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Ecco come le banche Usa difenderanno i T-Bond, cosa sta studiando il Tesoro americano

Il piano del Tesoro americano per consentire alle banche Usa di comprare più T-Bond e quindi scongiurare altre crisi sui mercati dei bond sovrani dell'America

Quanto successo al mercato dei Treasury una decina di giorni fa, quando è scattata una vendita imponente dei titoli di Stato Usa, ha sorpreso Washington. Che ora sembra voler rimediare tramite una mossa contabile per le banche. Riannodando il nastro: gli annunci di Donald Trump sui dazi il 2 aprile hanno portato prevedibilmente le Borse di tutto il mondo a crollare, ma la stranezza è arrivata dopo, dal 4 aprile in poi. Le vendite dei Treasury, infatti, si sono impennate, facendo aumentare i rendimenti dei T-Bond decennali. E causando anche un calo del dollaro.

L’ALLARME DELLA VENDITA SUI T-BOND

Un’anomalia difficile da digerire per gli Stati Uniti, visto che da sempre i suoi titoli sono considerati il rifugio sicuro durante i periodi di incertezza finanziaria mondiale. Il mercato da 28.600 miliardi di dollari è per la maggior parte in mano alla Fed e a investitori americani, istituzionali e non. Ma i maggiori investitori stranieri sono il Giappone, la Cina, il Regno Unito e il Canada, oltre ad alcuni paesi europei.

Non si hanno certezze sul fatto che questi paesi hanno iniziato tatticamente a svendere i titoli in loro possesso per mettere pressione agli Usa. E sarà difficile che in futuro si scopra la verità. Il Segretario al Tesoro Scott Bessent ha affermato di non avere prove in merito a una cessione dei titoli da parte di nazioni straniere, ma che comunque il suo dipartimento possiede “un ampio kit di strumenti che possiamo implementare” per reagire a un’ipotesi simile. Ma intanto la pressione, Washington, l’ha sentita.

IL CANADA HA ORGANIZZATO LA VENDITA DI TITOLI USA?

Il fatto che attori esterni abbiano iniziato a vendere i T-Bond è comunque uno scenario plausibile. Oltre alla Cina, un ruolo principale potrebbe averlo avuto il Canada di Mark Carney, leader di Ottawa che di finanza ne sa qualcosa visto il suo precedente ruolo da governatore della Banca d’Inghilterra. Come ha scritto su Startmag il presidente di Ambromobiliare, Alberto Franceschini Weiss, Carney prima della guerra commerciale scatenata da Trump “aveva silenziosamente aumentato le riserve canadesi di T-Bond salite ad oltre 350 miliardi di dollari a fine febbraio 2025”.

Poi “ha promosso la sua causa andando in Europa, non per foto di rito, ma con incontri riservati con i big dell’Ue: Germania, Francia, Paesi Bassi. Anche il Giappone è stato presente, ascoltando attentamente. L’argomento era semplice: se Trump fosse andato troppo oltre con le tariffe, il Canada non avrebbe semplicemente risposto con dazi sulle auto o sull’acciaio americani. Avrebbe iniziato a scaricare T Bond. Non una svendita violenta, ma un lento e costante stillicidio”.

A quel punto sono arrivati i problemi per Trump. Che difatti il 9 aprile ha scelto di compiere un sostanziale dietrofront sui dazi, esclusa la Cina. “Per Trump il problema non è mai stato l’andamento del mercato azionario, ma ha sottovalutato (o credeva di gestirlo) l’impatto sulla vera cassaforte dell’amministrazione USA, cioè i Treasury. Quella era ed è una leva su cui Trump è vulnerabile”, ha spiegato l’analista Giuseppe Liturri. E il fatto che gli Stati Uniti si siano trovati con il fianco scoperto, sta facendo correre ai ripari la Casa Bianca.

LA RIFORMA PER DIFENDERE I TITOLI USA

Chi sta pensando a contromisure è il Tesoro Usa, come annunciato dal vicesegretario Michael Faulkender. I funzionari americani stanno vagliando una riforma da introdurre il prima possibile che possa permettere alle banche statunitensi di acquistare titoli di Stato senza limiti. Cambiando così il cosiddetto Supplementary Leverage Ratio (Slr). Più o meno come era avvenuto durante il Covid, quando era stata approvata una deroga poi tolta dopo una stabilizzazione del quadro.

Il Slr – sintetizza il Sole 24 Ore – “è una formula che serve per calcolare quanto capitale le banche devono avere a fronte delle attività che svolgono. Si calcola mettendo al numeratore il capitale e al denominatore gli attivi totali”. Quindi anche i titoli di Stato. “Eliminando dal denominatore i titoli di Stato, dunque, si toglierebbero i limiti di acquisti delle banche”, scrive ancora il quotidiano di Confindustria.

A spingere per una riforma sono anche le grandi banche di investimento americane.  L’ad di JP Morgan, Jamie Dimon, ha specificato che “non sarebbe un aiuto per le banche ma sarebbe un aiuto per il mercato”. Anche il ceo di Goldman Sachs, David Solomon, è più che favorevole: “L’alleggerimento del debito Slr avrebbe un impatto positivo sui mercati dei titoli del Tesoro. È un’importante riforma strutturale”. E in pratica anche Jerome Powell, a capo della Federal Reserve, ha aperto alla modifica: “Il debito federale americano è su una traiettoria insostenibile, non a livelli insostenibili”. Quindi meglio agire “prima che dopo”. E mettersi al riparo da possibili conseguenze delle iniziative aggressive di Trump.

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