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La Turchia brinderà fra tassi bassi e inflazione?

Nuovo taglio dei tassi di interesse, svalutazione della lira e inflazione sempre più preoccupante. Ecco cosa sta succedendo in Turchia

 

In Turchia tutto procede secondo i piani del presidente Recep Tayyip Erdogan. La Banca centrale turca, mettendo in pratica l’Erdoganomics, ha tagliato nuovamente il tasso ufficiale di due punti percentuali, provocando la svalutazione della lira e il conseguente aumento dell’inflazione, che ormai secondo le stime (ufficiali) solo nel mese di settembre è cresciuta del +1,25% sul mese precedente.

Ieri, inoltre, la Turchia è stata inserita nella lista grigia del Financial Action Task Force (FATF) dell’Ocse per le sue gravi mancanze nella prevenzione del riciclaggio di denaro e del finanziamento del terrorismo.

UN NUOVO TAGLIO DEI TASSI DI INTERESSE

Solo qualche giorno fa Erdogan ha cacciato tre membri del comitato della Banca centrale che si occupa della politica monetaria (MPC). La loro “colpa” era stata opporsi al taglio dei tassi di interesse richiesto dal Presidente.

Erdogan ha regolarmente incolpato dell’inflazione nel Paese gli alti tassi di interesse, definiti da lui stesso “la madre e il padre di tutti i mali”.  Ma questa è una visione contraria a quella della maggior parte degli economisti, fa notare Al Jazeera.

Non a caso alcuni dei più importanti magnati e associazioni commerciali della Turchia, oltre ai leader dell’opposizione, hanno espresso preoccupazioni nelle ultime settimane soprattutto sull’apparente mancanza di indipendenza della Banca centrale.

Ieri però i suggerimenti di Erdogan sono stati ascoltati e la Banca centrale, guidata da Sahap Kavcioglu, ha ridotto – “più di quanto ci si aspettasse”, commenta Al Jazeera – i tassi di interesse di 200 punti base, portando quello di riferimento dal 18 al 16%.

Ultimamente non si tratta di una novità. Questo è infatti il secondo taglio in un mese, già a settembre si era passati dal 19 al 18%. Non è nemmeno una novità che la mossa abbia subito provocato conseguenze negative sulla valuta turca.

LA SVALUTAZIONE DELLA LIRA TURCA

La lira turca, che già con la notizia dei licenziamenti dei membri del MPC aveva toccato un nuovo minimo storico contro euro e dollaro, ieri ha accusato un calo fino al 2,8%, arrivando a quota 9,49 lire per dollaro americano. Un calo marcato, scrive Il Sole24Ore, è avvenuto anche nei confronti dell’euro, scambiato sopra quota 11 lire.

Da inizio anno la divisa turca ha perso quasi un quinto (22%) del proprio valore contro il dollaro. E dal 2018, ricorda il quotidiano economico, il crollo della lira sul dollaro ha superato il 60%.

L’INFLAZIONE SALE

L’inflazione rischia di raggiungere livelli insostenibili per le famiglie turche. Secondo le stime ufficiali dell’ufficio di statistica, solo nel mese di settembre è cresciuta a un tasso annuo del 19,58% (+1,25% sul mese precedente).

Ma, stando ai calcoli di un gruppo indipendente per l’inflazione (Enag), creato di recente da alcuni accademici turchi e citato dal Sole24Ore, il costo della vita ha già raggiunto il 40%.

RICICLAGGIO E FINANZIAMENTO DEL TERRORISMO

A tutto questo, fa sapere il Financial Times, si aggiunge che ieri la Turchia è stata inserita nella lista grigia del Financial Action Task Force (FATF) dell’Ocse per le sue gravi mancanze nella prevenzione del riciclaggio di denaro e del finanziamento del terrorismo, che dovrebbero essere tenuti sotto controllo in modo più stringente.

L’OPPOSIZIONE

I leader dell’opposizione, citati da Al Jazeera, hanno subito espresso disapprovazione per la decisione di ieri. Kemal Kilicdaroglu, che guida il Partito Popolare Repubblicano (CHP), ha detto che Erdogan e i burocrati che lo seguono stanno “portando il Paese verso la fame”, e che le loro azioni sono segni di un “tradimento della nazione o un problema di salute”.

Meral Aksener, capo del terzo partito più grande di opposizione, l’ha definita “una decisione irrazionale presa da un governo frivolo attraverso un burocrate non qualificato”.

E l’ex primo ministro Ahmet Davutoğlu ha detto che “invece di combattere l’inflazione, la Banca centrale sembra essere sotto il controllo della politica”.

LE PREVISIONI DEGLI ESPERTI

JPMorgan, scrive Reuters, si aspetta che la Banca centrale turca riduca di altri 100 punti base (bps) i tassi di interesse a novembre, il che l’ha portata ad aumentare le sue previsioni di inflazione. “Temiamo che questa mossa [il taglio dei tassi di interesse, ndr] non farà che rafforzare le pressioni sui prezzi; stiamo rivedendo le nostre previsioni di inflazione al 19,9% per quest’anno e al 16,4% nel 2022”, ha detto Yarkin Cebeci di JPMorgan.

La banca aveva precedentemente previsto un’inflazione al 16,7% entro la fine del 2021.

“Per la maggior parte dei turchi, la forza della loro moneta nazionale è anche un barometro della forza e della salute della loro economia”, ha detto Atilla Yesilada, analista di GlobalSource Partners. “Ho vissuto negli anni ‘90, quando il deprezzamento della lira ha immediatamente causato un aumento dell’inflazione. La gente semplicemente basava le sue decisioni finanziarie future sul valore della lira. Era un circolo vizioso – ha aggiunto – e la Turchia è sul punto di cadere di nuovo in quella trappola”.

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