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La Germania in stagnazione metterà un freno al debito?

La Germania ha bisogno di riguadagnare competitività all'interno dell'area europea, oppure un'ulteriore politica fiscale sarebbe più efficace se portata avanti in concerto nel quadro europeo? L'analisi di Kaspar Hense, BlueBay Senior Portfolio Manager di RBC BlueBay.

Negli ultimi cinque anni la Germania ha registrato una stagnazione. Anche il Pil nominale è aumentato solo del 13%, passando da 3,9 miliardi di dollari a 4,5 miliardi di dollari. Si tratta di appena il 2,5% nominale – e quasi nulla dopo aver aggiustato per l’inflazione dello stesso orizzonte temporale. Il debito pubblico in rapporto al Pil è aumentato un po’ di più, ovvero del 19%, pari a circa il 3,5% annuo.

Al contrario, l’eccezionalismo statunitense è proseguito. Secondo i dati della Banca Mondiale, gli Stati Uniti sono passati da 21 mila miliardi di dollari a oltre 29 mila miliardi alla fine del 2024, con una crescita del 30%, più del 5% all’anno su base nominale. Allo stesso tempo, il debito pubblico statunitense è passato da 23 a 36 miliardi di dollari. Si tratta di un aumento vertiginoso, rispettivamente del 44% e del 7,5% all’anno.

Sebbene su entrambe le sponde dell’Atlantico si discuta di deregolamentazione e di una quota di spesa pubblica per stimolare la crescita, la realtà è che, a parte i cambiamenti demografici (che sono in qualche modo impossibili senza l’immigrazione), il principale motore di crescita nel breve termine è quello fiscale, cioè il debito.

La Germania ha certamente spazio per essere più flessibile dal punto di vista fiscale e si presume che il rapporto debito/Pil scenderà nuovamente sotto il 60% nel corso del prossimo anno. Attualmente si trova leggermente al di sopra, al 62%.

Nonostante l’attuale bassa traiettoria di crescita – guidata da una combinazione di aumento dei prezzi dell’energia a causa della guerra in Ucraina e dalla concorrenza cinese nel settore automobilistico globale – c’è sempre una domanda assillante: la Germania ha bisogno di riguadagnare competitività all’interno dell’area europea o un’ulteriore politica fiscale sarebbe più efficace se portata avanti in concerto all’interno del quadro europeo?

Il finanziamento delle spese militari attraverso le obbligazioni dell’UE darebbe alla Germania la possibilità di tenersi stretto lo zero nero (Schwarze Null), che richiede una maggioranza dei 2/3 per essere cambiato, e darebbe ad altri Paesi europei un po’ di respiro per pagare il tanto necessario aumento al 2%-3% delle spese militari, richiesto non solo dal neoeletto Presidente degli Stati Uniti, ma anche dalla minaccia di un’ulteriore aggressione militare da parte della Russia (come si vede nel Mar Baltico e dai droni da guerra russi che volteggiano sopra le infrastrutture militari della Germania).

Le spese militari hanno un basso moltiplicatore fiscale in tempo di pace, ma sono molto più elevate in tempo di guerra (la produzione è fondamentale). Le infrastrutture settoriali e la digitalizzazione tendono a essere sostenute, mentre per quanto riguarda la transizione energetica la Germania ha già compiuto notevoli passi avanti negli ultimi anni. I punti interrogativi sul nucleare come fonte stabile di energia saranno un dibattito in corso in una potenziale coalizione CDU+Verdi.

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