Da quando, qualche settimana fa, l’amministratore delegato di Unicredit Andrea Orcel ha reso noti i suoi piani espansionistici sulla tedesca Commerzbank, è tornata di gran modo la mancata ratifica da parte dell’Italia della riforma del Trattato del Mes, avvenuta giusto un anno fa.
Chiederete cosa c’entrino le due cose. Nulla. Eppure se ne parla con la stessa naturalezza con cui si ritiene necessario aprire l’ombrello quando piove.
Prima di occuparci di contributi “de minimis” come quelli apparsi sul Foglio e sulla lavoce.info contemporaneamente il 19 dicembre (che strano!), parliamo del ruolo di Orcel.
Gli va indubbiamente riconosciuto il merito di essere un grande stratega, nel senso di essere capace di tessere una tela molto articolata, su più tavoli, non perdendo di vista l’obiettivo finale, pur non disdegnando deviazioni tattiche al bisogno. È uno che guida anziché inseguire. Diverso è ragionare sull’efficacia di quella strategia, di cui potremo dire qualcosa solo a vicenda conclusa, forse nella prossima primavera.
Orcel è molto abile anche sul piano mediatico. Come il pifferaio magico di Hamelin è riuscito a portarsi dietro tutta la meglio gioventù della stampa nazionale e internazionale che un giorno sì e l’altro pure, lo descrive come l’eroe che vuole salvare l’Europa promuovendo le concentrazioni bancarie (casualmente, quelle che sta cercando di fare lui), insidiato dai cattivi governi nazionali che frenano, condizionano, vincolano.
La summa di questo Orcel-pensiero è arrivata proprio venerdì sul Financial Times in un accorato articolo. Dove Orcel esprime tutta la sua preoccupazione per le debolezze strutturali della Ue per correggere le quali cosa propone? La Banca Grande. Cioè proprio la sua. E sarà proprio la sorte dei due tentativi di acquisizione di Commerzbank e Banco Bpm a svelare la concretezza dei buoni propositi verso una maggiore integrazione europea. A questo scopo invoca il completamento dell’unione bancaria e l’unione del mercato dei capitali, che sono due cose molto diverse e che, entrambe, c’entrano poco con la sua operazione di espansione.
Infatti, puramente e semplicemente, le fusioni e più in generale le concentrazioni transfrontaliere riceveranno un impatto nullo o quasi dall’eventuale completamento delle due riforme, peraltro pendenti da anni.
Stante l’attuale quadro di regole, nulla impedisce di creare e far crescere un gruppo bancario transfrontaliero e Unicredit ne è proprio la dimostrazione, visto che in Italia genera meno del 50% dei ricavi, degli utili, dei crediti verso la clientela, dei depositi, così come in Italia lavorano meno del 50% dei dipendenti di Unicredit.
Quindi Orcel faccia gli interessi dei suoi azionisti, come peraltro ha dimostrato di saper fare benissimo e lasci perdere la mozione degli affetti verso le magnifiche sorti e progressive della Ue, usate in modo smaccatamente strumentale.
E qui torniamo alle tesi, molto simili, esposte sul Foglio e su Lavoce.info, secondo i quali l’ostacolo al completamento dell’unione bancaria sarebbe la mancata ratifica della riforma del Mes da parte dell’Italia, usata come pretesto dalla Germania per ostacolare l’operazione di Unicredit. Diciamo subito che il vero ostacolo all’unione bancaria è invece la garanzia comune sui depositi, il cosiddetto terzo pilastro, che proprio la Germania blocca da anni.
Ora, l’eventuale ratifica del Mes avrebbe consentito di dotare il fondo di risoluzione unico di un prestito paracadute di ulteriori 68 miliardi (oltre agli 81 di cui già dispone) al fine di gestire l’eventuale dissesto di una banca “significativa” dell’Eurozona. A cosa servirebbero quei soldi nel caso di Unicredit-Commerzbank? A nulla. Infatti Commerzbank capitalizza circa 18 miliardi, contro i circa 62 di Unicredit che ha attivi per 780 miliardi. Di fronte a questi numeri il Fondo di risoluzione unico sarebbe sempre incapiente, con e senza il Mes e con o senza Commerzbank unita a Unicredit. Le due cose non c’entrano nulla, ma Orcel è bravo a raccontarci e farci raccontare che siano in qualche modo connesse. Cicero pro domo sua. È una storia vecchia di 2000 anni.