Il fondo Investindustrial compra il 52% di Eataly, il gruppo di punti vendita specializzato nell’alimentare italiano di Oscar Farinetti.
Ieri Investindustrial, il fondo di investimento guidato da Andrea Bonomi, ha ufficializzato l’accordo che lo porterà a diventare l’azionista di maggioranza di Eataly, con una partecipazione del 52% nel capitale della catena di ristorazione e food retail fondata da Oscar Farinetti. L’obiettivo è di supportarne la crescita a livello internazionale.
La struttura dell’operazione, si legge in una nota, prevede un aumento di capitale di 200 milioni di euro e un concomitante acquisto da parte di Investindustrial di una parte delle quote detenute dagli azionisti esistenti. Secondo MilanoFinanza Investindustrial sborserà altri 140 milioni di euro per acquisire le quote.
Il restante 48% della società rimarrà nelle mani degli attuali investitori, tra cui la famiglia Farinetti e la società di private equity italiana Tamburi Investment Partners (Tip spa).
Niente quotazione a Piazza Affari quindi per Eataly, dopo i rumors che si sono affastellati negli ultimi tempi visto che a inizio 2021 la famiglia Farinetti ha cambiato anche ragione sociale della società da srl a spa, per consentire alla società di emettere i cosiddetti strumenti finanziari partecipativi, che di solito sono visti come preludio a un’offerta pubblica iniziale. Negli ultimi due anni gli azionisti avevano anche deliberato un aumento di capitale sociale a titolo gratuito, per un importo complessivo di 46 milioni euro.
“Investindustrial entra nel gruppo sulla base di un valore d’impresa (compreso il debito) di circa 600 milioni di euro: si tratta di una valutazione molto lontana da quanto era stimato solo qualche anno fa, quando prima del Covid l’azienda doveva quotarsi in Borsa con una valutazione di 2 miliardi di euro”, ha sottolineato il Sole 24 Ore
Tutti i dettagli.
LA STRATEGIA ALLA BASE DELL’OPERAZIONE
Investindustrial investirà 200 milioni di euro in Eataly e acquisterà parte delle quote detenute da azionisti esistenti, fino ad arrivare alla maggioranza della società.
Le nuove risorse serviranno a “supportare la crescita di Eataly in Italia e nel mondo, valorizzandone la filosofia e il DNA sostenibile, il sostegno continuo alle filiere agroalimentari locali e l’esportazione di prodotti di eccellenza, sia tramite l’espansione dei flagship stores su scala globale, sia tramite lo sviluppo di nuovi formati; ad acquistare il restante 40% del business di Eataly negli Stati Uniti, in linea con la strategia di crescita della Società e di consolidamento del ruolo di ambasciatrice del food Made in Italy all’estero”.
AZZERATO L’INDEBITAMENTO
Inoltre, “L’investimento consentirà a Eataly di ritirare l’indebitamento finanziario netto e massimizzare la flessibilità finanziaria per i piani di espansione globale del gruppo”, ha affermato Investindustrial in una nota.
Il bilancio consolidato del Gruppo Eataly chiuso il 31 dicembre 2021 registra una perdita netta pari a 31 milioni di euro mentre il Bilancio separato di Eataly S.p.A. al 31 dicembre 2021 evidenzia una perdita netta pari a 22 milioni di euro.
“L’obiettivo finanziario è il quasi azzeramento dei debiti. Grazie all’aumento di capitale, verrà di fatto azzerato l’indebitamento netto della società: tra le voci di bilancio ci sono i 105 milioni verso Sace, ma anche i prestiti bancari in particolare verso Unicredit, l’istituto più esposto”, ha scritto il Sole 24 Ore
L’ATTIVISMO DEL FONDO INVESTINDUSTRIAL NEL SETTORE FOOD
Il gruppo di private equity, che gestisce oltre 11 miliardi di euro di asset, negli ultimi anni ha investito più di 2,5 miliardi di euro nel settore alimentare. Altri investimenti includono Italcanditi, produttore italiano di ingredienti, e Dispensa Emilia, una catena di ristoranti.
All’inizio di quest’anno, l’azienda ha rilevato il produttore alimentare italiano La Doria. Negli Stati Uniti il fondo ha annunciato due acquisizioni: Treehouse Foods e il produttore di ingredienti Parker Foods.
E ora Bonomi investe (con quota di maggioranza) nell’ambasciatore globale dell’eccellenza alimentare Made in Italy. “Eataly rappresenta un player unico e innovativo che ha guidato la rivoluzione del concetto di cibo italiano di alta qualità in tutto il mondo”, ha affermato Bonomi.
