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Guerra governo-Ryanair: fatti e commenti

Scontro aperto tra governo e Ryanair dopo la decisione di porre un freno alla fiammata dei prezzi dei voli che collegano l'Italia con Sicilia e Sardegna. Girotondo di opinioni di economisti ed esperti del settore

 

Non accenna a placarsi lo scontro tra il governo e le compagnie aeree scatenato dalla norma, contenuta nel decreto-legge Asset, con cui l’esecutivo intende frenare la corsa al rialzo dei prezzi dei biglietti aerei. Il decreto-legge preparato dal governo prevede dei tetti massimi ai prezzi dei biglietti aerei per i voli verso le isole.

LA NORMA CONTRO IL REVENUE MANAGEMENT DELLE COMPAGNIE AEREE

Nelle intenzioni del ministro delle Imprese, Adolfo Urso (Fratelli d’Italia), c’è porre un freno al “revenue management”, la politica che prevede di variare i prezzi dei beni o dei servizi al fine di massimizzare i profitti. Il Ceo di Ryanair non solo ha minacciato di abbandonare il nostro Paese, dove la compagnia irlandese vale oltre 50 milioni di passeggeri, ma ha ricordato che norme di questo tipo vanno contro la legislazione europea. “Se il caro voli fosse invece dovuto a dei cartelli tra le compagnie aeree – ha scritto l’economista esperto di trasporti, Andrea Giuricin, sul Foglio  – è chiaro che l’Antitrust può già intervenire senza questo decreto-legge”. Non sarà facile, infatti, che la norma italiana possa trovare una sponda favorevole a Bruxelles.

LA REAZIONE (SCOMPOSTA) DEL NUMERO UNO DI RYANAIR

La reazione del numero uno di Ryanair è stata senz’altro molto piccata. Eddie Wilson non solo ha dichiarato che non esiste alcun cartello “Perché lui non fa cartello con compagnie di incompetenti” ma ha etichettato come “schifezze” le dichiarazioni del presidente della regione Sicilia sul presunto cartello per tenere alti i prezzi dei voli per l’Isola. “Non poteva né doveva intervenire – ha detto a Repubblica del decreto -. Il decreto, non capisco da dove arrivi, è in netto contrasto con il regolamento 1008 dell’Unione europea che lascia le compagnie libere di fissare i prezzi. Per questo l’Europa spazzerà via le norme italiane, colpevoli di interferire con il mercato”. Il ceo di Ryanair ha aggiunto che l’operazione del nostro paese gli ricorda “L’Unione sovietica nel 1927”.

LE POLITICHE DEI PREZZI DELLE COMPAGNIE AEREE LOW COST COME RYANAIR

Il presidente dell’Enac Pierluigi Di Palma ha plaudito all’iniziativa del governo. “Il governo ha fatto benissimo a intervenire sul caro voli – ha detto Di Palma -, noi lo chiedevamo da tempo, era necessario legiferare per fermare l’esplosione dei prezzi”. Il presidente di Enac ha anche accusato le compagnie low cost di speculare su disastri naturali (come l’alluvione in Emilia-Romagna) alzando i prezzi dei biglietti quando le persone sono impossibilitate a usare l’auto privata o il treno per spostarsi. “Qualcosa nel sistema delle compagnie low cost è saltato – ha detto Di Palma -: prima si praticavano dei prezzi civetta per attirare il riempimento dell’aereo che poi si fermavano, gli aerei arrivavano a un riempimento dell’80/85 per cento, la strategia del fondatore di Ryanair O’Neil era quella poi di vendere a prezzi stracciati i biglietti rimanenti, facendosi pubblicità gratis. Oggi invece ci sono meno collegamenti aerei rispetto al 2019 e più passeggeri, gli aerei sono più pieni e i prezzi esplodono, quello che chiedevamo non era di ridurre i ricavi, ma di cambiare la dinamica: alzare magari un po’ i prezzi civetta abbassando i prezzi successivi. Non è possibile, per esempio, che con l’interruzione dell’alta velocità i prezzi Linate-Roma sono schizzati da 100 a 500 euro in poche ore”. La risposta di Wilson è più che piccata: “È irresponsabile che un’agenzia governativa faccia questi commenti quando dovrebbe occuparsi della sicurezza delle compagnie aeree”.

