“Un periodo di transizione”. Donald Trump ha definito così il momento che sta attraversando l’economia degli Stati Uniti, ma non si è esposto più di tanto sulla possibile contrazione di inizio 2025. Nella sua intervista su Fox News, andata in onda domenica 9 marzo ma registrata giovedì, ha ribadito la posizione già espressa nel discorso al Congresso di pochi giorni prima, quando aveva accusato l’amministrazione di Joe Biden di aver lasciato “una catastrofe economica”.
LA POSSIBILE RECESSIONE DELL’ECONOMIA DEGLI STATI UNITI
Secondo un modello di previsione della Federal Reserve di Atlanta, nel primo trimestre del 2025 la crescita economica degli Usa potrebbe essere negativa. L’inquilino della Casa Bianca non ha voluto commentare la stima, ma non ha escluso la possibilità di difficoltà economiche e di cambiamenti nel prossimo futuro per la popolazione statunitense. Alla domanda sulla possibile recessione, ha risposto: “Odio prevedere cose del genere”. “C’è un periodo di transizione, perché quello che stiamo facendo è molto grande. Stiamo riportando ricchezza in America. Ci vuole un po’ di tempo, ma penso che sarà fantastico per noi”, ha aggiunto Trump con il suo solito stile comunicativo.
L’IMPATTO E IL FUTURO DEI DAZI
A pesare in maniera particolare sul futuro dell’economia americana sono i dazi, quelli già imposti, quelli rimandati e promessi, oltre che l’incertezza dietro le scelte dell’amministrazione Usa. La settimana scorsa Trump aveva annunciato i nuovi dazi del 25% sulle importazioni dal Messico e dal Canada, ma due giorni dopo ha fatto una parziale marcia indietro, esentando molti beni dalle tariffe e rinviando per un altro mese la questione. Mentre i dazi sulla Cina, 10% in aggiunta al già imposto 10% di febbraio, hanno fatto scattare proprio oggi l’entrata in vigore di contromosse di Pechino sui prodotti agricoli Usa.
“I dazi potrebbero aumentare con il passare del tempo”, ha ribadito Trump nell’intervista su Fox News, per poi puntare il dito contro quelle aziende che hanno manifestato pubblicamente la loro confusione riguardo la politica commerciale di Washington. “Dicono sempre: ‘ Vogliamo chiarezza’” – ha detto il presidente statunitense – “Sembra bello dirlo, ma per anni i globalisti, i grandi globalisti, hanno truffato gli Stati Uniti. Hanno rubato soldi agli Usa e tutto quello che stiamo facendo è recuperarne una parte”.
Intanto, però, gli investitori devono fare i conti con gli scatti in avanti e le retromarce dell’amministrazione. Dopo il picco del 19 febbraio, il mercato azionario statunitense è sceso di oltre il 6%. Venerdì le parole rassicuranti del presidente della Fed Jerome Powell, sulla “buona situazione” in cui versa l’economia del paese, hanno permesso a Wall Street di chiudere in rialzo, ma nel complesso la scorsa settimana i dati sono stati negativi. Come riporta Bloomberg, per sette giorni consecutivi l’indice S&P 500 ha oscillato di almeno l’1% durante la sessione di negoziazione, con le azioni di colossi come Nvidia e Tesla che hanno subito un duro colpo.
E L’AUMENTO DEI PREZZI?
Chi ha respinto nettamente l’ipotesi di una recessione negli Usa è il Segretario al Commercio Howard Lutnick. Domenica, in un suo intervento alla Nbc, è stato tranchant: “Assolutamente no, non ci sarà alcuna recessione in America”. Ma lo stesso Lutnick ha ammesso che probabilmente i prezzi sui beni esteri aumenteranno per i consumatori statunitensi. “Sì, alcuni prodotti realizzati all’estero potrebbero essere più costosi, ma i prodotti americani diventeranno più economici, ed è questo il punto”, ha chiosato Lutnick.
E sempre Trump, a una domanda sull’ipotesi di un nuovo aumento dell’inflazione a causa dei dazi, ha risposto: “You may get it”, cioè ‘Potresti ottenerlo’, o ‘capirlo’. “Nel frattempo, indovina un po’? I tassi di interesse stanno calando”, ha aggiunto il presidente Usa.
LA TRANSIZIONE E LA SPESA PUBBLICA
Il periodo di transizione citato da Trump ricalca un’espressione usata anche dal Segretario al Tesoro Scott Bessent. Venerdì ha descritto l’economia statunitense “diventata sempre più dipendente da una spesa pubblica eccessiva”, per questo ci sarà un “periodo di disintossicazione” per passare a una maggiore spesa privata. Secondo Bessent, l’incertezza economica non durerà molto: “Sono fiducioso che, se adottiamo le politiche giuste, la transizione sarà molto morbida”.