POTENZIATA”
“Per esempio”, ha detto Armani, “serve potenziare le linee elettriche nelle aree più a rischio dal punto di vista meteorologico e dotarle di sensori intelligenti per identificare rapidamente eventuali problemi”. L’infrastruttura “va digitalizzata e potenziata per accogliere e gestire questi nuovi flussi di energia”, ha aggiunto, spiegando che nel 2023 Enel ha gestito 370.000 nuovi allacciamenti.
E-Distribuzione, la controllata del gruppo Enel che si occupa di distribuzione e trasporto di energia elettrica, gestisce oltre 1.165.000 chilometri di rete in Italia, tra alta, media e (soprattutto) bassa tensione.
GLI INVESTIMENTI DI ENEL E LE CRITICHE ALL’AUTHORITY
Armani ha dichiarato che Enel ha investito 12 miliardi di euro in tre anni nello sviluppo della rete. “È però necessario che l’Authority incentivi gli operatori a effettuare questi investimenti e tutte le altre azioni necessarie per gestire con anticipo i rischi futuri, riconoscendoli come capitale investito ai fini regolatori”, ha aggiunto. “Invece, finora, l’Authority ha solo autorizzato sperimentazioni molto limitate, che non sono efficaci e rinviano la soluzione. Serve un piano ambizioso in tempi rapidi”.
Come riassunto da Simona Benedettini, esperta di mercati energetici, “gli investimenti per migliorare la resilienza delle reti di distribuzione elettrica ai fenomeni meteorologici devono essere remunerati in tariffa dall’Authority”.
L’autorità che si occupa di monitorare i mercati della trasmissione (l’infrastruttura è in mano a Terna) e della distribuzione di elettricità (Enel è l’operatore principale, ma non l’unico) è l’Arera, l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente.
BISOGNA AGIRE “VELOCEMENTE”, DICE ARMANI
Secondo Armani, che cita i risultati di un recente studio sulla distribuzione elettrica realizzato da Teha in collaborazione con Enel, nei prossimi dieci anni l’Italia avrà bisogno di investimenti da 6 miliardi di euro all’anno nelle reti di distribuzione.
Il manager ha detto al Corriere che “se non agiamo velocemente, andremo certamente incontro a problemi rilevanti. Quando ci saranno fenomeni meteo estremi, ormai sempre più frequenti, si potrebbero verificare blackout di grande estensione e di lunga durata. L’Enel sente l’esigenza di lanciare questo allarme: è necessario intervenire con urgenza”.
STAFFETTA QUOTIDIANA PIZZICA LO STUDIO DI ENEL…
In un post su LinkedIn il direttore responsabile di Staffetta Quotidiana, Gabriele Masini, ha offerto un po’ di contesto sullo studio di Teha-Enel e sul mercato delle reti elettriche.
Nello studio si afferma che le reti distribuzione hanno bisogno di grandi investimenti e pertanto è “necessario garantire un assetto in continuità che permetta una stabilità finanziaria e una gestione sostenibile per gli operatori”. Scrive Masini (il grassetto è nostro):
La normativa attuale prevede che le reti siano messe a gara entro il 2025, in quanto concessioni. Non sembra dunque arbitrario tradurre la perifrasi “garantire un assetto in continuità” con “evitare o neutralizzare in qualche modo questo passaggio delle gare, che potrebbe tradursi in una discontinuità degli assetti” (assetti che attualmente vedono Enel titolare della stragrande maggioranza delle concessioni in Italia).
È possibile che il ragionamento sia corretto; è possibile ad esempio che le gare creino un contesto che – per la complessità della materia, per la difficoltà di governare un passaggio non banale, per X motivi – scoraggi gli investimenti o ne determini un rallentamento. Il punto è: parliamone. Cominciando però col chiamare le cose con il loro nome.
Senza il riferimento alla scadenza delle gare, il messaggio veicolato dal comunicato (il bisogno di continuità) resta oscuro.
Masini aggiunge poi che:
Il discorso è analogo a quelli sulle concessioni balneari e sulle concessioni idroelettriche, ma ovviamente ha peculiarità specifiche ed è meno pop. La norma in questione è l’articolo 9 comma 2 del Dlgs Bersani 79/99. Sono passati 25 anni: va rivista? Perché? Eventualmente, in che modo?