L’Europa è sul punto di vivere il suo momento hamiltoniano sulla difesa? I ministri delle Finanze dell’Unione europea venerdì si ritroveranno a Varsavia per discutere di dove trovare altri soldi per finanziare il riarmo dell’Europa. Il piano da 800 miliardi di euro di Ursula von der Leyen non è considerato sufficiente da molti governi. Da mesi circolano idee per creare strumenti di debito comuni dell’Ue sul modello di NextGenerationEU e il piano di ripresa e resilienza da 750 miliardi di euro adottato dopo la pandemia. Ma, per ragioni giuridiche, finanziarie e politiche, l’Ue ha raggiunto i limiti di ciò che può fare sulla difesa. Di fronte al disimpegno di Donald Trump dall’Ucraina e dalla sicurezza europea, questo è il momento delle coalizioni dei volenterosi. Il Regno Unito, malgrado la Brexit, vuole fare parte dell’Europa della difesa. All’Ecofin di Varsavia potrebbe nascere il suo nucleo, se i ministri sceglieranno di perseguire la strada suggerita dal think tank Bruegel per istituire il Meccanismo Europeo di Difesa (MED).
Il Meccanismo Europeo di Difesa (European Defence Mechanism o EDM in inglese) dovrebbe essere una replica del Meccanismo Europeo di Stabilità (il MES, il fondo salva-Stati creato all’apice della crisi del debito sovrano della zona euro), uno “special purpose vehicle” che si finanzia sui mercati emettendo debito grazie al capitale fornito dai paesi che ne fanno parte. Ma i suoi compiti – secondo la proposta del Bruegel – vanno ben oltre quelli previsti dal MES di fornire prestiti ai paesi della zona euro in difficoltà sui mercati. Il MED sarebbe chiamato a fornire prestiti, ma dovrebbe soprattutto fungerebbe da agenzia di approvvigionamento per alcuni equipaggiamenti militari, in alcuni casi in modo esclusivo. Inoltre, dovrebbe svolgere il ruolo di pianificatore, finanziatore e eventualmente anche proprietario di alcuni abilitatori strategici utilizzati dai paesi membri. Gli autori del Bruegel non lo dicono esplicitamente, ma il MED potrebbe diventare lo strumento per avviare l’integrazione degli eserciti della coalizione dei volenterosi.
L’Ue ha raggiunto i suoi limiti sulla difesa per ragioni legali perché il trattato non le permette di comprare direttamente armi. Le varie iniziative lanciate dalla Commissione si concentrano sui finanziamenti all’industria della difesa. La Banca europea per gli investimenti ha allentato le sue regole, ma non ha oltrepassato la linea rossa dei missili e delle munizioni. Nessuno a Bruxelles ha appetito per lanciarsi in una riforma dei trattati. L’Ue ha raggiunto i suo limiti politici perché al suo interno ci sono paesi neutrali (come Irlanda e Austria), paesi che non considerano la Russia come una minaccia esistenziale (come Italia e Spagna) e paesi alleati di Vladimir Putin (come Ungheria e Slovacchia). Per contro, dopo la Brexit, manca l’altra potenza militare e nucleare dell’Europa: il Regno Unito. L’Ue ha raggiunto i suoi limiti finanziari perché il bilancio comunitario è esaurito. Secondo le stime della Commissione, dal 2028 20 miliardi di euro l’anno dovranno andare al rimborso del debito di NextGenerationEU.
Il piano di von der Leyen da 800 miliardi rischia di rivelarsi un flop. Gran parte dei finanziamenti – 650 miliardi – si fondano sullo spazio fiscale nazionale creato artificialmente dalla sospensione delle regole del Patto di stabilità e crescita. Secondo il Bruegel, l’impatto può essere significativo per la Germania, che ha già cancellato il freno costituzionale al debito per finanziare il suo riarmo. Ma la clausola di salvaguardia nazionale “non avrà un impatto” sui paesi con deficit e debito inferiori al 3 e al 60 per cento del Pil (Bulgaria, Croazia, Lettonia, Paesi Bassi, Repubblica Ceca, Lituania, Svezia, Danimarca e Irlanda). E non avrà “un impatto significativo sui paesi preoccupati per gli elevati deficit e i potenziali aumenti dei loro costi di indebitamento”. La Francia ha già annunciato che non farà ricorso alla clausola di salvaguardia per la difesa. L’Italia esita.
