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EastMed, Tap e non solo: il gas guiderà la transizione energetica

EastMed, Tap e non solo: il gas resta fonte privilegiata nel complicato viaggio verso i traguardi del climatechange

 

Uso del gas e transizione energetica europea mettono in risalto i pregi e i difetti della politica. Anche in queste settimane poco serene. Così mentre tutti guardiamo con interesse allo sviluppo delle fonti rinnovabili, ai soldi che pubblici e privati devono mettere in gioco per il 2030 e 2050, ci convinciamo che la fiammella blu del gas continuerà ad alimentare molte economie europee.

Ieri il Parlamento greco ha ratificato l’accordo per il grande gasdotto EastMed, dopo che, a inizio anno, i capi di governo di Grecia, Israele, Cipro, si erano accordati sul progetto: 1.900 chilometri di condotte con una capacità massima di 20 miliardi di metri cubi per bilanciare le forniture russe all’Europa. Una struttura onshore e offshore che prende le risorse di gas del Mediterraneo orientale e che l’Italia – aveva scritto il ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli – “continua a sostenere nel quadro dei progetti di interesse europei”. Un esponente Cinquestelle favorevole ad un gasdotto, dopo le assurde battaglia sul Tap. Poi è arrivato il coronavirus con altre priorità, ma l’Italia non può ritenersi esclusa dalla più grande partita energetica che si gioca nel Mediterraneo.

Il gas resta fonte privilegiata nel complicato viaggio verso i traguardi del climatechange. Le company hanno progetti ambiziosi per le infrastrutture. Gli ambientalisti sono arrabbiati. Attaccano l’Europa paladina della transizione verde che, invece, sostiene con 30 milioni di euro la costruzione di 32 gasdotti e strutture di stoccaggio. A febbraio il Parlamento europeo ha detto sì a questi impianti che un po’ oscurano il mega-piano di riduzione dell’uso delle fonti tradizionali.

Nei 32 progetti Ue, l’EastMed fa compagnia al terminal di gas liquefatto di Shannon, in Irlanda, a quello galleggiante sull’isola di Krk in Croazia e al Tap. I Verdi sono contrari e al Parlamento europeo la loro eurodeputata Marie Toussain – riferisce l’agenzia Valori – ha detto che l’Europarlamento ha scelto di preservare le energie fossili, mentre una proposta alternativa è stata tuttavia sostenuta da 169 deputati. Sappiamo che gli obiettivi di abbassamento delle emissioni inquinanti sono al centro della politica della Commissione europea e che la sinistra si gioca molta parte della propria credibilità. Ma pare anche necessario che al proprio interno si sviluppino riflessioni più approfondite sull’uso del gas per i prossimi 20-30 anni. Un tempo congruo per immaginare scenari tutti green.

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