Cominciano a circolare le prime stime dell’impatto del rinnovo del contratto dei bancari sui costi degli istituti di credito. In generale, comunque, è previsto un aumento massimo di oltre l’1,5%.
LE PRINCIPALI NOVITÀ DEL CONTRATTO DEI BANCARI
Il nuovo contratto dei bancari firmato dall’Abi e dalle organizzazioni sindacali riguarda circa 270 mila lavoratori e varrà fino al 31 marzo 2026. Tra i punti principali dell’accordo raggiunto a Palazzo Altieri c’è l’aumento mensile retributivo di 435 euro; il pagamento degli arretrati per il periodo luglio-novembre 2023 con una media di 1.250 euro; il ripristino pieno della base di calcolo del trattamento di fine rapporto dal 1° luglio 2023. L’aumento contrattuale verrà pagato in quattro tranche a partire dalla busta paga di dicembre che conterrà anche la “una tantum” per gli arretrati. Gli incrementi sono così suddivisi: 250 euro, pari al 57,5% del totale dei 435 euro, a dicembre; 100 euro (23%) a settembre 2024; 50 euro (11,5%) a giugno 2025 e 35 euro (8%) a marzo 2026.
In arrivo per i dipendenti degli istituti di credito anche novità sul fronte delle assunzioni (più giovani e soprattutto nel Mezzogiorno), delle pressioni commerciali (con più garanzie per i lavoratori) e dell’orario di lavoro (che scende da 37,5 ore a 37 ore).
LE STIME DI CITI PER INTESA SANPAOLO, UNICREDIT, BPER E NON SOLO
Per Azzurra Guelfi, analista di Citi intervistata da milanofinanza.it, ci sarà “un impatto limitato sulle stime del consenso sui costi poiché la trattativa si è chiusa in linea con le aspettative. Il pagamento per recuperare l’aumento salariale – ha aggiunto – potrebbe essere registrato nel quarto trimestre di quest’anno e calcoliamo che corrisponda a circa il 2% dei costi del personale per quest’anno e a circa l’1% dei costi totali in media”. Peraltro, l’analista fa presente che alcuni istituti di credito hanno già annunciato azioni specifiche per mitigare gli aumenti dei costi in futuro e non se ne escludono altre.
Nel dettaglio, i conti dell’esperta di Citi parlano di un impatto degli aumenti del contratto dei bancari nel 2023 pari a circa l’1% dei costi totali e di poco superiore l’anno successivo. A questo proposito vanno tenute in considerazione le uscite del personale già preannunciate per il 2024 come nel caso di Intesa Sanpaolo e di Bper (rispettivamente circa 2.100 entro il primo trimestre del 2025 e circa 1.000 nel 2024).
Scendendo nel dettaglio Guelfi ha calcolato per Ca de’ Sass un aumento dei costi di oltre l’1% nel 2023 e dell’1,5% nel 2024, per Bper rispettivamente di oltre l’1% e di oltre l’1,5%, per Unicredit di oltre lo 0,5% per entrambi gli anni, per Mediobanca di meno 0,5%. Stime peggiori, invece, per Montepaschi che – avendo un costo del personale più basso – avrà un impatto più elevato di più dell’1,5% nel 2023 e di più del 2% nel 2024. Stessa percentuale, oltre lo 0,5%, l’impatto sui costi per Banca Mediolanum e per Fineco sia nel 2023 sia nel 2024.
L’ANALISI DI MEDIOBANCA RESEARCH
Secondo gli analisti di Mediobanca Research, invece, l’accordo condurrà a un’inflazione salariale che nel complesso supererà l’11% nel periodo contrattuale e che la spesa di dicembre sarà pari a circa il 15% del costo del personale del terzo trimestre del 2023. A Mf gli esperti hanno riferito: “Nelle nostre stime, abbiamo incluso costi del personale più elevati a dicembre di quest’anno e un’inflazione salariale del 4-5% nei prossimi anni”.