Quanto allo strumento SAFE da 150 miliardi di euro di prestiti agli stati membri proposto dalla Commissione, secondo il Bruegel, non farà la differenza. I tassi di interessi più bassi per una ventina di paesi che si indebitano a un costo superiore all’Ue. Ma il vantaggio è molto limitato. “Il sussidio implicito al tasso di interesse su un progetto di appalto da 10 miliardi di euro ammonterebbe quindi a circa 18 milioni di euro all’anno per la Francia e 45 milioni di euro all’anno per l’Italia, sicuramente un incentivo, ma non tale da comportare un aumento significativo dello spazio fiscale”, spiega il Bruegel.
Negli ultimi mesi si sono moltiplicate le proposte, anche creative, per colmare il buco finanziario del riarmo. Polonia e Francia hanno chiesto un nuovo strumento dii debito comune dell’Ue che fornisca sussidi, invece di prestiti, agli Stati membri. Tuttavia serve l’unanimità e alcuni governi – tra cui Germania e Paesi Bassi – hanno espresso la loro opposizione. Il Meccanismo Europeo di Stabilità, che ha una capacità di prestito di oltre 400 miliardi, si è offerto di giocare un ruolo per i paesi della zona euro. Potrebbe fornire una linea di credito come aveva fatto durante la pandemia (ma nessuno ne ha fatto ricorso). Sul ruolo del Mes “le discussioni sono in una fase molto iniziale”, ci ha detto un funzionario europeo. Inoltre alcuni paesi ritengono che, di fronte alle minacce di caos finanziario innescate dalla guerra commerciale di Trump, il Mes debba mantenere il suo ruolo originale di “garante della stabilità” della zona euro.
Al di fuori del quadro dell’Ue, sono emerse proposte per creare una banca per il riarmo sovranazionale e intergovernativa, associata o slegata alla Bei. Il Meccanismo Europeo di Difesa può essere definito una banca per il riarmo. Attraverso i prestiti ai governi nazionali e gli acquisti diretti di equipaggiamento militare, il peso del riarmo sui bilanci nazionali sarebbe di gran lunga inferiore. Ma il MED sarebbe molto di più di una banca, grazie al suo mandato, le sue regole di funzionamento e la sua composizione. Il modello assomiglia molto a quello proposto in un “non paper” redatto da funzionari del Tesoro britannico per uno strumento di debito comune per la coalizione dei volenterosi. Il cancelliere dello Scacchiere, Rachel Reeve, è stata invitata all’Ecofin di Varsavia.
Il MED dovrebbe “espandere le capacità di difesa europee e promuovere la cooperazione in materia di difesa”, in particolare attraverso la pianificazione, il finanziamento e la proprietà di abilitatori strategici europei (come un sistema satellitare per l’intelligence e la comunicazione militare, o lo sviluppo e l’implementazione di sistemi di difesa aerea e di una nuova tecnologia missilistica). Il MED dovrebbe inoltre condurre appalti congiunti in aree critiche (come proiettili di artiglieria o droni avanzati). Secondo la proposta del Bruegel, il MED dovrebbe “possedere asset di difesa” e “mantenere la proprietà dei beni di difesa acquistati”. Il materiale dovrebbe essere fornito ai paesi membri quando necessario, in cambio di una compensazione finanziaria. “Più abilitatori strategici sono di proprietà del MED, maggiore sarà l’impegno politico dei membri ad approfondire la cooperazione in materia di difesa”, dice il Bruegel. Le decisioni verrebbero prese in base a maggioranze semplici o qualificate ponderate per le quote di sottoscrizione.
Il MED idealmente dovrebbe includere i più grandi paesi europei, tra cui il Regno Unito e potenzialmente l’Ucraina. Nel paese della Brexit, le cose sono cambiate radicalmente sull’Europa della difesa. Un sondaggio di YouGov condotto a fine marzo dice che il 46 per cento dei britannici sostiene la creazione di un esercito europeo che includa il Regno Unito. Un altro sondaggio di inizio aprile di Public First and Stonehaven pone la percentuale a un livello ancora più alto: 59 per cento nel Regno Unito, al pari della Germania, e sopra la Francia (50 per cento). L’Ucraina ha l’esercito da combattimento più forte d’Europa e l’industria della difesa più importante su munizioni e droni.
(Estratto dal Mattinale Europeo)