ESTRATTO DALLA RELAZIONE DEL COPASIR PUBBLICATA IL 6 NOVEMBRE 2020
Intesa Sanpaolo è il primo gruppo bancario italiano, e il terzo in Europa per capitalizzazione complessiva, dopo la francese BNP Paribas e la spagnola Santander. Esso rappresenta quindi uno dei principali asset strategici del Paese, con una governance interamente italiana, e concentra la propria attività soprattutto sulle aziende nazionali, offrendo affidamenti per circa 450 miliardi di euro, che corrispondono a circa un quarto del PIL del Paese. Intesa è inoltre tra i principali sottoscrittori dei titoli di Stato (circa 100 miliardi), e risulta essere il principale creditore dello Stato dopo la BCE.
Accanto a tale dato, che afferisce all’economia reale, va anche rilevato il ruolo della banca nell’economia sociale, che si concretizza ad esempio con alcuni progetti dedicati ad affrontare i problemi connessi alla crisi economica e all’aumento della povertà nel nostro Paese.
Sulla base di questi elementi (e per altri che per esigenze di sintesi non vengono riportati in questa sede), risulta evidente la solidità economica e in termini di valore finanziario, di Intesa Sanpaolo, che ad oggi non appare oggetto di alcuna possibile « scalata ».
In questo quadro si colloca l’Offerta Pubblica di Scambio (OPS) lanciata su UBI Banca S.p.A., che costituisce un gruppo con forte radicamento territoriale, nato dalla Banca Popolare di Bergamo, dal Credito Agrario Bresciano e dall’Istituto San Paolo di Brescia.
Essa, presente inizialmente soprattutto in Lombardia, con il tempo è diventata una Banca nazionale, considerata per le dimensioni la quarta in Italia (uniche due regioni in cui UBI non è presente sono Sicilia e Sardegna).
Dal 2015 ha assunto la forma di società per azioni, pur mantenendo un profilo di proprietà essenzialmente diffusa, tanto che il numero degli azionisti supera i 150.000, fra i quali numerosi piccoli imprenditori e famiglie. Parte dell’azionariato è costituito da fondi di investimento; i due principali sono Silchester e Parvus (quest’ultimo, che detiene l’8 per cento del pacchetto azionario, ha sede legale alle isole Cayman).
UBI Banca detiene inoltre circa 10 miliardi di titoli di Stato.
ESTRATTO DALLA RELAZIONE DEL COPASIR PUBBLICATA IL 6 NOVEMBRE 2020
L’operazione, portata a termine lo scorso 31 luglio, ad avviso del Comitato, da un lato, ha rappresentato l’opportunità per l’Italia di dotarsi di una banca di ‘sicurezza nazionale’, analogamente a quanto avviene in molti altri Paesi, ove il consolidamento bancario è giudicato con favore, ma, dall’altro, ha evidenziato le potenziali criticità connesse alla creazione di un soggetto dominante sul mercato bancario che potrebbe rappresentare un pericolo per gli equilibri e le dinamiche dell’intero settore, penalizzando imprese di medie e piccole dimensioni, specificamente legate alle realtà locali, e quindi maggior mente in grado di conoscerne le reali esigenze.
Non vanno infatti trascurati aspetti di economia sociale che, soprattutto in una fase di crisi economica e di esigenze di liquidità da parte delle PMI, devono essere considerate prioritarie, anche in relazione alle peculiarità che caratterizzano Nord e Sud del Paese.
Ciononostante, l’OPS portata a termine da Intesa Sanpaolo sembra aver dato impulso all’auspicato processo di consolidamento del sistema bancario italiano, spingendo diversi Istituti concorrenti a studiare operazioni di aggregazione con altri players attivi in Italia. Tra questi si evidenziano UniCredit, Banco BPM, MPS e Crédit Agricole Italia (CAI), che si sarebbero attivati al fine di non perdere terreno nei confronti dell’Istituto torinese.
In aggiunta, il successo dell’OPS potrebbe consentire a BPER, partner di Intesa Sanpaolo nell’operazione, di aumentare la propria dimensione nel mercato nazionale e di proporsi quale nuovo soggetto aggregatore intorno al quale costruire un terzo polo bancario italiano.
Infine, l’OPS su UBI Banca, oltre a consentire al gruppo Intesa Sanpaolo di divenire il primo istituto di credito in Italia, gli ha permesso di assumere una posizione di primissimo piano anche nel panorama bancario europeo dove, in prospettiva, si potrà assistere a ulteriori operazioni di consolidamento. In tale scenario, Intesa Sanpaolo potrebbe giocare un ruolo centrale quale attore proattivo nell’ambito di un’operazione di aggregazione con un altro operatore europeo.
In considerazione del progressivo affermarsi di un nuovo paradigma secondo cui le dinamiche geo-economiche rappresentano una leva fondamentale per l’attuazione delle strategie geopolitiche di un Paese, la proiezione estera di Intesa Sanpaolo potrebbe rappresentare per l’Italia una pedina fondamentale con cui giocare le proprie future partite nell’ambito dello scacchiere europeo.