Si allargano le perdite di Open Fiber.
La società controllata da Cdp e Macquarie che deve stendere la fibra ottica in Italia ha chiuso il 2023 con ricavi in aumento del 24% a 582 milioni di euro. Ma il rosso si è ampliato e sfiora i 300 milioni di euro, per effetto dei maggiori oneri finanziari legati agli investimenti. È quanto emerge dal bilancio d’esercizio 2023 approvato dal consiglio di amministrazione di Open Fiber, presieduto da Paolo Ciocca, che ha approvato anche il bilancio consolidato e il report di sostenibilità 2023.
La società guidata da Giuseppe Gola – che ha preso il posto del silurato Mario Rossetti – è in grave ritardo sull’attuazione del Piano Italia 1 Giga promosso dai fondi del Pnrr e attuato da Infratel per la banda ultralarga nelle aree grigie, ma non solo. Senza dimenticare che Open Fiber sta faticando a portare la banda larga anche nelle aree bianche, cioè quelle definite “a fallimento di mercato” per l’assenza di investimenti privati, mentre è alla ricerca di nuovi fondi per assicurarsi la continuità aziendale.
Nella nota del gruppo di infrastrutture di telecomunicazioni sui risultati di bilancio si precisa che “Open Fiber prosegue nello sviluppo del suo Piano Industriale tramite il finanziamento esistente, a cui si aggiungeranno altre risorse con una manovra in corso di finalizzazione che coinvolge sia gli azionisti, sia primari istituti di credito nazionali ed internazionali.”
Tutti i dettagli.
CRESCE LA MARGINALITÀ
La marginalità operativa, che nel 2022 aveva raggiunto il 38%, migliora salendo al 40% con un Ebitda (risultato operativo ante ammortamenti, ante imposte, plusvalenze e ripristini di valore o minusvalenze e svalutazioni) in crescita del 31%, dai circa 179 milioni di euro del 2022 a oltre 234 milioni.
E SALGONO I RICAVI
Il bilancio consolidato 2023 evidenzia come i ricavi ammontino a 582 milioni di euro, in aumento (+24%) rispetto ai circa 470 milioni di fine 2022.
MA SI ALLARGA IL ROSSO PER OPEN FIBER
Tuttavia, il rosso del risultato netto è quasi raddoppiato (-296 milioni nel 2023 dai -162 milioni del 2022) risentendo dell'”incremento degli oneri finanziari”. La società fa notare come l’ultima riga di bilancio rappresenti al momento “un indicatore non ancora significativo data l’intensità di capitale dello sviluppo infrastrutturale in corso”. Come precisa il Sole 24 Ore, il “debito per sostenere lo sviluppo dell’infrastruttura è cresciuto”.
L’INDEBITAMENTO
Nel 2023, la posizione finanziaria netta di Open Fiber ammonta -5,5 miliardi di euro.
GLI INVESTIMENTI
Nel corso del 2023, Open Fiber ha investito oltre 1,6 miliardi di euro per proseguire nella realizzazione di un’infrastruttura a banda ultra larga nelle città, nei piccoli comuni e nelle aree industriali del Paese, confermandosi tra le prime aziende italiane per ammontare di risorse investite (circa 8 miliardi di euro dal 2016 a oggi).
LA POSIZIONE DEI VERTICI
“Open Fiber è uno dei principali attori della transizione digitale. Con circa 8 miliardi già investiti, stiamo realizzando l’infrastruttura che consente di navigare a 1 Gigabit al secondo e usufruire di tutti i servizi digitali di ultima generazione” ha commentato Giuseppe Gola, amministratore delegato di Open Fiber. “Abbiamo un ruolo di leader in questo processo, riconosciuto anche a livello europeo. Ora stiamo lavorando per completare i piani di copertura in particolare nelle aree rurali e industriali, per garantire anche gli abitanti di quelle zone l’utilizzo di un servizio ormai essenziale come la connettività in fibra ottica a parità di condizioni con chi vive in città”.
I NUMERI DELLA RETE
A fine 2023 Open Fiber aveva connesso in fibra ottica Ftth circa 14,6 milioni di unità immobiliari. Al 31 dicembre 2023 la commercializzazione dei servizi di connettività era aperta in 239 città grandi e medie (Aree Nere ovvero quelle concorrenziali) e in 4700 comuni delle Aree Bianche (quelle cioè a fallimento di mercato, dove la rete in costruzione è in concessione statale). In quest’ultime Open Fiber aveva realizzato a fine 2023 l’83% della copertura nell’ambito del Piano BUL (ad oggi i comuni in vendibilità sono circa 5000). Open Fiber è inoltre impegnata nella costruzione dell’infrastruttura nelle aree del piano Italia 1 Giga a lei assegnate tramite bando pubblico nel 2022.
Nel frattempo, a metà aprile il governo ha presentato un emendamento al decreto Pnrr cosiddetto “salva Open Fiber” relativo alle aree grigie, approvato dal Parlamento. Il provvedimento permetterà a Open Fiber e Tim (l’altra aggiudicataria del “Piano Italia 1 Giga”) di coprire i numeri civici adiacenti, non compresi nei bandi, in cambio di unità immobiliari dei lotti vinti che si sono rivelati inesistenti, a causa di una mappatura iniziale risultata fallace.
Inoltre, le linee attive sulla rete realizzata da Open Fiber erano circa 2,7 milioni a fine anno, pari al 58,3% del totale degli accessi Ftth in Italia.
L’ACCORDO CON LE BANCHE E I SOCI PER SCONGIURARE IL DEFAULT
Infine, come riporta il Sole 24 Ore, “Pochi giorni fa Open Fiber ha concluso un accordo con le banche per sbloccare il finanziamento in essere, ottenendo 875 milioni dalle banche e 375 milioni in conto capitale dai soci, fondi che permetteranno, sul fronte della liquidità, di arrivare senza affanno fino ai primi mesi dell’anno prossimo. In parallelo ha concordato con il pool di istituti di credito che sostengono il progetto le condizioni per immettere, insieme al contributo degli azionisti (che sale dal 30% al 45% del totale), altri due miliardi di risorse con orizzonte al 2029.”