Non basta una pace fiscale 2.0, ci vuole uno strumento straordinario, nuovo, una sorta di grande transazione che tenga conto del disastroso impatto economico del Covid-19 nelle vite dei contribuenti italiani.
Sia la rottamazione che il saldo e stralcio, le due componenti della cosiddetta pace fiscale, potrebbero infatti non essere adatte a questo momento storico per diversi motivi.
Il principale è che i due strumenti non riuscirebbero ad intercettare gli atti sospesi durante il Covid, gli ormai famosissimi 50 milioni di cartelle di pagamento ed avvisi che, non essendo ancora emessi, di fatto non possono essere “condonati”.
Altro grande problema riguarda il saldo e stralcio.
Sebbene in questo momento venga molto pubblicizzato, va ricordato che come condono si è rivelato meno performante del previsto, con adesioni limitate, perché strumento poco inclusivo per via del bassissimo tetto ISEE a 20.000 che ne consentiva l’accesso.
Inoltre l’ISEE per accedere al saldo e stralcio andrebbe presentato sulla base della posizione reddituale del contribuente nel 2019, annualità pre-covid con presumibilmente redditi più alti rispetto al 2020 martoriato dalla crisi economica.
Anche dal punto di vista dei pagamenti, i piani rate della pace fiscale originaria prevedevano tempi troppo brevi che mal si concilierebbero con l’attuale mancanza di liquidità di molti contribuenti.
Quello che servirebbe quindi è un nuovo modello, una grande transazione fiscale capace di abbracciare tutta la posizione debitoria dei contribuenti, comprendendo anche gli atti ancora da emettere ed i ratei in scadenza della vecchia pace fiscale.
L’importo “scontato” potrebbe essere in mix tra quanto previsto dalla rottamazione e dal saldo e stralcio, con decurtazioni progressive anche di parte del tributo per redditi medio bassi fino allo stralcio delle sole sanzioni per redditi oltre una determinata soglia da fissare.
Questa nuova transazione dovrebbe inoltre essere consentita anche alle persone giuridiche, escluse dal saldo e stralcio originario e dovrebbe prevedere una rateizzazione almeno decennale a partire dal 1 gennaio 2022.