Il panorama retributivo italiano si muove su un binario di moderazione, come evidenziato dal Wage Tracker (WT), l’indicatore elaborato dalla Banca d’Italia nel bollettino economico diffuso oggi, che misura la crescita delle retribuzioni sulla base dei contratti collettivi in vigore, escludendo quelli scaduti.
Nel 2024, il WT si è attestato al 4,3%, riflettendo pressioni salariali ancora sostenute, trainate dai recenti rinnovi contrattuali in settori come logistica e costruzioni, che hanno garantito aumenti superiori all’inflazione attesa dall’Istat. Tuttavia, le proiezioni per i prossimi anni delineano un rallentamento: il WT è previsto scendere al 3,3% nel 2025 e al 2,3% nel 2026, complici tranche di importo inferiore in settori chiave come il commercio.
In questo contesto di dinamica retributiva in decelerazione, il settore bancario si distingue per una traiettoria più robusta. Il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) delle banche, sottoscritto il 23 novembre 2023 tra Abi e Fabi con gli altri sindacati, ha introdotto incrementi retributivi medi del 12,82% per i dipendenti del comparto, distribuiti in quattro tranche tra luglio 2023 e marzo 2026. La media degli aumenti è di 435 euro mensili. Questo aumento, calcolato, appunto, come media degli incrementi percentuali per i diversi livelli di inquadramento (dal quadro direttivo 4° livello all’area unificata), si traduce in un impatto significativo sul potere d’acquisto dei bancari, ponendo il settore al di sopra della media nazionale tracciata dal WT.
Per comprendere la portata di questo aumento, è utile tradurre il 12,82% cumulativo in una crescita annua media. Considerando il periodo di applicazione delle tranche – circa 2,67 anni, da luglio 2023 a marzo 2026 – l’incremento medio annuo si attesta intorno al 4,81%.
Nel dettaglio, il 2024 ha visto un picco di crescita effettiva pari a circa l’8,35%, grazie alla combinazione della prima tranche (luglio 2023, mediamente 7,37%) e della seconda (settembre 2024, 2,94%). Nel 2025, l’effetto cumulativo raggiunge l’11,17%, con un’ulteriore tranche di 1,47%, mentre nel 2026 l’ultima aggiunta (1,03%, applicata solo per tre mesi) porta il totale al 12,82%. Questo andamento è frutto di una strategia di distribuzione graduale degli incrementi, con un peso maggiore concentrato nei primi due anni, in linea con le pressioni salariali elevate registrate nel 2024 dal WT. Tuttavia, a differenza della media nazionale, che mostra una netta decelerazione già dal 2025, i bancari mantengono un ritmo di crescita più stabile, grazie alla struttura del CCNL che garantisce aumenti fino al 2026.
Il confronto tra il 4,81% annuo medio dei bancari e i valori del WT evidenzia una divergenza significativa. Nel 2024, il settore bancario supera il WT di circa 0,5 punti percentuali (4,81% contro 4,3%), una differenza che si amplia nel 2025 (4,81% contro 3,3%) e diventa ancora più marcata nel 2026 (4,81% contro 2,3%). Se consideriamo l’effetto effettivo annuo, il divario è ancor più evidente: l’8,35% del 2024 per i bancari surclassa il 4,3% del WT, mentre l’11,17% cumulativo del 2025 resta ben al di sopra del 3,3% previsto.
Il settore bancario, dunque, gode di un posizionamento privilegiato rispetto alla media nazionale. Mentre il WT sconta il rallentamento di comparti come il commercio, dove le tranche retributive si riducono, i bancari beneficiano di un contratto che bilancia incrementi immediati con un consolidamento graduale, garantendo una protezione retributiva robusta in un contesto di inflazione attesa moderata (tipicamente 2-3% annuo, secondo stime Istat recenti). L’aumento medio del 12,82% dei bancari si configura come una risposta alle dinamiche inflazionistiche degli ultimi anni e alla necessità di mantenere la competitività del settore, che richiede personale qualificato in un mercato del lavoro sempre più selettivo.
Rispetto a settori come logistica e costruzioni, citati dal WT per aumenti sopra l’inflazione, il comparto bancario si allinea a una logica di recupero del potere d’acquisto, ma con una programmazione più estesa nel tempo. Tuttavia, il rallentamento del WT al 3,3% nel 2025 e al 2,3% nel 2026 suggerisce che le pressioni salariali complessive si attenueranno, ponendo interrogativi sulla sostenibilità di incrementi analoghi nei futuri rinnovi contrattuali. Per i bancari, l’ultima tranche del 2026 conclude il ciclo di aumenti del CCNL attuale, e il prossimo negoziato sarà cruciale per valutare se il settore potrà mantenere il vantaggio retributivo rispetto alla media nazionale. In sintesi, mentre il Wage Tracker delinea un’Italia retributiva in frenata, il settore bancario si muove controcorrente, con un aumento medio del 12,82% che consolida il suo ruolo di avanguardia salariale.