Non solo il gruppo Prysmian al centro delle attenzioni dell’Antitrust per la produzione di cavi in rame.
Potrebbe essere in corso un’intesa restrittiva della concorrenza nella produzione e nella vendita di cavi in rame a bassa tensione. A sostenerlo è l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato che ha avviato un’istruttoria nei confronti di Bruno Baldassari & F.lli S.p.A, General Cavi S.p.A., ICEL S.c.p.A., IRCE S.p.A., La Triveneta Cavi S.p.A., Mondini Cavi S.p.A., Pecso Cavi S.r.l., Prysmian Cavi e Sistemi Italia S.r.l., controlata di Prysmian, e dell’Associazione Italiana Industrie Cavi e Conduttori Elettrici (AICE).
Peraltro ieri l’Autorità, insieme al Nucleo Speciale Antitrust della Guardia di Finanza, ha svolto ispezioni nelle principali sedi delle società interessate, di due distributori plurimarca di cavi in rame e della Federazione Nazionale Grossisti Distributori Materiale Elettrico – FME.
L’istruttoria è stata avviata a seguito di una domanda di ammissione al programma di clemenza da parte di una delle imprese coinvolte. Va detto che il mercato in cui operano queste società è tendenzialmente ripartito tra pochi competitor: i primi quattro operatori si suddividono circa il 70% delle vendite e cinque operatori – General Cavi, Triveneta cavi, Baldassarri, Icel e Prysmian – sembrano coprire circa il 93% del mercato nazionale.
LE PARTI COINVOLTE: NON SOLO IL GRUPPO PRYSMIAN
Ed ecco quali sono le società coinvolte nell’istruttoria dell’Authority guidata da Roberto Rustichelli.
Bruno Baldassari & F.lli S.p.A. è attiva nella produzione di conduttori elettrici, trafilati plastici e attività affini ed analoghe: nel 2003 ha avuto un fatturato di circa 588 milioni. General Cavi S.p.A. produce cavi elettrici a bassa e media tensione e cavi per trasmissioni, materiali plastici e prodotti chimici e vende materiali e prodotti di fabbricazione propria; il fatturato nel 2023 ha sfiorato 1 miliardo. ICEL S.c.p.A. opera nella produzione di cavi elettrici a bassa tensione (fatturato nel 2023 pari a circa 286 milioni). IRCE S.p.A. – quotata alla Borsa di Milano e con fatturato 2023 poco sopra i 400 milioni – produce e vende fili smaltati per avvolgimenti elettrici, cavi elettrici in bassa tensione e cavi isolati, materiali elettrici ed elettronici.
La Triveneta Cavi S.p.A. è una società attiva nella produzione di cavi elettrici e affini e nella fabbricazione di altri fili e cavi elettrici ed elettronici. Acquisita a giugno 2024 da Nexans (quotata alla Borsa di Parigi), nel 2023 ha ottenuto un fatturato di circa 839 milioni. Mondini Cavi S.p.A. è attiva nella fabbricazione, nel commercio, nell’importazione e nell’esportazione di cavi e conduttori elettrici di ogni genere e della componentistica dei medesimi; fatturato 2023 di circa 65 milioni. Pecso Cavi S.r.l. produce e fa import/export di cavi elettrici e stampaggio di materie plastiche in genere; il suo fatturato nel 2023 è stato pari a 99 milioni.
L’ultima citata non è fra le meno importanti, anzi. Si tratta infatti di Prysmian Cavi e Sistemi Italia S.r.l., controllata dell’omonimo gruppo attivo da 150 anni, quotato alla Borsa di Milano con sede in Italia (ma presente in oltre 50 Paesi) e 30mila dipendenti. Prysmian Cavi e Sistemi Italia produce e vende cavi e conduttori di ogni tipo, per la trasmissione di ogni tipo di energia, di telecomunicazioni e di dati, di cavi e di conduttori elettrici, di fibre ottiche e di apparecchiature elettriche. Nel 2023 ha realizzato un fatturato di circa 499 milioni.
Infine, AICE è l’associazione di categoria che rappresenta le aziende attive in Italia nei comparti dei cavi per energia e accessori, cavi per comunicazione e conduttori per avvolgimenti elettrici. Conta 42 associate, tra cui 28 produttori di Cavi per Energia a Bassa Tensione.
LA CONDOTTA CONTESTATA
Secondo la ricostruzione effettuata dall’Autorità grazie alle informazioni raccolte, le società si sarebbero coordinate sulle politiche di prezzo attraverso l’allineamento dei prezzi di listino e del primo sconto, a partire dal 2005, e attraverso l’introduzione, in ambito associativo, a partire dal 2008, di un sistema comune per adeguare i prezzi alle variazioni del costo della materia prima rame. L’intenzione sarebbe stata quella di attenuare la pressione competitiva tra i vari attori in gioco in relazione a una “variabile cruciale del gioco competitivo quale è il prezzo”, considerato poi che i cavi in rame a bassa tensione sono un prodotto “a elevata standardizzazione”.
Inoltre, introducendo in sede associativa il Sistema di Vendita le società avrebbero avuto uno strumento “per determinare in maniera congiunta una parte del prezzo di vendita, a sostegno del coordinamento sui listini”, così da “consentire il trasferimento a valle degli aumenti del costo della materia prima” e di “garantire il mantenimento della marginalità”. Peraltro in questo modo avrebbero allineato il proprio comportamento anche riguardo alle condizioni accessorie da praticare ai distributori. In sostanza, sintetizza l’Antitrust, si potrebbe configurare “un’intesa orizzontale illecita, sotto forma di accordo e/o pratica concordata”.
COS’È IL PROGRAMMA DI CLEMENZA
Nel 2006, in linea con la più avanzata normativa statunitense ed europea, il legislatore ha dato all’Autorità Antitrust uno strumento ‘premiale’ per le imprese che denunciano i cartelli ai quali partecipano. Grazie a questa norma l’Antitrust può decidere di valorizzare il contributo delle imprese che denunciano l’intesa non imponendo loro la sanzione o riducendola, in base alla tempestività e alla qualità delle informazioni fornite.
In sostanza, l’Autorità ‘premia’ con la non imposizione della sanzione l’impresa che, per prima, fornisce spontaneamente informazioni o prove documentali sull’esistenza di un’intesa. Si deve però trattare di informazioni e prove decisive per l’accertamento dell’infrazione o che comunque permettano di svolgere un’ispezione mirata per acquisire le prove. La collaborazione con l’Antitrust deve continuare per tutta la durata dell’istruttoria e chi vuole presentare una domanda di clemenza non deve informare nessuno di questa intenzione.
LA NOTA DI INTESA SANPAOLO
In una nota, Intesa Sanpaolo scrive che “Prysmian ha una presenza minima e una quota di mercato molto bassa nel mercato nazionale dei cavi a bassa tensione. In questo contesto, un esito positivo dell’indagine e il ripristino delle best practice nel mercato italiano dei cavi a bassa tensione potrebbero addirittura giovare al gruppo nel medio termine”.