La Procura di Bologna ha avviato un’inchiesta per evasione fiscale che secondo l’accusa sarebbe stata posta in essere dal gruppo Ion, la società fintech di proprietà dell’imprenditore Andrea Pignataro attiva nelle tecnologie, nei servizi e nei dati in ambito finanziario.
A Ion viene contestato il mancato pagamento di imposte per circa mezzo miliardo di euro nel decennio 2013-2023: con gli interessi maturati il conto del Fisco sale alla vertiginosa cifra di 1,2 miliardi. Ion – si apprende dalla stampa – sta collaborando con gli inquirenti – l’indagine è condotta dal pm Michele Martorelli – nella convinzione di poter dimostrare di aver agito correttamente e di poter dimostrare la propria estraneità alle accuse.
IL MESSAGGERO TORNA A PUNZECCHIARE ION
“Il genio della matematica potrebbe essere inciampato sui numeri”, scrive quest’oggi il quotidiano romano Il Messaggero, non nuovo a stilettate assestate nei confronti del Gruppo. “Pignataro, 55 anni, residente a Londra, guida il gruppo Ion attraverso un dedalo di società che confluiscono nella holding di famiglia lussemburghese Bessel Capital”. “Un piccolo impero – annotano sul Messaggero – costruito sull’analisi dei dati con 33 controllate e numerose partecipazioni”.
LE PARTECIPAZIONI ITALIANE DI ION
Come ricostruito in più occasioni da Start, in Italia Ion controlla Cedacri, Cerved, List, Prelios e, sul fronte bancario, nel portafogli di Pignatario troviamo il 9,8 per cento di Illimity dell’ex ministro Corrado Passera ora sotto Opa da parte di Banca Ifis e il 32 per cento di Cassa di Volterra. Lo shopping lungo lo stivale ammonterebbe a 6 miliardi. Uno shopping compulsivo che ha inevitabilmente attirato curiosità e domande.
LO SHOPPING DI ION E I DUBBI DELLE BANCHE
“Un paio di anni fa – ricordano dal Messaggero – finì sotto osservazione delle banche per un ammontare di debiti per circa 13 miliardi e quando ha presentato a Bce e Bankitalia l’stanza per ottenere il processo autorizzativo per acquisire la maggioranza di Volterra l’istruttoria si sarebbe protratta per un anno circa”. Dubbi erano arrivati anche dopo che Intesa Sanpaolo, Unicredit e Banco Bpm avevano giudicato “non bancabili” le condizioni per avere il prestito proprio per andare all’assalto dell’istituto di credito toscano.
Pare infatti, secondo la ricostruzione dell’epoca del quotidiano della famiglia Caltagirone, che Pignataro avesse chiesto un pricing del 5%, flessibilità sui covenants (rapporto debito netto/ebitda) e 500 milioni sui 700 della tranche a medio termine con rimborso alla scadenza mentre 80 milioni sarebbero stati in una linea di conto corrente.
Oggi il Messaggero si limita a ricordare che “le autorità hanno faticato per poter ricostruire il suo impero societario dal punto di vista degli assetti di governance, del bilancio consolidato ma anche sulla trasparenza dell’equity perché i percorsi per venirne a capo non erano sempre definiti”. “In via Nazionale – dettaglia ancora la testata romana – hanno avuto problemi per fare chiarezza sul capitale che spesso era frutto di emissioni di obbligazioni. Lungo anche l’iter per acquistare per 1,2 miliardi Prelios”.
CHI È ANDREA PIGNATARO
Difficile trovare notizie sul manager, riservatissimo e ostile ai social (e ha sempre rifiutato anche book fotografici). Come notato con ironia da Forbes “Andrea Pignataro ha costruito la sua fortuna sulla vendita di dati e informazioni. Il paradosso è che su di lui e sulle sue società, invece, di dati e di informazioni ce ne sono pochi. Su di lui perché non parla quasi mai con i giornali, sulle sue società perché nemmeno una è quotata in Borsa. Perfino reperire sue foto è difficile. In rete ne circolano poche, perlopiù datate”. Pignataro sempre per Forbes ha un patrimonio di 27,5 miliardi di dollari.
