Il futuro è sempre plasmato da ciò che ingegneri e imprenditori immaginano e inventano, cose che o consumano o producono energia. Lo è stato in passato e non sarà diverso per noi ora.
Parola di Marc P. Mills, senior Fellow al Manhattan Institute – un think tank che ha come obiettivo quello di sviluppare nuove idee – ma anche Ceo di Digital Power group, un fondo di venture capital, partner di Cottonwood Venture partner, anch’esso un fondo di venture capital attivo nel settore petrolifero, columnist di Forbes e autore del libro “Work In The Age Of Robots”.
NEL 1919 FURONO L’AUTO, LA PUNTA HUGHES, LO SCANNER PER IL SOTTOSUOLO
Bastano pochi esempi a Mills per chiarire la questione: “Chi nel 1919 avrebbe potuto immaginare il futuro che si è effettivamente aperto grazie alle tecnologie inventate solo pochi anni prima? Nel 1919 c’erano più cavalli che auto pro capite. Ma il 1919 fu anche il decennio che vide il successo sfrenato del modello T, e sei anni dopo il primo volo dei fratelli Wright”.
Non solo, prosegue Mills su Forbes: “Per quanto riguarda la produzione di energia, nel 1919 l’era del petrolio era già vecchia di mezzo secolo; la produzione globale era cresciuta di oltre 20 volte dai primi tempi. Di conseguenza, il 1919 vide l’ascesa dell'”industria” di esperti che prevedevano il picco dell’offerta di greggio. Ma gli innovatori crearono un futuro che avrebbe visto la produzione aumentare di oltre 80 volte la produzione da quel momento. Alcune delle tecnologie chiave che permisero questa crescita erano già state inventate nel 1919: la punta Hughes, brevettata nel 1909, accelerò radicalmente sia la velocità che la profondità di perforazione; la prima piattaforma off-shore, che apriva nuovi vasti territori, era stata costruita 20 anni prima; e gli scienziati stavano giocando con l’imaging sismico del sottosuolo”.
AUTO A GUIDA AUTONOMA
Tutto questo ci porta al 2019, dove Mills decide di prendere in considerazione una mezza dozzina di esempi di tecnologie nuove o emergenti per porsi la domanda “dove ci porteranno”. A partire dalle auto a guida autonoma: “È ragionevole prevedere che le sfide della sicurezza, dell’affidabilità e dei costi saranno vinte a tempo debito. Le auto a guida autonoma a buon mercato porranno allora fine al transito di massa come lo conosciamo oggi?”. In realtà no secondo l’esperto di digitale perché “il consumo di carburante per chilometro per passeggero è molto più basso con autobus e treni”. Alcuni studi che suggeriscono una riduzione dell’uso di energia con l’avvento di questi veicoli “non sono realistici, presuppongono che i cittadini sceglieranno di condividere un veicolo di piccole dimensioni che viaggia a bassa velocità. Inoltre la maggior parte degli analisti ignora un’altra caratteristica non banale dell’autonomia: l’energia necessaria per alimentare i ‘cervelli’ di silicio delle auto. In futuro quest’ultimo fattore da solo porterà ad un uso di carburante equivalente a quello usato oggi da tutte le auto in California”.
HYPERSCALE DATACENTER E STAMPANTI 3D
“L’informatica globale consuma già il doppio dell’elettricità rispetto all’intero Giappone, e siamo ancora agli albori dell’era informatica – ha scritto Mills -. Seguirà la terza era informatica, molto più espansiva, caratterizzata da un’intelligenza artificiale assetata di energia, realtà virtuale e aumentata, il tutto ancorato a migliaia di data center Hyperscale (ce ne sono già centinaia), ognuno dei quali copre più terra di una dozzina di campi da calcio, ognuno dei quali assorbe da 50 a 100 MW. L’affermazione che l’informatica diventerà abbastanza efficiente da controbilanciare questa tendenza ottiene proprio al contrario: è lo stupefacente miglioramento dell’efficienza che ha guidato, e continuerà a guidare, una crescita massiccia del traffico dati”.
Le stampanti 3D invece “scateneranno un’era di personalizzazione di massa paragonabile per impatto agli albori della produzione di massa. Mentre le stampanti 3D sono ad alto consumo energetico il loro valore sta nel consentire la realizzazione di progetti o prodotti impossibili da realizzare in modo convenzionale, aggiungendo al contempo flessibilità e vicinanza all’utente finale. Le stampanti 3D diventeranno più efficienti dal punto di vista energetico, ma ci si dovrebbe aspettare che la facilità di fabbricazione locale, in loco e iperpersonalizzata ispirerà un consumo dissoluto”.
