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diritto oblio Google

Che cosa medita Huawei contro Trump e Google

Google e Huawei alla fine troveranno un accordo? Nel frattempo dal colosso cinese giungono conferme su un piano per un sistema operativo ah hoc

Huawei e Google alla ricerca di un accordo che potrebbe fare comodo ad entrambe le società. A quella cinese, che in questa guerra perderebbe la possibilità di utilizzare il sistema operativo Android sui propri device, a quella americana, che dovrebbe fare a meno dei dati che raccoglie la società di Shenzen.

QUELLO CHE E’ SUCCESSO

E’ doveroso fare un passo indietro. Ieri, Google ha sospeso l’attività commerciale con Huawei, tra cui il trasferimento di hardware, software e servizi tecnici chiave, conformandosi  alla decisione di Donald Trump, che ha inserito la società tecnologica cinese nella “Blacklist”, costringendo le aziende americane a richiedere una licenza per vendere prodotti all’azienda cinese.

Huawei, dunque, non può più concedere in licenza a chi utilizza gli smartphone cinesi il sistema operativo Android di cui è proprietario Google e altri servizi connessi.

ALLA RICERCA DI UN’INTESA

Comunque le due aziende sono già a lavoro per trovare una soluzione, almeno secondo il fondatore del gruppo cinese delle telecomunicazioni Ren Zhengfei.

I due gruppi sarebbero interessati a trovare un’alternativa “al divieto degli Stati Uniti di vendere apparati al gigante cinese degli smartphone”, ha dichiarato Ren Zhengfei.

E SE NON SI TROVA ACCORDO?

Se l’accordo non dovesse arrivare, Huawei ha già il suo piano B. La società di Shenzen ha già un suo sistema operativo a cui sembrerebbe aver già lavorato dal 2012 e che sarebbe pronto a debuttare su prossimi dispositivi (qui i dettagli).

“Con la potenza che ha sul fronte della ricerca e sviluppo la società ha tutte le carte in regola per operare”, ha detto oggi al Sole 24 Ore Luigi De Vecchis, presidente di Huawei Italia. L’azienda “potrebbe farsi un suo sistema operativo e prendere le contromisure adeguate”

UNA QUESTIONE GEOPOLITICA

Indipendentemente da quello che sarà, comunque, il dibattito si sta accendendo sempre più. E in gioco ci sarebbe l’innovazione.

“Stiamo assistendo a un dibattito basato su assunti senza fondamento”, ha aggiunto De Vecchis, sottolineando che lo scontro è “di natura geopolitica”, e che il prezzo da pagare rischia di essere “il ritardo nella digitalizzazione dell’Europa e dell’Italia”.

TROPPO TEMPO PASSATO A MEDIARE

Huawei, in tutto questo, si profila come vittima, dopo ave passato gli ultimi mesi a cercare di cambiare il rapporto e le convinzioni americane.

“Abbiamo passato diverso tempo a cercare un canale con il governo degli Stati Uniti. Volevamo mostrare loro che tipo di azienda siamo, sperando che i nostri sforzi potessero risolvere i malintesi. Abbiamo persino promesso che, se avessero avuto dubbi, avremmo cercato di trovare soluzioni per affrontare i rischi più rilevanti. Si sono sempre rifiutati”, ha dichiarato la vicepresidente di Huawei, Catherine Chen, intervistata dal Corriere della Sera.

HUAWEI CHIEDE PROVE

“Gli Stati Uniti dovrebbero presentare prove a sostegno delle loro accuse, altrimenti si tratta di un comportamento menzognero. Credo che il loro naso stia crescendo sempre di più, ricordano Pinocchio”, ha anche aggiunto Catherine Chen.

“Huawei prende le sue scelte strategiche in modo indipendente, senza alcuna interferenza da parte del governo cinese o del Partito comunista. Secondo il diritto societario cinese, tutte le società operanti in Cina devono istituire un comitato all’interno della propria organizzazione se hanno più di tre membri del partito tra i propri dipendenti. Tuttavia il comitato di partito non interferisce nelle nostre operazioni quotidiane”.

USA SOTTOVALUTANO LA SOCIETA’?

A commentare e ribattere alle mosse americane, anche il fondatore di Huawei, Ren Zhengfei, che ha detto, secondo quanto riportato dalla Bbc, che “le azioni del governo degli Stati Uniti al momento sottovalutano le capacità” di Huawei, che è ben preparata e le sue tecnologie fondamentali sono intatte.

Ren è convinto che la decisione di Google non colpisca più di tanto l’azienda e il suo core business. Huawei è in grado di continuare a fornire prodotti e servizi.

EUROPA COME USA?

Intanto cresce la tensione sull’Europa. Da quale parte si schiererà il Vecchio Continente? Bandendo Huawei si conformerà alla volontà di Trump, ma dovrà fare i conti con un ritardo nella commercializzazione del 5G, mentre scegliendo Huawei, l’Europa rappresenterà proprio quella carta che potrebbe fare la differenza per il futuro della società cinese.

“Non pensiamo che ciò possa accadere in Europa. Huawei lavora con operatori locali da 10 o 20 anni. Hanno usato i prodotti Huawei. Le nostre soluzioni per 5G e altre tecnologie sono state sviluppate in collaborazione con le compagnie europee. Credo che prenderanno decisioni in modo indipendente”, ha detto Catherine Chen.

L’EUROPA HA BISOGNO DI HUAWEI?

Il Vecchio Continente, come hanno sottolineato alcuni alti funzionari ad Asia Times, non può (almeno per ora) rinunciare alla tecnologia Huawei se vuole competere nel mercato 5G.

L’Europa non ha davvero una scelta in merito, sottolineano i funzionari, perché gli Stati Uniti non offrono un prodotto concorrente, e i concorrenti europei di Huawei – Ericsson e Nokia – non hanno la capacità o le conoscenze per sostituire il gigante cinese.

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