INTRIERI, IL MANAGER AERONAUTICO CONTRO WILSON

Queste esternazioni sopra le righe hanno scatenato suscitato lo sdegno di Gaetano Intrieri, docente all’università La Sapienza e manager di Aeroitalia. “Wilson nella foga dei suoi ragionamenti dimentica o meglio finge di dimenticare che sull’incompetenza del management di Alitalia, oggi Ita, Ryanair ha costruito la sua fortuna – ha scritto Intrieri -, forse dimentica ancora quante volte in questi anni Michael O’Leary ha letteralmente preso per il sedere politici ed affini di questo Paese riuscendo con un lavoro di lobbing straordinario unito ad una altrettanta straordinaria capacità di controllo dei processi interni di Ryanair a colonizzare la mobilità via aerea dell’intero Paese”. Intrieri ha una posizione chiara anche sui rincari dei prezzi dei biglietti. “Le tariffe si sono alzate perché loro hanno deliberatamente deciso che era venuto il momento di alzarle e lo stesso O’Leary lo anticipò lo scorso autunno -ricorda il prof. Intrieri -. Ryanair ha sempre utilizzato un valore elevato di varianza sulla media tariffaria facendone un caposaldo della propria strategia di vendita e lo ha potuto fare anche grazie ad un’ossessiva modalità di vendita diretta al consumatore finale. Se è vero come è vero che vendere un biglietto per una tratta di 1 ora di volo a 500 euro è un’anomalia, lo è altrettanto vendere un posto su quello stesso volo a 10 euro. Allora mi chiedo come Wilson possa rivendicare oggi la teoria del libero mercato, quando il dipartimento di revenue management di Ryanair utilizza quotidianamente politiche di dumping e quando loro per primi hanno distorto il mercato facendosi lautamente pagare dagli aeroporti italiani che a sua volta si finanziavano con le ingenti dazioni di denaro che Alitalia era costretta a pagare per atterrare su quegli stessi aeroporti?”.

È IL MERCATO, BELLEZZA!

La dinamica aggressiva dei prezzi non sorprende, invece, Paolo Rubino, ex manager di Alitalia. “L’Europa è intasata di voli, l’alta velocità ferroviaria ha sviluppato una rete imponente ed efficiente – scrive -. La crescita annua delle low cost al ritmo medio del 15% per anno si è esaurita. Il mercato europeo dei viaggi di media distanza è controllato dalle ex compagnie low cost e dalle compagnie ferroviarie. Solo gli ingenui possono sorprendersi se, in periodi di alta domanda, i protagonisti del trasporto alzano i prezzi a livelli “esorbitanti”. D’altronde per chi si professa liberale e liberista il concetto di prezzo esorbitante dovrebbe avverarsi soltanto quando aerei e treni restassero semivuoti. Oggi non è così, sono stracolmi e si fa fatica a trovare un posto. Al ministro Urso bisognerebbe dire: è la legge della domanda e dell’offerta bellezza!”

