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Maccaferri si fuma il Sigaro Toscano (che diventa americano)

Seci, dichiarata fallita nel luglio 2021, ora sarà del fondo americano Apollo. Seci del gruppo Maccaferri aveva il 51% di Manifatture Sigaro Toscano (Mst). Fatti, numeri e approfondimenti

 

Il Sigaro Toscano sarà a proprietà americana.

E’ questo uno degli esiti della sciagurata vicenda del gruppo Seci della famiglia Maccaferri.

APOLLO COMPRA SECI DEL SIGARO TOSCANO

Seci, dichiarata fallita nel luglio 2021, ora sarà del fondo americano Apollo. Finisce così una lunga storia italiana che si porta appresso anche altro. Diventano infatti a stelle strisce anche i celebri sigari toscani (vero obiettivo di Apollo), quelli che la tradizione voleva confezionati arrotolandoli sulle cosce delle tabaccaie toscane, e che erano controllati appunto dal gruppo Maccaferri, maggiore azionista delle Manifatture Sigaro Toscano (Mst).

IL SIGARO TOSCANO DIVENTA AMERICANO

Ha scritto il Corriere della Sera: “I creditori hanno dato il via libera e ora non resta che attendere l’omologa del Tribunale per chiudere i giochi. Ma si tratta di tecnicismi. Quello che resta dell’impero dei Maccaferri viene ceduto per 83,4 milioni, il valore della garanzia messa sul piatto da Apollo per il piano di concordato. Per la precisione, a rilevare tutto sarà Apollo Delos Italy, società costituita ad hoc dalla compagnia di diritto lussemburghese diretta emanazione della capogruppo americana che gestisce circa 512 miliardi di dollari”.

LE ALTRE QUOTE AZIONARIE DI MST

Seci – ricorda sempre il Corriere della sera – possiede il 51% di Mst, mentre il restante 49% fa capo alla Antelao di Piero Gnudi (ex ministro nel governo Monti ed ex presidente dell’Enel), alla Mcg Holding di Luca Montezemolo, alla Comunimpresa srl di Aurelio Regina e alla Aragon Value Leadership di Francesco Valli e a Matteo Tamburini.

COME ERA IL GRUPPO NEL 2019

Il Gruppo nel 2019 vantava 57 stabilimenti e un fatturato complessivo di 1.039 miliardi di euro, impiegando più di 3000 dipendenti. Sette le principali aree di attività: Officine Maccaferri (Ingegneria ambientale), Manifatture Sigaro Toscano (Tabacco), Sadam (Alimentare e Agroindustria), Samp (Ingegneria Meccanica), Seci Real Estate (Edifici) e Seci Energia (Energia) e JCube (hub di innovazione).

IL FINALE DEL GRUPPO SECI

Ha scritto Italia Oggi: “Il gruppo guidato da Gaetano Maccaferri è clamorosamente fallito: si occupava di ingegneria ambientale, alimentazione e agroindustria (Sadam), ingegneria meccanica (Samp), immobiliare (Seci Real Estate), energia (Seci Energia), hub di innovazione (JCube), tabacco (Sigaro Toscano). Il fatturato pre-Covid superava il miliardo. Gran parte del gruppo (e quindi anche il Sigaro Toscano) è stato acquisito da una finanziaria americana, Apollo, che vanta una gestione di 598 miliardi di dollari, sede a New York. Ha liquidato anche i soci di minoranza capeggiati da Montezemolo e ora può fumare, da solo, i pregiati sigari. Che rimangono tricolori ma parlano americano”.

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FALLIMENTO SECI DI MACCAFERRI, ESTRATTO DI UN ARTICOLO DI START MAGAZINE DATATO AGOSTO 2021:

PERCHÉ È STATO RIGETTATO IL PIANO CONCORDATARIO DI SECI

Il fallimento di Seci decretato dal Tribunale di Bologna non è un fulmine a ciel sereno considerando che già nel febbraio 2020 la Procura aveva rilevato che dai conti e dalle indagini della Finanza risultava “un evidente e manifesto stato di insolvenza”. In particolare si era parlato di “insolvenza irreversibile” e di “grave dissesto finanziario” determinato da un patrimonio netto negativo di 65 milioni di euro al 31 dicembre 2018.

Il piano concordatario presentato da Seci a marzo 2020, poi modificato nel tempo, per il procuratore capo Giuseppe Amato, l’aggiunto Francesco Caleca e il sostituto procuratore Nicola Scalabrini, avrebbe solo temporaneamente procrastinato il fallimento senza mettere in atto gli strumenti necessari per una tempestiva emersione dalla crisi.

“Il concatenarsi di procedure e integrazioni induce a ritenere che la ricorrente abbia abusato dello strumento concordatario”, scrivono i giudici bolognesi spiegando che “il piano e la proposta sono stati più volte rimaneggiati e modificati introducendo profili di criticità diversi”. In sostanza Seci avrebbe tentato di far passare per “continuità aziendale un piano strutturalmente e sostanzialmente liquidatario”.

La domanda di concordato preventivo, depositata il 18 maggio scorso, imperniava il rimborso dei creditori sui proventi della vendita di una serie di asset e sul supporto di Europa Investimenti.

LA CONTROMOSSA DI SECI: LEGALI AL LAVORO PER RICORSO

Seci sembra non aver digerito la decisione presa dal Tribunale di Bologna e prepara il ricorso. Secondo alcune indiscrezioni stampa i legali del gruppo Maccaferri sarebbero al lavoro per definire la strategia da seguire per l’impugnazione della dichiarazione di fallimento, percorso assai difficile visto che “non ci sono elementi reali” per sostenere il ricorso. In effetti, sembrerebbe non esserci continuità ma solo una liquidazione.

A QUANTO AMMONTA IL DEBITO DI SECI

Il debito complessivo lordo di Seci già nel 2019 ammontava a oltre 600 milioni di euro mentre al momento sembrerebbe essere pari a circa 750 milioni di euro: 500 milioni sotto forma di debiti finanziari, con 90 milioni di euro verso banche e obbligazionisti.

Per farvi fronte la cassaforte dei Maccaferri ha già ceduto una serie di asset, come la controllata Agripower, specializzata nella gestione e manutenzione di impianti a biogas ad ottobre 2020 per 10,1 milioni di euro mentre a fine gennaio 2021 è stata la volta di alcuni asset della controllata Sadam spa per 2,6 milioni di euro passati nelle mani della società immobiliare romana Gibbi srl. In particolare ha ricevuto 1 milione per il 100% di Naturalia Ingredients; 1,4 milioni di euro per l’ex sito saccarifero di Castiglion Fiorentino e 156 mila euro l’ex sito saccarifero di Villasor.

Ceduta a fine gennaio anche la partecipazione in S.Solar per 5,9 milioni di euro e la società energetica Eva per 450 mila euro.

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