Tra il dire e il fare c’è di mezzo il 25 aprile. Ma poi arriva il primo maggio, con un Consiglio dei ministri che vuole segnare una sorta di spartiacque, del quale l’intervista concessa da Giorgia Meloni a Milano Finanza costituisce una sorta di manifesto programmatico. Il tema lavoro che verrà trattato è uno di quelli che devono segnare in modo chiaro la futura azione del governo: lavoro, welfare, cuneo fiscale – ma anche la partecipazione dei lavoratori su cui Luigi Sbarra, segretario della Cisl, ha presentato a Meloni una proposta di legge Cisl che rimanda alla dottrina sociale della Chiesa – costituiscono parti della vita concreta, dei soldi, delle cose che interessano alla gente molto più di quelle che appassionano i titolisti di certi quotidiani. Un paniere in cui ci sono anche la crisi delle nascite, le misure per la famiglia, la possibilità di contrastare un futuro previdenziale che sposta sempre più avanti la possibilità di godere il “meritato riposo”: quanto la questione sia bollente lo ricordano le proteste che hanno fatto crollare la popolarità di Macron in Francia. Altro che concertone di San Giovanni, potremmo dire con una battuta, visto che il Cdm di lunedì primo maggio ha anche un ovvio significato di contraltare col quale le sinistre rispolvereranno il loro armamentario retorico.
LA VARIABILE FISCALE
Per tornare però alla demografia, Federico Fubini sul Corriere della Sera evidenzia che il decremento di nascite e popolazione è progressivo e geometrico, non lineare; pertanto, una “sostituzione etnica” almeno parziale è inevitabile. Del resto, che la leva fiscale non sia la panacea per invertire la tendenza l’esecutivo l’ha detto, tra gli altri per bocca del sottosegretario Massimo Bitonci. Proprio per questo, oltre che per la connotazione potenzialmente razzistica, sollevare il tema del ricorso ai migranti può essere controproducente. Semmai sarebbe utile, come chiede Vittorio Feltri, fornire una narrativa coerente che metta assieme donne e giovani poco assorbiti dal mondo del lavoro ma anche lamentele imprenditoriali per il calo di dipendenti e manodopera. A parte sdraiati, fannulloni, impegni famigliari e lavoro, l’abbattimento retributivo e contributivo (alimentato anche dal ricorso alla manodopera straniera con la complicità dei sindacati), la soluzione c’è?
IL GOVERNO TRA SONDAGGI E INTERVISTE
I sondaggi di Nando Pagnoncelli per il Corsera spiegano come però gli italiani continuino ad avere fiducia, grazie al quadro internazionale che accredita il governo italiano e alle salde posizioni su temi strategici come la guerra in Ucraina. Dal Messaggero a Fanpage, sono in parecchi a notarlo. Più che i numeri, le variazioni sono minime, contano queste considerazioni nello spiegare perché la “luna di miele” tra Giorgia e gli italiani fatichi a terminare, nonostante le “lenzuolate” mediatiche che coprono il governo di accuse. L’atteggiamento dei cittadini conforta cioè la lettura secondo cui “Meloni è meglio del governo, il governo meglio dei partiti di maggioranza”, un principio che vale in generale ma soprattutto con il presidente del Consiglio: è più semplice appassionare i cittadini a una leader carismatica e a un gruppo con un obiettivo. E si torna quindi all’indicazione “parlare meno, parlare meglio, parlare con i fatti”. Certo, si tratta di un’indicazione né facile, né assoluta. Una soluzione sarebbe che ciascuno parlasse del suo, come si è accorto il ministro della Difesa, Guido Crosetto, quando gli è stata attribuita un’intervista sul Pnrr, ma anche defilarsi è un’arte delicata, altrimenti la riserva di competenza sembra imbarazzo, come è accaduto in una conferenza stampa post Cdm con i ministri “tecnici” che non hanno voluto commentare altro che il loro provvedimento.
IL CASO LA RUSSA E LA VIGNETTA DEL FATTO
Il caso del presidente del Senato – fatica a prevedere le conseguenze di ciò che dice, comincia un’intervista assicurando che non parlerà più, chiacchiera alla buvette coi giornalisti e si meraviglia che questi ne scrivano – e delle sue gaffe sulla Resistenza esiste, chi fa politica sa che dire una cosa corretta non basta a evitare che venga strumentalizzata. Ma che il governo e il premier stiano scaricando La Russa è una mera ricostruzione realizzata mediante i soliti “non conferma non smentisce”. E poi, se ben fatte, certe scelte di pancia funzionano, come il post di Meloni sulla vignetta volgare contro la sorella, che rende il capo del governo un personaggio vero anche nei caratteri umani, persona oltre che premier, presentando la famiglia come valore personale e politico; quanto alla canizza che sinistra e opposizioni cavalcano con veemenza sulle questioni “morali”, non sembra giovare (vedi fatica della Schlein a emergere).
L’AGENDA DEL GOVERNO A MAGGIO
Il governo del fare, in questo maggio italiano, su cosa potrebbe puntare, oltre che sull’ordinaria ma fondamentale amministrazione della vita quotidiana? Pnrr, ricostruzione dopo i terremoti, grandi opere incompiute, eterna lamentela per la burocrazia, i 17 anni necessari per sfrattare il mafioso Spada dalla casa popolare che occupava ricordano che il nostro problema è sempre stato questo, tempi lunghi e difficoltà di investire, che i dati attestano da almeno 15 anni e al di là del Pnrr, che giustamente Francesco Verderami del Corriere della sera definisce “un baco ereditato”. E d’altronde la cura non può che partire dal male: i grandi eventi se gestiti bene, come a Milano con Expo ma anche a Genova con le Colombiadi, sono sempre un volano economico e di “sentiment”. Noi abbiamo davanti Giubileo 2025, con un asse governo-Campidoglio confortante, Expo 2030, che sembra andata molto bene guardando i commenti degli ispettori (il presidente Giampiero Massolo è fiducioso), e Milano Cortina, dove i problemi sono ormai superati. E poi il Ponte sullo Stretto, circondato da scetticismo comprensibile ma che sarebbe un’operazione storica.
I DOSSIER INTERNAZIONALI
Poi c’è la dimensione internazionale. La slealtà del trappolone in sede UE, con l’inserimento di un emendamento contro Italia, Polonia e Ungheria infilato nella risoluzione contro l’Uganda che applica la pena di morte contro gli omosessuali, la dice lunga (come, in parte, altre frizioni Italia-Ue) sul terrore della sinistra europea per le elezioni dell’anno prossimo: per Meloni non sarà facile vincerle ma le potrebbe riuscire se unirà gli amici sovranisti di un tempo con quelli nuovi, da Weber a Michel e Von der Leyen.
IL PIANO MATTEI
Per quanto riguarda l’estero il Piano Mattei è ancora uno slogan, però il governo ci sta lavorando, basta vedere i contatti intercorsi con l’Africa, e si tratta di un altro progetto storico, non soltanto per frenare le migrazioni e assicurarsi fonti energetiche, ma anche per aprire spazi alle imprese in un mondo dove mancano infrastrutture e persino edilizia civile.
CAPITOLO UCRAINA
Infine, l’Ucraina: l’Italia ha dato tutte le garanzie necessarie e i soggetti plurali come Europa e Nato ci considerano affidabili, vedremo se questo si tradurrà in una buona partecipazione alla ricostruzione, sarebbe un altro bel volano. Intanto il 26 aprile si svolgerà a Roma la Conferenza Bilaterale sul tema, che prevede circa 700 ospiti fra mondo imprenditoriale, istituzioni finanziarie e associazioni di categoria.