Nato a Bologna, 50 anni, Pignataro è poco conosciuto fuori dai mercati specializzati, scriveva nel ’21 Mf, e da Londra confermano che “ha sempre mantenuto un very low profile”. Prima di fondare Ion Investment Group, 22 anni fa, era trader di obbligazioni alla banca d’affari Solomon Brothers. “Chi ha avuto a che fare con lui – ha scritto piuttosto agiograficamente il giornale economico-finanziario – lo descrive come una persona motivata, determinata e risoluta, e alcune persone che hanno lavorato con lui lo hanno dipinto come ‘un maniaco del lavoro 24 ore su 24’”. Vive in una casa di sua proprietà a Belgravia, elegante quartiere centrale di Londra, e nel 2017 si è fatto notare per il suo coinvolgimento diretto in uno sviluppo immobiliare a Canouan, isola caraibica che fa parte di St. Vincent e Grenadine.
Vittorio Malagutti ha scritto sull’Espresso che il salto di qualità per Ion è arrivato quando ha cominciato a collaborare con Mts, il mercato telematico dei titoli di stato italiani ed europei. A presiederlo all’epoca era Giorgio Basevi, di cui Pignataro era stato allievo a Bologna. Il ruolo di Ion in Mts servì a consolidare rapporti con giganti della finanza come Deutsche Bank, Barclays e Jp Morgan.
ION VISTO DAL CORRIERE DELLA SERA
A febbraio 2023, Pignataro ha meritato un lungo articolo del Corriere della sera (stranamente firmato però “Redazione Economia”): “Se Ion è nota a tutti gli addetti ai lavori (dalle sue piattaforme passano spesso gli scambi di azioni, obbligazioni e derivati in tutto il mondo), al di fuori degli specialisti, le sue attività sono rimaste sottotraccia. Del resto, il basso profilo e una forma di ossessione per la privacy sono le caratteristiche di Pignataro, che vive fra la casa londinese di Belgravia e quella di San Siro a Milano, ma che appena può fugge per le vacanze alla Maddalena, con il suo aereo privato. Una privacy che, con la dimensione ormai raggiunta da Ion, diventerà sempre più difficile mantenere”, scriveva il quotidiano Rcs un paio di anni fa.
Quindi aggiungeva: “Il quartier generale del gruppo si trova sulle sponde del Tamigi, al numero 10 di Queen Street: da qui in 20 anni ha acquisito 32 aziende, con una campagna acquisti da 16 miliardi di euro, e non ne ha mai venduta una. L’obiettivo è l’espansione in Europa e nel mondo”. Non a caso il Corriere della sera, sobriamente diciamo, ha così titolato l’articolo: “Andrea Pignataro, chi è l’italiano che vuole battere Bloomberg”.
Un titolo, quello del Corriere della sera, si presume ispirato da una frase dello stesso Pignataro pronunciata solo qualche giorno prima in una intervista dello stesso fondatore del gruppo Ion al Sole 24 ore (sempre più accogliente con Pignataro rispetto al Corriere della sera): “Ion si occupa di automazione e digitalizzazione dell’industria fintech. Dieci anni fa Bloomberg era 30 volte più grande di noi, oggi è scesa a tre volte e forse nel 2030 saremo alla pari”.
PIGNATARO VISTO DA PIGNATARO
Ma chi è Pignataro (che a gennaio di quest’anno si è meritato l’agiografia sulla testata hi-tech Wired dal titolo “Chi è Andrea Pignataro, la seconda persona più ricca d’Italia, e come investe la sua Ion”) secondo Pignataro? “Direi un imprenditore nell’accezione di Joseph Schumpeter: mi piace imparare, immaginare, costruire, trasformare vedere opportunità dove altri vedono solo difficoltà – ha raccontato al Sole -. Per farlo, ci vogliono tempo, dedizione, ricerca e passione. Ecco perché crediamo nel capitale permanente: non a caso, in 20 anni, Ion non ha mai venduto nessuna azienda acquistata”.
“Ion è un gruppo anglosassone con forte radicamento in Uk e Usa, i nostri mercati principali – ha spiegato Pignataro al quotidiano confindustriale diretto da Fabio Tamburini -. Siamo un conglomerato industriale ma con la struttura finanziaria e la sofisticazione dei grandi private equity. Abbiamo cinque piattaforme di investimento con strutture di capitale segregate, consigli di amministrazione e manager team indipendenti”. E ancora: un “ibrido fra private equity e azienda” che investe “in settori e aziende che conosciamo, in Paesi aperti agli investimenti esteri”.