Mese cruciale per il contratto dei bancari, scaduto a fine 2022 e prorogato al 30 aprile prossimo. Peraltro, a trattative in corso, si è registrata la revoca sindacale all’Abi da parte di Intesa Sanpaolo che – con 74mila dipendenti – è il primo datore di lavoro privato in Italia e ha un terzo di tutti i bancari attivi nel nostro Paese. Proprio a inizio 2023 il gruppo bancario guidato dall’amministratore delegato Carlo Messina è stato artefice di una rivoluzione nel mondo del credito con il nuovo modello organizzativo che ha quali innovazioni principali la settimana di lavoro di 4 giorni e la possibilità di fare 120 giorni l’anno di smart working.
IL NUOVO MODELLO ORGANIZZATIVO
Il nuovo modello che Intesa Sanpaolo sta attuando in via sperimentale per i dipendenti che lavorano in Italia “va incontro alle esigenze di conciliare gli equilibri di vita professionale e lavorativa delle proprie persone – ha spiegato in una nota il gruppo creditizio – e dimostra attenzione al loro benessere, attraverso soluzioni innovative delle modalità lavorative con l’obiettivo di rendere la banca ancora più agile e dinamica, al servizio di una clientela più esigente”.
Tra le principali novità, la possibilità di lavoro flessibile fino a 120 giorni all’anno, senza limiti mensili e usufruendo di un’indennità di buono pasto di 3 euro al giorno, per tener conto delle spese sostenute lavorando da casa, e la settimana corta di 4 giorni da 9 ore lavorative a parità di retribuzione, su base volontaria, senza obbligo di giorno fisso e compatibilmente con le esigenze tecniche-organizzative e produttive della banca. Si tratta di modalità “migliorative rispetto a quelle attuali” e alle quali le persone che lavorano in Intesa Sanpaolo potranno accedere individualmente accedere. È stato anche avviato un periodo di sperimentazione in circa 200 filiali.
Come ricorda lo stesso istituto di credito “il confronto con le organizzazioni sindacali, pur svolgendosi in maniera proficua e costruttiva, non ha trovato una condivisione sul complesso dei contenuti, ma Intesa Sanpaolo, confermando l‘attenzione alle persone del gruppo, continuerà a proporre le migliori soluzioni a chi lavora nella prima banca italiana” e, appunto, ha già introdotto queste novità.
“La decisione – ha evidenziato la banca in un comunicato – conferma l’importanza della continua valorizzazione delle persone del Gruppo e della loro crescita e soddisfazione, grazie anche al rapporto di fiducia ed al miglioramento dell’esperienza professionale, intervenendo sull’organizzazione del lavoro con strumenti utili per continuare a favorire la conciliazione delle esigenze private con quelle aziendali, la valorizzazione del welfare aziendale, la produttività, l’inclusione, i rapporti sociali tra colleghi”.
Inoltre, Intesa Sanpaolo “vuole far fronte ai cambiamenti in atto nel settore bancario e finanziario proponendo soluzioni e strumenti, nell’ambito del quadro normativo, all’avanguardia in materia di organizzazione del lavoro, in linea con il suo impegno costante per il benessere e l’inclusione che posiziona il Gruppo ai vertici mondiali dei principali indici internazionali. Porre al centro lo sviluppo delle professionalità della Banca in un contesto di attenzione verso esigenze e aspettative è elemento chiave per la realizzazione del Piano di Impresa 2022-2025”.
LA CHIUSURA DEI SINDACATI
Come si diceva, con le organizzazioni sindacali il gruppo non è riuscito a trovare un accordo. In una nota congiunta i sindacati hanno sottolineato di recente che l’istituto non è stato disponibile a “estendere lo Smart Working e il 4×9, nemmeno con le necessarie modulazioni, a tutti i colleghi delle filiali”, a “individuare strumenti tecnici che permettano una reale disconnessione al termine del proprio orario di lavoro”, a “incrementare per tutti il valore del Buono pasto”, a “riconoscere il Buono pasto intero per le giornate di Smart Working” così come “gli indennizzi per le spese energetiche e di connessione” e “un contributo per l’allestimento della postazione di lavoro”.
“Nonostante cinque mesi di trattativa e alcuni passi in avanti – scrivevano Fabi, First, Fisac, Uilca e Unisin – queste chiusure, incomprensibili visto il più che positivo andamento e l’organizzazione della Banca, non hanno permesso la sottoscrizione di un accordo”. Secondo le cinque sigle, Intesa Sanpaolo “si è voluta tenere la totale discrezionalità nelle concessioni dello Smart working e della settimana 4×9 ed ha comunque dichiarato di voler proseguire unilateralmente nella realizzazione della nuova organizzazione del lavoro”.
