Entro stasera si saprà di quanto si è sgonfiata la “Justinmania”. Oggi il Paese nordamericano è infatti chiamato a votare per il rinnovo della Camera dei comuni e a valutare quindi l’operato del primo ministro e leader del Partito liberale, Justin Trudeau, figlio di un ex primo ministro degli anni Settanta, che è stato capo del governo negli ultimi quattro anni. E che, da un capo all’altro del mondo, viene salutato come un campione dell’ecologia. In attesa del risultato è lecito, e interessante, chiedersi se davvero Trudeau abbia mantenuto le sue promesse sul fronte ambientale.
Per non cadere in nessuna trappola mediatica è necessario partire da un dato. Secondo la Banca mondiale nel 2018 il Canada è stato secondo ai soli Stati Uniti d’America per emissione annua pro capite di anidride carbonica: 15,2 tonnellate a fronte delle 16,5 degli Usa. A completare la top five della graduatoria, nell’ordine, il Giappone (9,5 tonnellate), la Germania (8,9 tonnellate) e la Cina (7,5 tonnellate).
Si potrebbe pensare che questo dato derivi da un’eredità che in quattro anni non poteva essere ridotta più di tanto. Non è così. Le iniziative del governo, in verità, non sono mai state aggressive come propagandate in Canada e soprattutto all’estero.
Le emissioni di carbone, il cui calo era stato previsto del 30% nel 2005, in ben dodici anni (di cui quattro con Trudeau premier) si sono ridotte solo del 2%. E anche nell’ultimo quadriennio la loro diminuzione è stata pressocché insignificante.
E’ vero, a esempio, che il governo a guida liberale ha introdotto la “carbon tax” ma fissando un importo difficilmente efficace a tagliare i consumi inquinanti in maniera sostanziale invertendo così la tendenza dominante nel Paese. La “carbon tax” è stata fissata, infatti, all’equivalente di circa 17 euro a tonnellata e nemmeno il suo raddoppio (previsto dalle proposte liberali entro il 2022) può raggiungere risultati rilevanti.
Secondo alcune indagini circolate alla vigilia del voto, la soglia della “carbon tax” dovrebbe essere portata all’equivalente perlomeno di 70 dollari a tonnellata per poter essere incisiva. Ma a qual punto la benzina schizzerebbe da 1,3 dollari canadesi al litro a tre.
Trudeau, nipote di un magnate del petrolio nel settore della distribuzione, è accusato in sostanza di essersi limitato a iniziative propagandistiche. Durante il suo premierato, sono state lasciate quasi intatte le sovvenzioni all’industria dell’oro nero. E’ stato nazionalizzato un oleodotto in difficoltà invece di lasciarlo fallire riducendo l’estrazione di petrolio. Sono stati investiti tre miliardi di dollari canadesi per rilanciare l’estrazione di petrolio dalle sabbie bituminose.