La trade war tra USA e Cina si espande in nuove aree, in precedenza solo sfiorate dalle frizioni, e torna a “mordere” il sentiment.
Un’ulteriore livello è stato raggiunto venerdi sera, poco prima della chiusura di Wall Street, quando CNBC ha riportato indiscrezioni secondo cui le negoziazioni tra le parti sarebbero andate in stallo. Per scontata che fosse, la notizia è stata sufficiente a porre un freno al vigoroso recupero dell’S&P, imponendogli una chiusura negativa (-0.58%).
Nel week end il newsflow ha continuato a peggiorare:
** Reuters ha riportato che per effetto delle misure prese dall’USTR contro Huawei, Google starebbe imponendo limitazioni all’utilizzo del suo software al colosso cinese. La notizia, confermata da Google, avrebbe implicazioni per i nuovi modelli venduti all’etero, che perderebbero l’accesso software dedicato, e al negozio di App Google Play,
** Bloomberg ha riportato che in seguito all’inserimento di Huawei sulla lista nera, vari produttori di chip (Intel Corp., Qualcomm Inc., Xilinx Inc. e Broadcom Inc.) avrebbero sospeso le forniture in
attesa di chiarimenti (successivamente qui sono arrivate alcune smentite)
Impossibile tenere conto del numero di indiscrezioni e rumors che girano da parte cinese. Vari commenti accennano ad un’imminente reazione cinese sullo stesso terreno. Su alcuni media è
circolato che le autorità starebbero considerando di imporre la sospensione delle attività con ogni fornitore USA che fermerà gli approvvigionamenti a Huawei. In generale, si fa riferimento ad un crescente sentimento anti americano, che sfocia in iniziative di boicottaggio di prodotti USA (es Apple Iphone).
Numerosi reports indicano che anche in US il fronte contro la Cina è diventato assai più compatto, a livello politico (ma questo era già evidente da alcuni mesi) ma anche tra le aziende USA, che sembrano gradire la fermezza della Casa Bianca nei confronti di Pechino.
Il radicalizzarsi delle posizioni rende onestamente illusorio puntare ad una composizione della disputa entro il G-20 di fine giugno. E l’attacco a Huawei da parte degli USA ha portato lo scontro su un terreno nuovo, rendendo ancora più complesso valutarne le ricadute. L’unica certezza è che, a questo punto, attacchi a interessi USA sul territorio cinese sono molto più probabili che in passato.