LA NUOVA GOVERNANCE
Per quanto riguarda la governance, Nicola Farinetti, figlio del fondatore e attuale amministratore delegato, assumerà la carica di presidente della società. Sarà nominato invece un nuovo amministratore delegato.
COME CAMBIERÀ L’AZIONARIATO
Il gruppo di Oscar Farinetti risultava così composto: il 60% è detenuto dalla famiglia Farinetti tramite Eatinvest, il 19,8% da ClubItaly (il veicolo di Tamburi Investment Partners), un altro 19,74% dalla società semplice Carlo Alberto (di Baffigo Filangieri e della moglie Elisa Miroglio), mentre il resto è distribuito tra Coop Alleanza 3.0 Società cooperativa (1%), Giulio Napoli (0,99%)e Servizio Italia società fiduciaria (0,3%).
Al closing, quindi, Investindustrial di Andrea Bonomi deterrà il 52%, mentre i soci storici Eatinvest (famiglia Farinetti), la famiglia Baffigo/Miroglio e Clubitaly (Tamburi Investment Partners) possederanno complessivamente il restante 48% del capitale.
Nello specifico Clubitaly, si legge nel comunicato di Tpi, a seguito del superamento delle condizioni sospensive, al closing: acquisirà un’ulteriore partecipazione in Eataly a condizioni tali da consentirle di abbassare sensibilmente il valore medio di carico; non cederà azioni Eataly e avrà il diritto ad una rappresentanza nel Cda di Eataly.
I NUMERI DI EATALY SPA
Fondata nel 2003 da Farinetti, Eataly si è espansa fino a raggiungere 40 negozi con una presenza internazionale con Paesi quali gli Usa, gli Emirati arabi, il Giappone e il Brasile.
Il bilancio di esercizio 2021 si è chiuso per Eataly spa con ricavi pari a 168 milioni di euro, rispetto a 159,6 milioni dell’esercizio precedente, registrando un incremento su base annuale del 6%. Tale crescita è riferibile alla progressiva ripresa dell’attività conseguente al rallentamento della pandemia da Covid-19 che ha influito negativamente a partire dal marzo del 2020, si legge nella relazione di bilancio. Il valore della produzione ammonta a 183 milioni di euro per l’esercizio chiuso al 31 dicembre 2021 (rispetto a 171 milioni per l’esercizio chiuso al 31 dicembre 2020). Per quanto riguarda i costi, questi ammontano a 195 milioni di euro al 31 dicembre 2021 (contro i 191 milioni dell’esercizio precedente).
L’Ebitda è positivo per 1,9 milioni di euro, con un’incidenza sui ricavi dell’ 1%, in netto incremento rispetto all’esercizio precedente evidenziando il recupero della redditività operativa.
Come detto all’inizio, la società ha chiuso il 2021 con un risultato economico negativo: la perdita ammonta a 22 milioni di euro. I debiti si attestano a 237 milioni di euro al 31 dicembre 2021.
LA SVALUTAZIONE DI FICO
Infine, da notare che nel 2021 Eataly Spa ha deciso di svalutare integralmente la partecipazione in EatalyWorld S.r.l, considerazione dei risultati negativi consuntivati dalla partecipata. Costituita in data 16 ottobre 2014, con sede Bologna, la società si occupa della gestione del parco enogastronomico sito in Bologna presso gli ex mercati generali ortofrutticoli sotto il marchio “Fico” (Fabbrica Italiana Contadina). Il progetto, definito la “Disneyland del cibo italiano” ha totalizzato 7,5 milioni di euro di perdite finora.
IL COMMENTO DEL SOLE 24 ORE
Ha scritto il Sole 24 Ore: “Arriva a un punto di svolta la storia dell’azienda, creata per essere un simbolo del Made in Italy italiano nel mondo. L’azienda, nata appunto da un’intuizione del suo fondatore, ha poi dovuto confrontarsi con la difficile realtà congiunturale e di mercato, con i problemi di managerializzazione del gruppo negli ultimi anni, di fronte al complesso network globale degli stores nel mondo. Eataly ha, per ultimo, combattuto contro la fase terribile del Covid, dove l’azienda ha dovuto indebitarsi per sostenere comunque lo sviluppo. Investindustrial entra nel gruppo sulla base di un valore d’impresa (compreso il debito) di circa 600 milioni di euro: si tratta di una valutazione molto lontana da quanto era stimato solo qualche anno fa, quando prima del Covid l’azienda doveva quotarsi in Borsa con una valutazione di 2 miliardi di euro”.