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Perché Meloni ha ritirato il veto su Microtecnica alla francese Safran

Dopo aver esercito il golden power lo scorso novembre, l'Italia ha approvato l'acquisto della società italiana Microtecnica da parte della società di difesa francese Safran dopo aver promesso di salvaguardare gli interessi nazionali italiani. Fatti e approfondimenti

Via libera a sorpresa del governo italiano all’acquisizione dell’ex Microtecnica da parte della francese Safran.

Il gruppo aerospaziale francese Safran è stato informato dal governo italiano della decisione definitiva di approvare la vendita a Safran di Microtecnica, azienda che detiene le attività di attuazione e controllo di volo di Collins Aerospace in Italia.

Lo scorso novembre il governo italiano si è opposto alla vendita all’azienda francese Safran dell’ex Microtecnica con sede a Torino, parte integrante dell’offerta da 1,8 miliardi di euro di Safran per acquisire l’attività di controlli di volo dell’americana Collins Aerospace (filiale della americana Raytheon Technologies, ora nota come RTX) annunciata lo scorso luglio.

L’acquisizione riguarderebbe 3.700 persone distribuite su otto siti in Italia, Francia, Regno Unito e Asia.

Parte dell’acquisto pianificato da Safran rientrano infatti alcune attività di Collins Aerospace tra cui il ramo dell’azienda di componenti aeronautici Microtecnica, fondata nel 1929 a Torino. L’ex Microtecnica è oggi un’azienda del gruppo Utc direzione Aerospace System (oggi Collins Aerospace) presente in tre siti in Italia di cui due nel torinese (Torino e Luserna) e uno a Brugherio che oggi tra i suoi clienti vanta anche il Pentagono. L’azienda sviluppa e fornisce elementi critici (controlli di volo, valvole motore, sistemi di gestione dell’aria, ecc.) per aerei ed elicotteri dell’esercito italiano e non solo. “Gli asset italiani rappresentano il 15% del fatturato complessivo dell’acquisizione” ricorda Usine Nouvelle.

Pertanto l’esecutivo Meloni aveva posto il veto all’acquisizione della filiale italiana di Collins esercitando il golden power in nome della sicurezza nazionale e delle preoccupazioni sul futuro di un asset “strategico”.

Tuttavia, la scorso 6 giugno il produttore francese di attrezzature aeronautiche ha reso noto che l’Italia ha dato il via libera all’acquisizione.

Come mai? C’entrano le trattative in corso a Bruxelles sul dossier Ita-Lufthansa? O il caso Tim?

Tutti i dettagli sull’inversione di rotta da parte di Palazzo Chigi.

IL VETO APPLICATO A NOVEMBRE

Come già ricordato, il 20 novembre 2023 Safran ha comunicato di essere stato informato della decisione del Governo italiano di esercitare il Golden Power, opponendosi così alla cessione a Safran di Microtecnica.

Secondo il decreto italiano, visionato dal Financial Times, un’indagine governativa “non consente di concludere in modo definitivo” che Safran “darebbe la necessaria priorità alle linee di produzione industriale di interesse per la difesa nazionale”.

Sempre in base a quanto riferito dal Ft, l’Italia si è consultata anche con la Germania prima della decisione. Il governo tedesco ha espresso preoccupazione per il fatto che l’accordo potrebbe portare all’interruzione delle forniture di pezzi di ricambio e servizi per i programmi di caccia Eurofighter e Tornado, necessari “per garantire le esigenze operative della Nato”.

I MOTIVI DI SICUREZZA LEGATI AL PROGRAMMA EUROFIGHTER

A questo proposito, si ricorda che al programma Eurofighter partecipano quattro Paesi: Italia, Germania, Spagna e Regno Unito. A gestirlo sul piano industriale è il Consorzio Eurofighter a cui partecipano Leonardo (con il 21%), Airbus Group e Bae Systems. Il gruppo della difesa italiano ha però una quota industriale nel programma del 36%, ricoprendo un ruolo chiave nella componentistica aeronautica e nell’elettronica di bordo, fornendo oltre il 60% dei sistemi elettronici a bordo del velivolo.

Di conseguenza, l’Italia ha concluso che l’accordo “rappresenta una minaccia eccezionale per gli interessi essenziali della difesa e della sicurezza nazionale”.

Senza dimenticare che nel frattempo, proprio il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha annunciato l’intenzione di ordinare altri 20 Eurofighter prima della fine della legislazione nel 2025, con il ceo di Leonardo, Roberto Cingolani, che, in un’intervista al francese Les Echos, avrebbe riferito della possibilità che anche l’Italia acquisti altri 24 Eurofighter.

LE MOSSE SUCCESSIVE

A gennaio, RTX (società madre di Collins Aerospace) e Safran hanno affermato che si stavano preparando a contestare il veto in tribunale, ma hanno osservato che erano pronte a offrire maggiori garanzie di protezione degli interessi nazionali dell’Italia per far procedere l’accordo.

E proprio questa seconda opzione ha prevalso, con il governo italiano che ha sciolto la riserva sulla cessione dell’ex Microtecnica al produttore francese.

SAFRAN ACQUISIRÀ MICROTECNICA

Quindi ora Safran “accoglie favorevolmente questa decisione”. Spiegando il cambiamento di postura del governo italiano, Safran ha affermato di aver assunto “una serie di impegni compatibili con gli obiettivi prefissati di questa acquisizione e che rispondono alle preoccupazioni espresse nel primo decreto italiano del 16 novembre 2023 e forniscono un’adeguata tutela degli interessi nazionali italiani”.

LE RASSICURAZIONI FORNITE ALL’ITALIA

Sempre a gennaio Olivier Andriès, amministratore delegato di Safran, ha incontrato il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto per discutere il dossier, rileva ancora Usine Nouvelle aggiungendo che il produttore francese ha poi fornito garanzie sull’occupazione, sul mantenimento dei siti e sulla volontà di continuare a investire nella tecnologia di questi asset in Italia.

LE TEMPISTICHE DELL’OPERAZIONE

Inoltre, nel Regno Unito, il Segretario di Stato ha esaminato la notifica effettuata ai sensi del National Security and Investment Act e ha informato Safran che non intraprenderà ulteriori azioni in relazione alla proposta acquisizione di Collins Aerospace. Ciò costituisce un nulla osta incondizionato, precisa Safran.

Comunque, conclude la società francese, “il completamento dell’acquisizione rimane ancora soggetto all’ottenimento di altre approvazioni normative, in particolare per quanto riguarda il controllo delle fusioni e le consuete condizioni di chiusura”.

IPOTESI SULLA RETROMARCIA ITALIANA

Ovviamente viene da chiedersi perché il governo abbia fatto retromarcia. La scusa sono le nuove rassicurazioni da parte di Safran. Il Corriere della sera di qualche giorno fa ha scritto che è stato un modo per Meloni di ridurre l’opposizione delle euroburocrazie francesi al deal Ita-Lufthansa. Ma magari è un contro-favore per l’astensione di Vivendi alla recente assemblea Tim che ha riconfermato al vertice l’ad Pietro Labriola. Le due cose non si escludono.

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