META-MATERIALI E AEREI TAXI
L’avvento di nuove classi di materiali – ad esempio, grafene, nanotubi di carbonio e meta-materiali che consentono caratteristiche bizzarre come l’invisibilità – insieme all’emergere della bio-elettronica “presagiscono tipi di prodotti e servizi davvero notevoli, apparentemente magici. Ma i materiali futuri complessi ed esotici richiedono invariabilmente più energia per essere fabbricati”. Naturalmente, grazie all’efficienza ma “a tempo debito, l’energia necessaria per produrre bio-elettronica corrisponderà a quella dell’odierna industria elettronica del silicio”, ha evidenziato Mills che poi si è concentrato sugli aerei taxi.
Più di una dozzina di piccole aziende, ma anche grandi aziende come Boeing, Airbus e Aston Martin e Uber, stanno sviluppando pratici “droni” per passeggeri. “Per un veicolo di questo tipo, la sfida è sempre stata il peso; materiali ‘magici’ emergenti forniscono la necessaria svolta. I taxi aerei controllati dal GPS e, probabilmente, pilotati automaticamente, offriranno uno dei pochi modi per alleviare significativamente la congestione urbana. Ma piuttosto che combattere il traffico, i taxi aerei devono combattere la gravità, il che porta inevitabilmente a un consumo energetico molto maggiore per chilometro urbano. Ma chi dubita che, alla giusta tariffa, ci sarà una domanda esplosiva per 10 minuti di corsa aerea verso gli aeroporti invece di 65 minuti su strade intasate?”.
I ROBOT
“Anche se il mondo deve ancora attendere l’equivalente di un modello A (un robot universale), presto vedremo la proliferazione di robot speciali come i robot a ruote dell’ultimo miglio di consegna che sia UPS sia FedEx stanno sviluppando – ha ricordato Mills -. Ma la strada verso gli automi a piedi è ormai chiara, anche se sembra ancora fantasiosa, con applicazioni prima in ambienti pericolosi, soccorso, industrie di ogni tipo, ospedali e poi, alla fine, nelle nostre case. Come le auto e i computer, i robot sono estremamente complessi e ad alta intensità di energia da fabbricare. Inoltre, per funzionare, consumano necessariamente carburante. I ‘muscoli’ artificiali dei robot richiedono circa 10 volte più energia dell’efficiente biologia che alimenta l’uomo. Così, in un futuro non così lontano, quando la penetrazione sul mercato dei robot sarà la stessa delle auto nel 1919 – uno ogni 10 persone – l’energia consumata da quei robot probabilmente rivaleggerà con il valore energetico del cibo usato per nutrire tutti gli esseri umani”.
IL MONDO AVRÀ BISOGNO DI IDROCARBURI PER MOLTO TEMPO ANCORA, MA SARÀ LA TECNOLOGIA A MIGLIORARE LA RESA
Ma qual è punto di tutto questo? Mills chiarisce, in sostanza, che le previsioni odierne di rallentamento, o addirittura di “picco” di crescita nell’uso dell’energia presuppongono “un mondo futuro che ignora l’impatto della nuova domanda di energia da parte delle nuove tecnologie”. Invece, sotto il profilo dell’offerta, “il mondo avrà bisogno di idrocarburi per molto tempo ancora, e poiché la maggior parte delle previsioni si concentrano sul futuro dell’energia alternativa”, Mills ha considerato un serie di tecnologie emergenti che potrebbero avere impatti sull’approvvigionamento di idrocarburi equivalenti allo sviluppo della punta Hughes. Tanto per cominciare l’uso dei robot e l’automazione delle operazioni meccaniche, compresa la perforazione completamente automatizzata in particolare sul fondo degli oceani. Poi quello che lui chiama “effetto Amazon” o “effetto Uber” legato all’intelligenza artificiale: “L’industria petrolifera e del gas, che vale più di un miliardo di dollari, è molto complessa e uno dei business globali meno digitalizzati; c’è quindi un vasto potenziale non sfruttato per vedere dei vari ‘cambi di gioco’. l’emergere dell’IA pratica nel settore del petrolio e del gas sarà conseguente quanto lo sviluppo dell’imaging sismico un secolo fa”. Non solo. Novità ci saranno anche per le scansioni del sottosuolo, laser invece di punte per perforare il terreno, catalizzatori in grado di convertire gli idrocarburi gassosi in liquidi (al momento della produzione si finisce per disperdere molto gas) e super insetti mangia-petrolio contro le fuoriuscite di greggio.
IL RISULTATO DELLE TECNOLOGIE? ENERGIA ABBONDANTE E A BASSO COSTO
“Una cosa che sappiamo per certo sul futuro – ha quindi concluso Mills -: la tecnologia continuerà ad avanzare. E sappiamo anche che le tecnologie che abbassano il costo di produzione degli idrocarburi continueranno il modello stabilito dalla rivoluzione shale-tech: idrocarburi più e meno costosi ‘alzano il livello’ infatti per le forme di energia concorrenti. Naturalmente l’evoluzione tecnologica porterà anche a riduzioni dei costi in tutte le altre forme di energia concorrenti. Il risultato è esattamente ciò di cui le economie mondiali in crescita hanno bisogno: energia abbondante e a basso costo”, ha concluso Mills.