COSA PREVEDE PER IL PERSONALE IL PIANO D’IMPRESA 2022-2025 DI INTESA SANPAOLO
Delle iniziative per i dipendenti il gruppo si parla piuttosto diffusamente nel Piano d’Impresa 2022-2025. In particolare nel periodo si prevedono circa 4.600 persone neoassunte e circa 8.000 riqualificate/riconvertite secondo questa suddivisione: circa 2.600 alla Filiale Digitale, 4.000 alla tecnologia (digitale, dati e analytics), 3.500 alle iniziative prioritarie (es. PNRR, crescita 10 dell’attività, riduzione del profilo di rischio) e 2.500 ad altro (es. ESG / Impact Banking, funzioni di controllo, turnover).
Partendo dal concetto – espresso nel piano – che “le persone del gruppo sono la risorsa più importante” a un’applicazione su larga scala del modello “Next way of working” (ibrido ossia fisico/da remoto) garantendo la massima flessibilità e rinnovando la dotazione informatica e il layout dei luoghi di lavoro, un po’ quello che si sta facendo sperimentalmente da gennaio. Poi si elencano “iniziative su larga scala per il benessere e la sicurezza delle persone (es. nuovi spazi per uffici, palestre, sana alimentazione, sicurezza nei viaggi di lavoro)” e “nuovi piani di incentivazione (anche a lungo termine) per promuovere l’imprenditorialità individuale”.
Ca’ de Sass individua poi una “strategia innovativa per i talenti” con il programma “Leader del futuro” rivolto a circa 1.000 talenti e key people a livello di gruppo e mira a un rafforzamento della presenza internazionale nei mercati chiave con competenze distintive e del mondo digital con l’insourcing di competenze chiave.
E ancora: attenzione a “promuovere un ambiente inclusivo e aperto alla diversità con iniziative dedicate e un focus sulle pari opportunità di genere”, ad attuare un “programma di riqualificazione/riconversione adatto alle esigenze delle persone per allocare la capacità in eccesso alle priorità del Piano di Impresa” e a creare “un campione nazionale della formazione, avvalendosi dell’infrastruttura per la formazione innovativa di Intesa Sanpaolo per posizionarsi come soggetto aggregante dei migliori operatori italiani del settore, offrire alle persone del Gruppo una formazione di eccellenza nelle competenze critiche per la transizione digitale (es. cybersecurity, digital data, cloud) ed ecologica (es. sostenibilità, economia circolare), investire nelle più moderne tecnologie di apprendimento (es. Intelligenza Artificiale) fornendo un’esperienza di formazione sempre più efficace”.
LA REVOCA DELLA DELEGA ALL’ABI
A febbraio Intesa Sanpaolo ha revocato il “mandato per la rappresentanza sindacale all’Abi per gestire in autonomia la propria partecipazione alla contrattazione”. Il gruppo bancario guidato da Messina ha comunque specificato che continuerà “a partecipare – su invito permanente concordato con Abi – alle future attività del Comitato Sindacale e del Lavoro volte a preparare e a negoziare il rinnovo del contratto collettivo nazionale del lavoro del settore bancario”.
D’ora in poi, dunque, a sedere al tavolo di contrattazione ci saranno tre parti sociali: il Comitato per gli affari sindacali e del lavoro dell’Abi (Casl), i sindacati e Intesa Sanpaolo, il gruppo capeggiato dall’amministratore Carlo Messina.
LE RASSICURAZIONI DI MESSINA E GROS-PIETRO
Intanto i vertici del gruppo gettano acqua sul fuoco e mandano segnali di distensione. Negli scorsi giorni, alle affermazioni del segretario generale Fabi, Lando Maria Sileoni, che le trattative per il rinnovo del contratto nazionale del credito saranno “lacrime e sangue”, Messina ha replicato: “Ma per carità. E’ chiaro che si cerca l’attenzione attraverso dei messaggi molto forti, ma quello che bisogna mantenere è un’assoluta serenità”. Come riportato dalle agenzie, a margine di un convegno della Fondazione Cariplo il top manager romano ha evidenziato che “la volontà da parte delle aziende e in particolare di Intesa è di fare il meglio per le persone che lavorano nella banca. Partendo da questi presupposti è chiaro che gli accordi vengono fatti nel miglior modo possibile e con tutte le tutele e le garanzie stabiliti. Non è mai successo diversamente”.
Giorni dopo è stato invece lapidario il presidente, Gian Maria Gros-Pietro, che, alla “profezia” dello stesso Sileoni su un ritorno dell’istituto nella contrattazione unitaria, ha seccamente risposto: “Io ho una grande stima per Sileoni”. Che peraltro è un dipendente di Intesa Sanpaolo.