LE CONDIZIONI PRIVILEGIATE DI CUI GODONO LE COMPAGNIE AEREE LOW COST

Secondo  Ugo Arrigo, docente di Economia politica all’Università di Milano Bicocca ed esperto di trasporti le compagnie low cost hanno poco da lamentarsi.  “Le low cost godono di una posizione assolutamente privilegiata. Nei momenti di picco traggono profitti maggiori, quale differenza tra le alte tariffe e i bassi costi con cui operano. Questo è possibile perché ricevono sovvenzioni da parte dei gestori aeroportuali e da enti e istituzioni dei territori per lo sviluppo di rotte che, a loro dire, non sarebbero economica, mente sostenibili e dunque non sarebbero coperte in assenza di contributi pubblici”, ha spiegato Arrigo al quotidiano La Verità. Secondo il quotidiano fondato e diretto da Maurizio Belpietro le low cost riceverebbero come sovvenzioni tra 350 e 500 milioni l’anno. “Chi controlla se i contributi pubblici vanno realmente a sviluppare rotte marginali – si chiede il professor Arrigo -? E, soprattutto, chi controlla che i margini realizzati sulle rotte sovvenzionate non vengano utilizzati per applicare tariffe anticompetitive sulle rotte non sovvenzionate e coperte in concorrenza con vettori tradizionali che non godono di equivalenti benefici?”. Arrigo – ex consigliere di amministrazione di Ita Airways – avanza anche una proposta che può aiutare ad aggiungere equità alle logiche economiche che lavorano alla determinazione dei prezzi poiché chi è disponibile a pagare di più, per i biglietti aerei, non coincide necessariamente con chi ha più bisogno. “Forse le compagnie potrebbero adottare una tariffa volontaria speciale, contenuta, da applicarsi ad esempio a chi deve spostarsi con urgenza per cure mediche, per assistere un familiare e casi analoghi – ha scritto l’economista sul Sussidiario -. E nel caso non lo facciano di loro iniziativa potrebbero essere indotte attraverso una moral suasion governativa”. È molto meno utile, invece, secondo il prof. Arrigo introdurre strumenti obbligatori e bloccare l’utilizzo degli algoritmi. “Se le tariffe su una certa destinazione sono portate in alto dalla domanda, allora le compagnie saranno indotte ad aggiungere voli e posti su quella rotta, magari togliendoli da rotte a bassa domanda estiva oppure facendo volare di più gli aeromobili e inserendo voli aggiuntivi all’alba o in tarda serata, infine spostando su queste rotte aeromobili più capienti – scrive -. Questo adattamento potrebbe essere fatto sulle rotte domestiche più agevolmente dal vettore di bandiera, che dispone di una flotta più ampia di breve e medio raggio”.

LA “GUERRA ALL’ALGORITMO” POTREBBE FARE PIÙ MALE CHE BENE ALLA CONCORRENZA

Scettico sulla “guerra all’algoritmo” anche Andrea Giuricin sul Foglioche rischierebbe di non ridurre la concorrenza con l’allontanamento di Ryanair. “A proposito di concorrenza e di mercato aereo, la riduzione eventuale di voli non farebbe bene al consumatore, ma nemmeno ai lavoratori del settore, proprio quando nello stesso decreto omnibus il governo ha deciso di prolungare la Cassa integrazione straordinaria per i dipendenti di Alitalia a carico del contribuente fino a fine ottobre del 2024 – scrive Giuricin -. C’è da sottolineare che il ministro ha affermato che in sede di conversione in legge da parte del Parlamento del decreto caro voli vi potranno essere modifiche al testo, per avere delle migliorie”. Anche Giuricin ha dei suggerimenti per favorire l’incremento della concorrenza per i voli domestici ed internazionali dall’Italia. “In primo luogo, si potrebbe ridurre la tassazione del settore ed in particolare l’addizionale comunale per l’imbarco dei passeggeri, che in alcuni casi arriva fino a 9 euro per passeggero (vale a dire oltre il 20 per cento del prezzo medio del biglietto di una low cost) – si legge –Si potrebbe anche pensare di introdurre una legislazione differente verso le isole per i voli in oneri di pubblico servizio, con una scontistica generalizzata per i residenti così come succede ad esempio in Spagna. In questo modo si spingerebbe la domanda e si avrebbe il risultato di aiutare i residenti nei momenti di picco della domanda”.

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