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Bce

Perché gli annunci della Bce destano incognite e timori

Che cosa ha deciso la Bce e quale impatto avranno le decisioni. L’analisi di Pasquale Diana, Head of Macro Research di AcomeA 

 

Nessuna ambiguità: tassi su a luglio di 25bp, con un altro rialzo a settembre. Spesso le banche centrali amano usare un linguaggio molto ambiguo. Non è il caso della Bce ieri, che ha preannunciato la fine degli acquisti nel programma APP a inizio luglio, e un rialzo di 25bp il 21 luglio. La Bce aggiunge che intende alzare i tassi anche a settembre, e indica un rialzo più corposo (50bp) nel caso in cui la previsione d’inflazione non migliori tra giugno e settembre. Oltre settembre, la Bce intende continuare a normalizzare i tassi, a un ritmo dettato dai dati macro e dall’inflazione. Nella conferenza stampa, la Lagarde ha enfatizzato l’importanza delle previsioni trimestrali (marzo, giugno, settembre, dicembre) ma ha chiarito che può cambiare i tassi anche fuori da queste date.

Le nuove previsioni: crescita giù, Inflazione su: La Bce ha rivisto al ribasso la crescita di quest’anno a 2,8% (da 3,7%), e del 2023 a 2,1% (da 2,8%), ma ha rivisto al rialzo il 2024, a 2,1% (da 1,6%). Sull’inflazione le nuove stime sono 6,8% nel 2022 (da 5,1%), 3.5% nel 2023 (da 2,1%), e 2,1% nel 2024 (da 1,9%). L’inflazione core rimane anch’essa sopra il target durante tutto l’orizzonte temporale (3,3% nel ’22, 2,8% nel ’23 e 2,3% nel ’24). In aggiunta, la Bce vede rischi sull’inflazione al rialzo.

È quindi iniziata la lunga marcia dei tassi europei verso livelli più normali: Come si articolerà questo processo? Stando al blog della Lagarde del 23 maggio, questa normalizzazione consiste di tre fasi: la prima riflette semplicemente l’uscita dai tassi emergenziali giustificati dalla pandemia (vd normalizzazione dei breakevens di inflazione, ad esempio); la seconda consiste nell’avvicinarsi a un livello “neutrale” (non specificato e non discusso oggi); eventualmente la terza fase porterebbe i tassi in territorio restrittivo (oltre il livello neutrale), in caso di surriscaldamento dell’economia. Vista la diffusione dell’inflazione – anche a fronte di previsioni degli analisti che rimangono contenute nel medio termine – una normalizzazione appare quanto mai giustificata.

Esplicita quanto possibile, ambigua quanto necessario: In sostanza, la Bce ha chiaramente lasciato intendere la volontà di alzare i tassi fino a 75bp entro settembre se le previsioni d’inflazione non dovessero migliorare, per portare il tasso sui depositi (-0.50%) in territorio positivo. Da lì in poi, il ciclo continuerà fino ad avvicinarsi a un tasso neutrale, sul quale la Bce per ora preferisce rimanere ambigua, oltre ad osservare che è chiaramente positivo (Schnabel) e sta salendo (De Guindos). Se sia 1%, 1.50% o 2% al momento non è una priorità.

Che dire della frammentazione? Che farebbe la Bce se gli spreads si allargassero molto? La percezione è che la Bce non voglia (non possa?) parlare di un nuovo strumento anti-frammentazione perché sarebbe fonte di divisione in un momento in cui c’è unità di intenti nel Consiglio direttivo. La Bce ha semplicemente ripetuto che intende usare i reinvestimenti del PEPP in maniera flessibile, tra i vari paesi e le varie asset class. La Lagarde aggiunge che la Bce sa come “disegnare e implementare” nuovi strumenti, se necessario. Bisogna ammettere peraltro che non è facile disegnare uno strumento che assomigli a un programma di acquisti per contenere gli spreads in un momento in cui la Bce sta alzando i tassi. Quale aumento degli spreads verrebbe visto come ingiustificato? Ci sarebbe condizionalità per beneficiare di questo strumento, e di che tipo? Cosa farebbe la Bce con la liquidità creata dallo strumento? Sono tutte domande su cui trovare un compromesso non sarebbe facile. Ecco perché è ragionevole ipotizzare che questo strumento verrebbe creato solo in seguito a tensioni molto marcate sul debito nella periferia dell’eurozona. Non ci siamo ancora vicini.

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